Politica

CHI FA POLITICA NON PUO’ VIVERE COL SOSPETTO DI BROGLI ELETTORALI, SINDACO E CONSIGLIERI DOVREBBERO DIMETTERSI

Non è possibile che tutto vada bene a Siracusa. Mancava solo l’arresto del Sindaco di Melilli e del Sindaco di Francofonte, oltre ad Assessori, Imprenditori e funzionari pubblici, per completare una settimana che fotografa l’ambiente politico e sociale della nostra provincia come uno dei più inquinati d’Italia per malaffare, corruzione e delinquenza più o meno organizzata. L’accoppiata con il caso Gennuso sarà pure casuale come tempistica ma certo è difficile dire che sono casi isolati, anzi se torniamo indietro e guardiamo al clamoroso caso del Sistema Siracusa che vedeva corruzione e concussione a tutto spiano in commistione con magistratura deviata, politica altrettanto deviata e imprenditoria miseramente corruttibile e corruttrice, ci rendiamo conto di vivere in una Citta che andrebbe profondamente rivoltata e ricostruita partendo da zero. I fatti che sono successi da sei mesi a questa parte non ammettono più scuse. Chi devono arrestare ancora? La politica siracusana è messa fortemente in discussione e si diffonde la sensazione che il sistema corruttorio sia talmente diffuso che è diventato normale considerare lecito imbrogliare. Forse non è ancora molto chiaro ma se anche un solo voto, non 1000 0 10000, fosse frutto di un imbroglio in sede di elezioni, le stesse andrebbero azzerate e indette nuove elezioni. Che in Prefettura, dal controllo che si sta compiendo delle schede elettorali ordinato dal TAR, emergano costantemente “difformità” o se mi posso permettere, Brogli, correttezza di chi è stato proclamato eletto vorrebbe che fossero i primi a richiedere una nuova votazione.

Come si fa a vivere con il sospetto che ha imbrogliato gli elettori? Per altro ritenere, come fanno alcuni, che se sbagli ci sono stati questi non coinvolgerebbero gli eletti e anche questa una fesseria.

Per fare tutti questi sbagli in tutte queste sezioni elettorali sotto indagine della magistratura, non ci può essere una semplice casualità, probabilmente ci sono nomi e cognomi di persone che hanno responsabilità precise su quanto accaduto. Devo necessariamente apprezzare la flemma dell’avv. Ezechia Paolo Reale che credo abbia scelto di fare il cinese che aspetta seduto sulla riva del fiume che passi il cadavere del suo nemico. Un pò più d’incazzatura non ci sarebbe stato male. Mi meraviglia molto che persone come Giovanni Randazzo o Fabio Granata siano in attesa di un proclama della magistratura per stabilire se frode ci fu oppure no. Certo, le procedure sono procedure ma Il Vice Sindaco e l’Assessore alla Cultura sono persone conosciute, oltre che per la loro competenza, per la loro dirittura morale e onestà intellettuale. Esercitano ed hanno esercitato per tanti anni la professione di avvocati, spesso a difesa di coloro che il Sistema di Potere a qualsiasi livello aveva tentato di porre al di fuori della legalità e altrettanto spesso hanno vinto. Lo stesso Moschella ha una storia politica e personale di grande libertà di pensiero e più di una volta nella sua carriera politica non ci ha pensato due volte a lasciare la poltrona su cui sedeva per non tradire i suoi principi di uomo onesto e libero, fregandosene dei vantaggi che lasciava, fieramente deciso a camminare a testa alta. Il guazzabuglio incolore di Siracusa non esclude che c’è del buono a siracusa, anche se non è molto visibile, anche se tutti sembrano impegnati a ignorare cosa succede, a far finta di non sapere.

La deputazione Regionale come quella Nazionale sembra vivere su un altro pianeta e gli riesce bene ignorare che a Siracusa le partite di Poker le giocano bari e avventurieri, bleffando e nascondendo gli assi dentro le maniche delle giacche. Mi dispiace che a Siracusa non si sia riuscito a solidarizzare con Pippo Gianni che nonostante sia un gran furbone, pare sia stato trombato da un Gennuso più furbacchione di lui e non credo siano state molte le dichiarazioni a sostegno dell’ex Deputato. Forse, se io mi chiamassi Pippo, sarei incazzato come una iena morta di fame.

Enrico Caruso