LUCA CANNATA: MI CANDIDO ALLE EUROPEE PER DARE RISPOSTE AI NOSTRI GIOVANI MIGRANTI E PER DIFENDERE LE PICCOLE IMPRESE
Luca Cannata, come vicepresidente di Anci Sicilia, ti sei occupato dei nostri migranti. Migliaia di giovani costretti a lasciare la nostra terra per colpa di una disoccupazione che continua a crescere
Bisogna mettere al centro dell’agenda politica nazionale ed europea, che deve essere investita del problema, la creazione di condizioni che consentano ai giovani di rimanere nel Mezzogiorno o di rientrarvi, mettendo a frutto esperienze e competenze acquisite in altre parti del mondo. Come Anci abbiamo chiesto al Governo regionale di promuovere un incontro con il Governo nazionale e con i rappresentanti delle autonomie locali che metta al centro il tema delle iniziative da attuare per favorire opportunità di lavoro dei giovani.
Ma visto che sei candidato alle prossime elezioni europee con Fratelli d’Italia qual è la tua proposta?
Il tema dell’emigrazione giovanile è direttamente legato alle dimensioni del fenomeno della disoccupazione giovanile in Sicilia che, come testimoniano i recenti dati certificati dalla Commissione Europea, rappresenta un dato allarmante toccando, per i giovani fino a 24 anni, il 53,6%. Un’emergenza che tocca particolarmente i comuni dell’Isola anche per le conseguenze di ordine sociale connesse al fenomeno dello spopolamento, che colpisce molti piccoli centri della Sicilia e che rischia di fare scomparire intere comunità.
Alcuni numeri sui nostri giovani migranti?
È la provincia di Agrigento a registrare il maggior numero di partenze secondo la XIII edizione del Rapporto “Italiani nel Mondo 2018” della Fondazione Migrantes: al primo gennaio 2018 risultavano aver cambiato residenza 154.979 agrigentini, il dato più alto dell’intera Sicilia e uno dei più alti in Italia, segue Catania, con 123.367, Palermo 121.741; Messina 87.711; Enna 77.624; Caltanissetta 73.121; Trapani 44.772; Siracusa 42.987; Ragusa 29.654.
Dati inquietanti e numeri di assoluto e crudele rilievo che danno la misura di un malessere crescente e soprattutto della sottovalutazione del problema che c’è stato fino ad oggi da parte della politica
Proprio così. L’emigrazione dei giovani in cerca di lavoro è una delle piaghe più gravi che caratterizzano la realtà sociale ed economica della Sicilia e occorre uno sforzo corale per destinare le risorse disponibili a un progetto di sviluppo economico del territorio per intercettare le nuove opportunità di lavoro offerte, per esempio, dall’utilizzo delle tecnologie innovative, dall’offerta di servizi turistici e da un’agricoltura di qualità. Continuo a ripeterlo, a Bruxelles bisogna portare le nostre istanze e l’innovazione e la tecnologia servono per la valorizzazione del nostro patrimonio paesaggistico, culturale, umano.
Come sindaco di Avola hai avuto risultati di assoluto prestigio a livello qualitativo e quantitativo. Oggi la scelta di candidarti alle Europee. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto? Quali problemi ti hanno convinto a dare un contributo?
Agricoltura, pesca, infrastrutture, sburocratizzazione e sostegno a imprese e amministrazioni locali. Da questi punti fondamentali è nata la scelta di candidarmi alle prossime elezioni europee tra le fila di Fratelli d’Italia.
Tutti problemi poderosi e non certamente di facile soluzione vista la situazione che ci troviamo a vivere. Forse era meglio..
La mia è una scelta di campo per dare al territorio una risposta concreta e fattiva, sono l’unico amministratore locale candidato della provincia, l’unico ad avere un’esperienza da poter mettere a disposizione. Posso andare a Bruxelles per portare la voce del territorio e credo sia importante dare risposte alle domande dei cittadini. Basti pensare all’economia agricola, che contraddistingue in particolare la parte sud orientale della Sicilia ma non solo, che in questi anni ha vissuto problematiche irrisolte. Ad esempio il pomodorino di Pachino viene trovato nella grande distribuzione organizzata a 2,50 euro se proviene dall’Italia e a 1,40 euro se importato dal Nord Africa.
Un disastro per le nostre piccole imprese
Certo. Ovviamente la Gdo acquisterebbe quello straniero mettendo in crisi la piccola impresa, certo, ma anche le grandi aziende, che si trovano a dover rispettare giustamente standard salariali e sicurezza su lavoro, che però fanno lievitare quei costi che all’estero non sono contemplati.
Sostegno a tutto campo quindi, ma non solo alle imprese agricole delle isole. Dalle nostre parti, come ben sai, ci sono anche altre emergenze
Ci mancherebbe. Io voglio essere portavoce delle problematiche che riguardano anche infrastrutture a servizio della collettività e delle imprese, pensiamo anche alla nostra zona industriale e al porto di Augusta, alle spese in conto capitale dei Comuni che devono districarsi tra blocchi, vincoli e patti di stabilità. Ad Avola in questi anni abbiamo fatto un grande lavoro di visione e strategia di sviluppo intercettando anche parecchi fondi europei. E’ quindi fondamentale un’Europa più vicina al territorio anche attraverso la sburocratizzazione a favore di imprese e cittadini per il rilancio del sistema produttivo e per fare del bene a tutti.