Politica

LA VECCHIA E IL MALOCCHIO, L’UOMO SPARATO E IL RUMORE DELLA CASCATA

Alcune di queste storie le raccontava mia nonna, altre mi sono state raccontate, altre ancora non le conoscevo. Sono per lo più leggende siracusane tramandate e raccontate, spesso in maniera diversa l‟una dall‟altra a secondo di chi le ricorda. In ogni caso, abbiamo fatto una cernita a nostro personalissimo gusto e ve le proponiamo. Come si dice, i siracusani veri debbono conoscere questi fatti, che poi fatti non sono anche se qualche volta…

I BISCOTTI

Lei, ancora bambina, si trovava a casa della nonna in Ortigia. Era pieno inverno e all’imbrunire la nonna comincia a prepararsi per uscire, le dice di stare buona 10 minuti…il tempo di andare a prendere il pane per la cena…lei sarebbe tornata subito.La bambina sorrise e si sedette buona buona al tavolo della sala da pranzo, ma non appena la nonna chiuse dietro di se la porta di ingresso lei si alzò e si diresse verso il barattolo dei biscotti che stava in alto nella credenza…la nonna lo metteva lì per non permettere alla piccola di arrivarci facilmente ed evitarle di rovinarsi la cena. Nel momento stesso in cui lo prese e lo aprì vide scendere dalle scale un’anziana che le sorrideva in modo strano e le batteva le mani. Lei si spaventò e lasciò cadere il barattolo…mentre la strana donna le si avvicinava sempre più lei era quasi paralizzata e quando questa le allungò la mano lei le si avvicinò un pò per prenderla…ma d’improvviso entrò la nonna.

L’UOMO SPARATO

Sempre in Ortigia e precisamente in via V. Veneto ci sono una serie di abitazioni attaccate fra loro, per intenderci si può facilmente scavalcare per passare da un tetto all’altro.Un giorno questa ragazza si spinse con un’ amica due palazzine più avanti per fumarsi una sigaretta ed evitare di farsi beccare…percorrendo il tetto dell’abitazione centrale lei e la sua amica videro un uomo disteso a terra, stavano per avvicinarsi e notarono che gli avevano sparato…in un momento le due ragazze si fecero distrarre da un suono, si voltarono e nel frattempo cercavano di consultarsi sul da farsi, naturalmente spaventate… si rigirarono e si resero conto che l’uomo era sparito.

DUE BAMBINI DISPETTOSI

La stessa persona, rimasta incinta decide di trasferirsi da Cassibile a casa del fidanzato che abitava in Ortigia, ma in meno di una settimana si rese conto che non erano soli.Sia il fidanzato che i suoi genitori lavoravano tutto il giorno e a lei non andava di star senza far nulla, così cercava di dare una mano in casa, ma … quando puliva gli specchi se li ritrovava poco dopo con impronte sopra, se prendeva il sale per cucinare e si distraeva se lo ritrovava in un altro punto e altri episodi simili per un pò di tempo.Lei ne parlava la sera al fidanzato che la rassicurava dicendole che probabilmente era distratta e non faceva caso a dove metteva le cose o a come puliva, ma un giorno le arrivò la culla del bimbo che aspettava e si mise a sistemare la stanza con giocattoli, peluche, vestitini ecc, le cadde qualcosa a terra e si chinò per prenderla, alzò lo sguardo e vide rotolare verso di se una piccola palla che lei spinse poi col piede solo che questa le tornò indietro…così per un paio di tiri, a quel punto aveva quasi una certezza. Parlò con la suocera la sera stessa e questa le raccontò che due bambini erano deceduti per malattia in quella casa prima che andassero a viverci loro… Il giorno dopo lei, alla prima occasione, prese a scherzare e chiacchierare con loro accogliendo con un sorriso i loro piccoli dispetti…dal giorno dopo non li sentì più…Siamo come la luna: non sempre si riesce a mostrare il nostro lato splendente…quello che tutti vorrebbero vedere!

I DUE BARONI DI FONTANE BIANCHE

Io so la storia di due baroni che vivevano con la figlia ragazzina…una sera dei ladri entrarono in casa per cercare il tesoro, uccisero i due baroni, tagliarono la testa alla ragazzina e la buttarono nel pozzo…però non trovarono il tesoro (nessuno l’ha mai più trovato)!!! si dice che si suoni tre volte per le tre anime delle vittime e si racconta che nelle notti di luna piena in fondo al pozzo si veda la testa della ragazzina che piange e si lamenta! Andai nei boschi per vivere con saggezza ed in profondità, per succhiare il midollo della vita e sbaragliare tutto ciò che non era vita…e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto!!!

STRADA OGNINA

“Strada Ognina, anni Ottanta: periodo di feste e discoteche all’aperto, periodo di vacanze. Un gruppo di ragazzi, dai quindici ai vent’anni, con i motorini, il sì, il Bravo, il Ciao, tirano l’acceleratore per fare più in fretta. Il vento caldo sulle magliette appiccicate dalla velocità: qualcuno grida agli altri di suonare il clacson tre volte perché la «casa dei fantasmi» lo impone. Uno di loro non lo fa, schiantandosi immediatamente dopo sul terriccio: la ruota scoppia, qualche graffio e contusioni sparse, per fortuna niente di grave; ma la superstizione: quella sì rimbalzò nella mente dell’infortunato che non sapeva o semplicemente aveva deciso di non dare retta alla leggenda. Sapevo la baggianata che si racconta a proposito di quella casa di campagna ma non conoscevo la versione raccontata da Francesco, il solito provocatore ” ca ci abbagna u pani”. Avete considerato la velocità delle auto e moto e la strada dissestata e stretta che insieme all’ignoranza e alla credulità che fa fare e dire certe cose? Quando una menzogna ha già fatto il giro del mondo, la verità deve ancora calzare gli scarponi, ma prima o poi trionfa.

