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MARILENA DEL VECCHIO: LA SENTENZA SU OPEN LAND E’ LA GIUSTIZIA NELLA GIUSTIZIA

Rep: LA SENTENZA OPEN LAND E LA GIUSTIZIA DI SECONDO LIVELLO. Si, c’è scritto proprio così: di secondo livello, non di secondo grado. Il valore di questa sentenza non è  quello formale del secondo grado di giudizio ma è quello sostanziale della Giustizia di secondo livello, quello della Giustizia nella giustizia.

Perché questa sentenza va oltre le sue statuizioni di merito, va oltre la quantificazione dei miseri 190.140,50 maledetti euro (tra l’altro senza rivalutazione) da detrarre da quanto va restituito al Comune; va oltre la compensazione delle spese ed è invece tutta emblematicamente li, in quell’ordine: ORDINA LA TRASMISSIONE DEGLI ATTI DEL GIUDIZIO SFOCIATO NELLA SENTENZA N. 605/2013 e di tutti i successivi giudizi di ottemperanza, alle Procure della Repubblica di Messina e di Roma.

I commenti alla lettura della sentenza andranno dai più telegrafici, che si limiteranno a dar conto del ridimensionamento della quantificazione, a quelli più  approfonditi,  che magari diranno delle “bordate” che la sentenza lancia a questo o a quel protagonista dei giudizi e dell’ignobile processo “a formazione progressiva” di un risarcimento costruito a tavolino.

Ma questa sentenza è molto di più.

È  molto di più  della vittoria di chi con tenacia e perseveranza non si è arreso alle furfanterie di una piovra dai colletti e dalle pettorine bianche; è molto di più dell’inattendibilità di uno o due CTU appiattiti sulle posizioni della Società o su dati probatori “obiettivamente fragili”, questa sentenza è la Giustizia con la G maiuscola.

È la Giustizia di chi ha il coraggio del proprio ruolo e ne sente ancora il grave e degnissimo peso, ammettendo e scrivendo nero su bianco che farà ciò che può fare per riparare ad un’indegnità giudiziaria resa in nome del popolo italiano; è la Giustizia di chi non si nasconde dietro il dito comodo dell’interpretazione del diritto utile a fare da scudo impenetrabile a castronerie logico-giuridiche,  pronunciate anche queste in nome del popolo italiano, ma degne di essere annoverate negli annali di teratologia del diritto, come l’impudica affermazione di risarcibilità di ciò che non è un diritto bensì un abuso edilizio; è la Giustizia di chi quel dito ha deciso di metterlo “nell’acqua”, di chi ha il coraggio di andare oltre l’apparenza giuridica e di dire chiaro e tondo che i propri autorevoli, autorevolissimi colleghi hanno sbagliato; è l’umile e, questa si, autorevolissima affermazione dell’esercizio della giurisdizione in nome del popolo italiano. È la Giustizia di chi dice: ci siamo anche noi, fidatevi ancora.

Marilena Del Vecchio

Studio legale Giuliano