BACCANTI, IFIGENIA E LE NUVOLE SONO I TITOLI DELLA STAGIONE NUMERO 56 DELLA FONDAZIONE INDA
Rep: Le Baccanti di Euripide, Ifigenia in Tauride di Euripide e la commedia Le Nuvole di Aristofane sono i testi scelti per la 56ª stagione della Fondazione Inda. Nelle tre opere si possono individuare verità nascoste, tema della Stagione 2020, scene e personaggi che si presentano in maniera opposta rispetto a quello che sono davvero. A partire dall’ ultima tragedia di Euripide, Le Baccanti, un mosaico impossibile da comporre, dove ogni verità adombra il suo contrario, a Ifigenia in Tauride, dove ogni realtà cui si credeva si rivela falsa, alle Nuvole, dove ogni fede in certe soluzioni, in certa “nuova cultura”, si rivela illusoria. Il presidente della Fondazione Inda Francesco Italia, il consigliere delegato Mariarita Sgarlata e il sovrintendente Antonio Calbi hanno annunciato questa sera, prima dell’ultima replica di Lisistrata, le tre produzioni inserite nel cartellone 2020 delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa. L’obiettivo dell’Istituto nazionale del dramma antico, che il 25 luglio chiuderà la Stagione 2019 con il concerto di Ludovico Einaudi, è consolidare il risultato eccezionale registrato quest’anno, con numeri da record nell’ultracentenaria storia dell’Inda, e continuare la sfida di coniugare tradizione e innovazione. Ifigenia in Tauride sarà messa in scena al Teatro Greco di Siracusa per la terza volta dopo le edizioni del 1933, regia di Franco Liberati con Maria Melato nel ruolo di Ifigenia, e del 1980 per la regia di Lamberto Puggelli e Anna Maria Guarnieri protagonista. Il testo di Euripide rappresentato per la prima volta probabilmente tra 414 e 412 avanti Cristo, racconta come, grazie all’intervento di Artemide, Ifigenia sia stata salvata durante il sacrificio compiuto dal padre, Agamennone. Trasferita in Tauride e divenuta sacerdotessa al tempio di Artemide, incontrerà il fratello Oreste, tormentato dalle Erinni dopo il matricidio, senza riconoscerlo. Agnizione, beffa ai danni del re locale, Toante, e fuga felice per mare rendono questa tragedia, chiusa da un lieto fine, alla pari di Elena e Ione, un caso unico nella complessa ed articolata storia della drammaturgia euripidea.
Settimo allestimento per Le Baccanti dopo le edizioni del 1922 con Annibale Ninchi nel ruolo di Dioniso e la direzione artistica di Ettore Romagnoli, nel 1950 con Vittorio Gassman (Dioniso) e Arnoldo Foà (Cadmo) e la regia di Guido Salvini, nel 1980 per la regia di Giancarlo Sbragia e Michele Placido protagonista, nel 1988 con Walter Pagliaro alla regia e Paolo Graziosi nel ruolo di Dioniso, nel 2002 quando il testo di Euripide fu diretto da Luca Ronconi con Massimo Popolizio nei panni di Dioniso e nel 2012 con la regia di Antonio Calenda e Maurizio Donadoni protagonista. La tragedia, scritta da Euripide nel 405 avanti Cristo e rappresentata postuma, narra l’arrivo a Tebe, del dio Dioniso, che ha assunto forma umana per punire, travolgendone le menti, le donne tebane che hanno dubitato della sua nascita divina. Solo il re Penteo sembra deciso ad opporsi alla follia ispirata dal dio. Quando le donne si recano sul monte Citerone per celebrare i misteri bacchici, Penteo si lascia convincere dal dio a seguirlo, travestito da donna, sul monte. La madre di Penteo, Agave e le baccanti in preda al delirio dionisiaco lo scambiano per un leone e lo fanno a pezzi. Quando Agave torna in sé, riconosce con orrore il capo del figlio nel trofeo che credeva la testa di un leone La vendetta del dio è compiuta. Le Nuvole di Aristofane sarà messa in scena al Teatro Greco di Siracusa per la quarta volta dopo gli allestimenti del 1927, il primo anno in cui la Fondazione Inda decise di aprire alle commedie il proprio programma di rappresentazioni classiche, con la direzione artistica di Ettore Romagnoli, nel 1988 con la regia di Giancarlo Sammartano e nel 2011 quando a dirigere la commedia fu Alessandro Maggi. Le Nuvole fu rappresentata per la prima volta ad Atene, alle Grandi Dionisie del 423 avanti Cristo e racconta del contadino Strepsiade, perseguitato dai creditori, che decide di mandare il figlio Fidippide alla scuola di Socrate dove potrà apprendere come prevalere negli scontri dialettici. Davanti alle reticenze del figlio sarà lo stesso Strepsiade a recarsi al Pensatoio del filosofo dove però non capirà nulla di quello che gli viene insegnato. Il figlio Fidippide, incuriosito dai racconti del padre deciderà di seguire gli insegnamenti di Socrate, alla ricerca del modo migliore per prevalere nei duelli verbali, fino ad assistere al dibattito tra il Discorso Migliore e il Discorso Peggiore, e infine a picchiare il padre, dimostrandolo di avere il diritto di farlo e spingendo lo stesso Strepsiade a incendiare il Pensatoio di Socrate.