L’INNAMORATO SGRADITO

Una villa ottocentesca, si dice appartenuta in tempi più recenti alla famiglia Giaracà; un edificio dalle finestre ampie, dal cortile interno più un ballatoio che danno alla campagna sul retro; un posto che, come tanti in Sicilia, nel corso degli anni è stato vittima e carnefice di eventi spiacevoli. Carnefice perché additato come storico luogo siracusano portatore di ielle stradali. Vittima perché attentato dal vandalismo più estremo, dall’immondizia accumulata agli scempi dei vetri rotti e delle scritte deturpanti. La leggenda più accreditata vuole che nell’Ottocento il proprietario della villa e del terreno circostante amasse più di ogni altra cosa la sua unigenita. Che questa si fosse innamorata di un militare di ventura, e che al Cavaliere, il padre, non andasse giù la scelta della figlia. La storia, a questo punto, va a offuscarsi.Si tramanda, in ogni caso, come i due amanti a un certo punto morissero e che il Cavaliere, spinto da insopprimibili dolore e rabbia, gettasse una maledizione a chiunque, passando di fronte alla sua dimora, non lo onorasse con un rispettoso saluto, che nel tempo fu tradotto in tre colpi di clacson.LE TRE SORELLEUn’altra versione della leggenda vede la casa abitata da tre sorelle, le quali, rimaste per troppi anni nubili, e quindi esacerbate da tale subìta condizione, avrebbero gettato una maledizione a chiunque passasse senza adempiere alla nota «riverenza». Ad ogni modo, tanti sono stati gli spiacevoli episodi che fino ai primi anni Novanta hanno visto coinvolti i passanti. Per lo più incidenti che venivano attribuiti al mancato strombettare, tutt’oggi ancora udito (e insomma..molto meno!) in quel tratto della strada provinciale 104.

IL RUMORE DELLA CASCATA

Mi ricordo che fino a qualche annetto fà, ero “perseguitata” dal rumore di cascate in casa e non solo nella mia abitazione, ma anche dove risiedevo per qualche giorno. Mi ricordo soprattutto la Domenica quando mi svegliavo o meglio era il rumore della cascata che mi svegliava. Le prime volte ero molto spaventata, mi svegliavo di soprassalto, credendo che la casa si stesse allagando, e mi veniva di guardare il pavimento sicura di trovare acqua per terra, ma niente. Ma poi piano piano mi sono abituata all’insolito suono e tutto sommato mi piaceva. In seguito anche da sveglia le sentivo improvvisamente. Sotto il tavolo del soggiorno, in un angolo della mia camera, in corridoio: Ma credetemi il suono era così forte che mi sembrava di essere all’aperto in mezzo alla natura. Poi all’improvviso sono sparite e devo dire che mi son mancate. Adesso mi sono abituata alla loro assenza: Anzi se qualcuno può darmi una spiegazione a questo fenomeno?

LA VECCHIA E IL MALOCCHIO

Negli anni Quaranta i negozi di adesso erano i bassi abitati, e alla Giudecca o alla Graziella i cortili ospitavano famiglie numerose, stretti rapporti tra casa e casa, un’abituale convivenza spesso consolidata dalle dicerie e dalla superstizione. Le donne intrecciavano mazzi di agli e li appendevano sul davanzale per tenere lontani gli spiriti maligni. Allo stesso modo, non era raro andare dalla «vicchiaredda», che abitava in un sottoscala poco illuminato, per farsi «togliere il malocchio». L’anziana megera usava far stendere su una branda il cliente di turno, e se, misurandolo col palmo della mano, avesse diagnosticato un maleficio, avrebbe recitato una serie di litanìe dall’identico finale: «viva Giuseppe e Maria e viva il Bambino Gesù». Con l’andare del tempo alcune abitazioni ortigiane furono considerate infestate dagli spiriti. In realtà, certe credenze, in più di un caso, servivano da scusa ai padroni di casa per sfrattare il loro affittuari.

IL BRACCIO MOZZATO

Voglio raccontare un episodio che è successo a me. Sono nato in via V. Veneto e ci ho abitato fino a cinque anni, di questo sono sicuro perchè la scuola elementare l’ho fatto vicino ai villini, la via non me la ricordo. Il numero civico di dove sono nato non lo so, ma mi ricordo che era un cortile a cielo aperto. Veniamo al fatto, mi ricordo mia madre che mi prende per la mano e corre gridando fuori da quella casa, tutti i vicini accorrono e mia madre gridava e indicava la casa, e non riusciva a parlare. I vicini decidono per paura (credo) di non andare a vedere dentro casa, e consigliano a mia madre di aspettare fino a quando sarebbe arrivato mio padre. Mentre aspettavamo (i vicini non c’erano più) io mi sgancio da mia madre e mi avvicino alla porta, volevo vedere cosa aveva spaventato mia madre, ma la porta era chiusa, nella porta c’era una piccola finestrella in alto, mi arrampico e riesco a vedere dentro, e ho visto per terra un braccio mozzato con una accetta in mano, tante volte mi sono chiesto se avevo avuto una allucinazione, ma per avere una allucinazione del genere dovevo aver visto questa scena o simile da qualche altra parte, ma un bambino di 5 anni o meno dove poteva aver visto questa scena, voi direte in televisione, ma sto parlando della prima metà degli anni 50, non avevamo neanche la radio. Quando arrivò mio padre si munì di un bastone ed entrò ma non trovo niente. Ma dato che la 1a elementare l’ho fatta vicino ai villini ne deduco che dopo quell’episodio cambiarono casa. Non ho mai chiesto ai miei genitori, quello che era successo per non ricordare il fatto a mia madre.