Politica

LA SCOMPARSA DI IOLE ASSENNATO CARTIA. IL SALUTO DI CORRADO GIULIANO E MARIKA DI MARCO. DOMATTINA I FUNERALI A SANTA RITA

Pubblichiamo qui di seguito due ricordi di Iole Assennato Cartia. Il primo di Corrado Giuliano, a seguire quello di Marika Di Marco. Domattina per tutti quelli che vorranno ricordare la professoressa, ci saranno i funerali a Santa Rita, ma veniamo ai due interventi:

Ho appreso, in ritardo, della improvvisa scomparsa della professoressa Jole Cartia Assennato: una figura  inedita, un patrimonio civile per questa città viene meno. Ha fatto bene Marika Cirone Di Marco a ricordarne, con la sua solita sensibilità, il forte impegno politico, la dimensione pubblica, mista a  rigore intellettuale, le spinte di utopia praticata e radicata nella certezza che un altro mondo, già tra gli anni settanta ed ottanta, e fuori dalle pratiche della politica politicante, era possibile. Scrive bene Marika Di Marco “un punto di riferimento per tante battaglie”, quelle di passione civile e politica, quelle del movimento femminista nella sua fase più conflittuale e complessa, più elaborata nelle radici della riflessione che scaturiva dalle immagini, allora fortissime, delle eroine dell’ottocento mescolandosi con le grandi spinte ideali del postsessantotto. Iole Cartia Assennato era una intellettuale militante, ante litteram. Insegnò a molti di noi esasperatamente ideologizzati, con la sua determinata convinzione politica, vestita da una splendida irresistibile eleganza, che non potevamo trascurare e tagliare con l’accetta, con schemi fortemente precostituiti, la complessità della società italiana, meridionale, e le analisi sulle vicende della nostra città. Ne ricordo, negli  anni settanta, conversazioni ed interventi che portavano in ogni questione della città, ed in ogni occasione della vita civile della Regione e del Paese, quel respiro europeo in cui credeva profondamente perché era legato alle fonte ispiratrice di Ventotene. Anzi, se alcuni di noi riempimmo quel terreno di profonda ignoranza lo dobbiamo proprio a Lei. A questo riguardo dobbiamo a Lei provocazioni intellettuali di fondamentale importanza per la nostra formazione disordinata, emotiva, appassionata e cieca. Era capace, con i suoi interventi, di disegnare vie praticabili del riformismo contro il rassegnato sentimento della irredimibilità delle politiche cittadine e siciliane, e ci ha insegnato, in quegli anni, a non ritenerle irredimibili con l’ottimismo fermo della sua azione e volontà. Di lei ricordo l’informazione asciutta, senza cadute in demagogie facili, senza scorciatoie di analisi, che si distingueva e sorprendeva sempre noi, uomini e donne del meridione, impegnati ciascuno nella scoperta di una analisi politica e di schieramento, nella militanza femminista, nel campo della Scuola, degli Enti Locali, della democrazia diretta. I suoi interventi in pubblico ed in privato erano il frutto di una radicata conoscenza del movimento laico e socialista classico, del meglio del mondo cattolico, della consapevolezza della complessità di questo paese nel suo cammino verso la modernità, scontandone le asperità, guardando con razionalità e senso di responsabilità la società attorno, le tensioni politiche e quelle della politica degradata ad interessi minuti, del clientelismo, del “voto organizzato” che Le aveva impedito di ricoprire le rappresentanze politiche del suo rango. Quelle posizioni di Jole Cartia Assennato ci facevano spesso profondamente indispettire per l’evidenza incancellabile della realtà con la quale dovevamo confrontarci, pratica questa per noi difficilissima, chiamati come eravamo, a declinare in quegli anni settanta ed ottanta le nostre ‘rivoluzioni’ intime, pubbliche e private. Per chi da alunno, ed insieme ‘compagno di strada’ ed insieme, per via derivata, figlio di una delle sue più grandi estimatrici, insieme amico fraterno dai banchi di scuola dei due figli professionisti, frutto della sua eccellenza, Paolo e Massimo, per chi come me, quindi, ne aveva conosciuto a tutto tondo le influenze e la grande qualità umana, politica ed intellettuale, Iole Cartia Assennato era un esempio forte di una generazione di donne, a cavallo tra gli anni della guerra e quelli vissuti fittamente del dopoguerra, che si era liberata dal ruolo e dalla categoria scontata che la tradizione culturale aveva loro assegnato, per uscirne con una limpidità stupefacente, con grandissima perseveranza, impegno, intelligenza creativa e determinazione. Con il suo stesso esempio di vita ha imposto una figura di donna, madre, intellettuale, insegnante coltissima, impegnata con ostinazione nella vita politica, ai più vari livelli, nazionale e locale, e rappresentava, insieme, la figura di donna che contrastava con i modelli e gli eccessi di quel femminismo militante e gridato, che in quegli anni per generazioni di donne era stata la forma più forte di affermazione e di presa di coscienza, dando invece una immagine di ‘forza tranquilla’, meditata, profondamente salda, senza isterismi, e dalla corsa lunga. Ricordo che la sua figura complessa di donna che si dava alla politica, cancellando in molti di noi la sua figura precedente di insegnante rigorosa e caustica, le diede un’altra dimensione che ne completò la grandezza di maestra civile,  fuori di cattedra, senza poteri censori e di giudizio se non quelli della ragione. Tra il degrado degli opportunismi e trasformismi del partito cattolico, di quello socialdemocratico e socialista, il sofferto percorso del Partito comunista nel liberarsi di riferimenti internazionali fallimentari, la sua proposta di una religione laica, di una proposta politica nel contesto cittadino, che parlava all’intelligenza ed al riscatto democratico e dei diritti e non delle clientele, che prendeva le sue energie dalla grande tradizione del Partito di Azione, dei fratelli Rosselli, di Ugo Malfa, dal partito che era stato di Mazzini, e dalle democrazie più mature dell’Unione Europea, restava una proposta che se prima ci appariva priva di ‘emozioni’ sono divenute veicolo importante ed irrinunciabile di coscienza critica.  Ricordo all’Associazione Italo Britannica, sua creatura per decenni, quella grande libreria che aveva raccolto tutta la collezione de “Il Ponte” di Piero Calamandrei, dalla metà degli anni quaranta, e che fece scoprire, almeno a molti di noi incolti ideologizzati, il lavoro della Costituente, le denuncia negli anni cinquanta del tradimento della Costituzione, e poi Codignola, Capitini e tanti altri, che alle nostre letture orientate dalla passione ‘rivoluzionaria’ mancavano tutti. Voglio chiudere e fermare questo mio riconoscimento, breve ed incompleto, alla memoria con un ultimo ricordo di un’altra lezione civile, tutta nostra, in controtendenza in quegli anni, che Iole Cartia Assennato ha dato alla consapevolezza del valore delle nostre città storiche. Una serie di articoli su Ortigia veicolarono idee e pensieri di conservazione e di tutela attiva che aiutarono in quegli anni la salvezza del nostro centro storico. Scriveva come a volo di uccello, da una terrazza immaginaria o veramente esistita sopra i palazzi più alti di Corso Matteotti. Nelle sue descrizioni vi erano echi delle battaglie de “Il Mondo” di Pannunzio, anche egli giornalista ed intellettuale laico, contro gli speculatori nella capitale, dei Cederna, del suo stesso Partito di Azione. Con loro condivideva le battaglie per le città italiane assaltate dagli immobiliaristi, dove all’asperità dello sdegno senza sconti, Iole Cartia Assennato sapeva mescolare la lievità e la seduzione letteraria di quel Giorgio Bassani, anch’egli di militanza antifascista e repubblicana, che da presidente di Italia Nostra in quegli anni, firmò, anche grazie alle garanzie della sua amica di fede politica e di reciproca stima e frequentazione Jole Cartia Assennato, le osservazioni fortemente critiche a quel piano regolatore della città degli anni settanta che avrebbe ratificato lo sconvolgimento delle sue aree più sensibili della Neapolis, dell’Epipoli e dei Teracati.

