FACCIAMO UN APPELLO: DILUVIA, QUALCUNO DEVE AIUTARE LA DONNA BOZZOLO DI CORSO UMBERTO
Sotto l’ombrello per il centro storico. Stamattina, oltre me, in giro giusto pochi temerari. La città appare come sotto assedio. Il fatto che accada spesso non ha contribuito a farci rassegnare ai tombini saltati, strade allagate, scarpe affondate in torrenti fangosi. Lo schifo e lo sdegno assumono contorni precisi ed inesorabili in qualche commento al bar, colto di passaggio. “Auora si vota!”. La gente sembra esasperata. Continuo per la mia strada ed incontro lei: la donna bozzolo di corso Umberto, raggomitolata più del solito e tremante di freddo. Sospeso ogni pensiero politico che mi passava per la testa (anch’io ho proprio voglia di andare a votare, a tutte le elezioni possibili), mi improvviso, un po’ goffamente forse, in San Martino al femminile, offrendo il mio ombrello alla signora. Va bene, non sono proprio San Martino, ma volevo essere solo gentile. Vengo rimbrottata in malo modo e mi vedo costretta ad allontanarmi. La donna mi indirizza parole che non conosco, tra cui il ricorrente KATAZZ, che tutto pare tranne che un complimento ma anzi un vaffa in piena regola. Donna bozzolo, come possiamo aiutarti? Io rientro a casa al calduccio, ma tu? Un appello a chi riesca a scongelare il suo “cuore in inverno” e farle superare la diffidenza e la fase del KATAZZ. Operatori e mediatori linguistici ne abbiamo?
Carmen Perricone