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SETTECENTO PERSONE FIRMANO UNA PETIZIONE PER RAVVIVARE E MIGLIORARE LA FESTA DI SANTA LUCIA

Quante volte abbiamo pensato e detto che la nostra Santa Lucia merita una vera più coinvolgente e più viva di quella che abbiamo visto fino allo scorso dicembre ? In poche e semplici parole una vera festa ?
Vedendo l’organizzazione attuale, monotona, noiosa e ristretta, non si può fare a meno di pensare cosa succede altrove, tipo a Catania dove la festa di Sant’Agatadura quasi ininterrottamente per tre giorni consecutivi. Il fatto che questo post sia stato pubblicato proprio oggi, il principale giorno di festa nella città etnea, non è casuale; o nella vicina Palazzolo Acreide con le feste (e che feste) di San Paolo e di San Sebastiano (festeggiatissimo anche a Melilli e, una volta, a Siracusa, guardacaso quando la festa era gestita dal popolo e specificatamente dai portuali); o per tornare alle falde dell’Etna, a Belpasso dove proprio la nostra Santa Lucia viene festeggiata alla grande e per tre giorni di fila.
Santa Lucia viene festeggiata meglio della sua città natale anche in altri luoghi della Sicilia e del sud, sopratutto nei paesi più o meno piccoli. Proprio i paesi sono più avanti perché lì persino una festa di quartiere diventa occasione di aggregazione e di divertimento popolare. ASiracusa invece solo due giorni su sette di “festeggiamenti”, distanziati da una settimana, ma con quasi zero vivacità, quasi perchè per fortuna c’è la banda musicale a darne un pò in un contesto addormentato e silenzioso. A questo aggiungiamo la quasi assenza di spettacoli pirotecnici, in progressiva riduzione anno dopo anno, l’assenza totale di momenti salienti attesi e sentiti dalla popolazione, e chi più ne ha ne metta. Infine va anche detto che la durata massima dell’evento è fino alle 22 del 20 dicembre, dopodiché fine e tutti a casa (come se non si aspettasse altro), mentre a Catania a quell’ora sono ancora nel cuore dei festeggiamenti. Ecco spiegata, in poche righe, la differenza sostanziale tra due città che sebbene sono distanti meno di un ora appartengono a due mondi totalmente lontani e diversi.
Detto questo, ritengo che nel 2018 il concetto di festa prettamente religiosa è sorpassato. Chi sostiene questo evidentemente non sa (o finge di non sapere) che una festa religiosa è prima di tutto una festa popolare. Per cui si propongono:
1) Iniziative e manifestazioni di contorno, precedenti e successive ai festeggiamenti centrali, per esempio concerti, sagre, spettacoli, giochi, tra cui la storica tombolata che si svolgeva in passato in piazza Santa Lucia; eventi socio-aggregativi ampliati da manifestazioni sportive. In questo senso non sarebbe male riorganizzare il trofeo Santa Lucia a cui prenderebbero parte le varie realtà sportive aretusee; e infine prolungare e rinnovare anch’essa la tradizionale fiera come detto (ma non fatto) qui.
2) Estensione della durata e del percorso delle due processioni del 13 e del 20 dicembre in altre zone di Ortigia (alla Giudecca, alla Graziella e alla Sperduta) e della terraferma, cioè nel resto della Borgata Santa Lucia, della zona umbertina e del centro, in quanto non sono mai state completamente incluse nei percorsi del 13 e del 20; ed estensione del numero di berretti verdi in modo da dare la possibilità a più siracusani (e non) possibili di portare il simulacro argenteo della Santuzza.
3) Un modo completamente differente di vivere la processione e più in generale i festeggiamenti, che devono ricominciare a essere davvero tali. A Catania, tanto per fare un ulteriore esempio, è piacevole abitudine vestirsi dai più piccoli ai più anziani di bianco (abito meglio conosciuto dai catanesi come u saccu, il sacco) e di mettersi in testa una scuzzitta (un tipo di coppola siciliana in versione catanese) anche se non si è portatori della Santa. Sarebbe bello se pure a Siracusa ci fosse l’usanza diffusa di vestirsi di verde e di portare il classico e medesimo berretto che fino a oggi portano solo i portatori. Ma l’abbigliamento non è l’unico elemento della festa di Sant’Agata, in quanto oltre a questo c’è pure l’altrettanto piacevole abitudine di svegliarsi di primo mattino il 4 febbraio per andare a salutare la Santuzza che esce dalla sua cameretta, nonchè di animare la festa con candelore, canti e molto altro ancora. Non solo una processione lunga tre giorni ma anche serate di spettacoli piromusicali (la sera del tre) e manifestazioni sportive come il trofeo Sant’Agata. Nei paesi poi si preparano per mesi l’abbigliamento da tenere durante la festa e i botti artigianali, e il programma religioso è preceduto e seguito dagli eventi collaterali sopraccitati. Quindi non solo religiosità e spiritualità ma anche folklore e divertimento.
Unendo tutti questi elementi è possibile, o meglio è possibilissimo (perché nulla è utopia se lo si vuole), fare in modo che, meglio se dal basso con un comitato popolare (provocazione: perchè non lo si fa costituire dai catanesi e dai belpassesi ?), la Santa più conosciuta e più festeggiata al mondo possa avere una delle migliori feste in Sicilia e del resto del mondo. Il fatto che oltre settecento persone hanno firmato la relativa petizione dimostra che, contrariamente a quanto si possa pensare, a Siracusa c’è voglia di cambiare e c’è altrettanta voglia di eventi vivaci in grado di coinvolgere e di entusiasmare i siracusani, sopratutto giovani, non solo credenti e non solo siracusani visto che questi eventi calamiterebbero una massa non quantificabile di persone provenienti dal resto della Sicilia e dal resto del mondo. Come avviene sempre a Catania dove hanno creato nel tempo una vera festa riconosciuta come la terza per importanza e per partecipazione al mondo dopo la settimana santa di Siviglia e il corpus domini di Cusco in Perù.
Cerchiamo, in sintesi e anche qui, di imparare o di reimparare.
NB: Si invita alla visione e alla condivisione di questo link assolutamente veritiero, nonchè perfettamente complementare a questo post.

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