QUANNU A TROPPA CUNFIRENZA FINISCI A MALA CRIANZA
Indotta da una amorosa cultura delle tradizioni della nostra Sicilia (quella che era ancora immune dai nefasti causati dalle nostre calamitose giornate) Giovanna Marino ha dato alle stampe da qualche anno un libro intitolato “Detti e motti siciliani” col patrocinio del Comune di Siracusa e del Pianeta Donna Club d’Europa. E lo ha sottotitolato “Metafora e allegoria del linguaggio”. Dunque non soltanto una esposizione di detti in vernacolo, ma per ognuno di essi l’analisi del simbolismo e la versione in lingua per una più incisiva intelligenza.
Si tratta di un’opera frutto di assidua e certosina ricerca, suddivisa in diverse categorie.
Dalla fede in Dio alla salute, dalla vita marinara alla sapienza rurale, dalla saggezza popolare ai modi di dire più fantasiosi oppure realistici.
Il percorso di recupero è passato attraverso la Biblioteca Comunale, il sapere dei Pupari Vaccaro-Mauceri, di Carmine AvieIlo, Vincenzo La Rocca, Cristina Perricone, ed uno stuolo di “informatori” tra cui Piero Fillioley, Iole Vittorini, Oreste Reale, Roberto Marino.
Un libro di estrema preziosità, che nel novero dei numerosissimi detti racconta in filigrana la vita, la storia, la civiltà di un popolo.
Non solo: ma anche l’arguzia, la fantasia, l’ironia, la creatività, la pungente capacità di sintesi nell’inchiodare in poche parole una immagine pepata sia nella bonomia che nell’invettiva.
Quanta saggezza c’è in “A troppa cunfirenza finisci a mala crianza”, oppure “Curri quantu voi, cca t’aspettu”, “Mortu u figghiozzu, finìu u cumparatu”, “Passàri lisciu”, “A furca è fatta p’e poviri”, “Cu havi furtuna, carennu a mari nesci ch’e pisci in menu”, “Ammuccari c’o cucchiareddu”, “Comu sunu l’acchianati, accussi sunu li scinnùti”, “Pistari acqua n’to murtaru”, “Cu manìa, nun pinìa”, e ancora e ancora…
Saggezza vestita da allegoria, ammonimento vestito da un sorriso, tutto un mondo che finirà travolto da quest’onda anomala chiamata progresso.
Si finirà mai di ringraziare Giovanna Marino per averci fatto respirare un refolo di aria buona?
Non solo: ma anche per avere meritoriamente tramandato ai posteri, a chi non sa da dove viene, un vademecum da custodire e da meditare.
Aldo Formosa