Grazie Professoressa Jole, Maestra di dignità civile e forza intellettuale.

Corrado V. Giuliano

Ecco ora il secondo intervento:

Domattina alle ore 11 nella chiesa di S. Rita la città darà il suo ultimo saluto alla professoressa Iole Cartia Assennato. La notizia della scomparsa mi ha addolorato profondamente e mi ha inondato di un flusso di ricordi e di emozioni, nel quale la figura di Iole mi e’ ritornata alla mente ricongiungendomi agli inizi del mio impegno politico nel PSI. In quei lontanissimi anni 80, Iole e’ stata punto di riferimento per tante battaglie , esercitando per chiunque di noi, da parti politiche diverse, si approcciasse all’attività politica una sorta di maternage. Di grande bellezza, con una pelle alabastrina e lo sguardo luminoso e sereno, in quegli anni Iole interpretava il meglio delle idee del PRI e promuoveva con passione la cultura anglosassone attraverso la presidenza dell’Associazione Italo Britannica. L’uno e l’altra, felicemente congiunte e interpretate, le assegnavano un ruolo speciale e ascoltato nel dibattito pubblico: i suoi interventi nei convegni e i suoi numerosi articoli, ospitati in quotidiani regionali e nazionali oltre che nel periodico Siracusa Nuova, non passavano inosservati e, anzi, nei lettori più attenti, provocavano risposte e riflessioni. Fu tra le rappresentanti femminili dei partiti, del sindacato, dell’associazionismo, del movimento femminista che in città promosse per qualche anno il Comitato 8 Marzo a difesa dei diritti delle donne; difese con lucidità e rigore il principio della laicità dello Stato, collocandosi nella parte più avanzata dello schieramento culturale a sua difesa; si distinse in ogni occasione per l’equilibrio e la razionalità del suo pensiero, costituendo un unicum. Avrebbe meritato per il carisma e la competenza un seggio al Parlamento, ci provò, ma il voto di opinione, sempre rachitico e distratto dalle nostre parti, non bastò a farle superare l’ostacolo del voto organizzato. Se ne amareggiò, ma dopo poco riprese a occuparsi di cultura, a partecipare ai momenti di incontro, a scrivere, dando alle stampe il romanzo “La morte in faccia” che raccolse recensioni positive. Ricordo la simpatia reciproca che si sprigionava nei nostri incontri, qualcuno conclusosi davanti all’immancabile tazza di tè; ricordo l’entusiasmo di mia madre seguito all’ascolto di una sua intervista in radio; ricordo il bellissimo convegno organizzato alla presenza di Susanna Agnelli nell’elegante cornice di Villa Politi, da cui prese il via il percorso della Consulta Comunale Femminile. Ricordo, e i ricordi si affollano disordinati e carichi di sentimento aprendosi su altre figure che in quegli anni furono presenti assieme a Iole e a me, lontanissime per idee ma accomunate dal desiderio di produrre qualcosa di utile: Pasqualina Manganaro, Pina Mendola, Clara Minniti, Antonella Rizza …

Grazie, Iole, per esserci stata, grazie per avermi insegnato. Ti prometto: non dimenticherò, Maestra.

Marika Cirone di Marco