CAFEO: L’INGIUSTIFICATO NO A TUTTO HA GIA’ IMPEDITO GROSSI INVESTIMENTI A SIRACUSA
Giovanni Cafeo, sei candidato alle Regionali dopo la tua prima esperienza all’Ars. Un brevissimo consuntivo?
Sono stati 5 anni complicati sia dal punto di vista generale dalla pandemia alla crisi energetica ed economica, da un rapporto conflittuale tra assemblea e governo. Lo stato di salute del sistema politico è messo a dura prova. Crisi dei partiti e degli schieramenti. La mia prima esperienza all’ars è stata altamente formativa sia rispetto alla conoscenza del ruolo sia rispetto alla conoscenza del territorio. Abbiamo svolto in questo contesto il nostro ruolo di incidere sul quadro complessivo mettendo al centro del dibattito i temi più spinosi per garantire una tenuta del sistema economico e occupazionale della nostra provincia. Dall’attenzione alla sistemazione dei decreti presidenziali sulle chiusure in occasione dei lockdown alle misure di sostegno all’economia. Abbiamo messo al riparo l’Inda dall’impossibilità di fare gli spettacoli causa covid, con un contributo straordinario di 250.000 annui. Abbiamo lavorato in stretto raccordo con le organizzazioni di categoria ed i sindacati. Abbiamo fatto del nostro meglio in un contesto difficile e di cambiamento.
Sei da sempre molto impegnato sul lavoro e sul turismo, dalle nostre parti impresa improba.
Ritengo che lo sviluppo economico è il lavoro siano un fattore stabilizzante della tenuta sociale. La politica ha il compito di programmare ed attuare uno sviluppo sostenibile e creare posti di lavoro veri che garantiscano non solo il sostentamento ma anche la realizzazione della persona.
Zona industriale. Ad agosto 2022 come la vedi? Chiuderemo i battenti? Faremo le bonifiche? Tireremo a campare con toppe e rattoppi?
Lo sviluppo della zona industriale di Siracusa è a forte rischio a causa del modo in cui si sta attuando la transizione ecologica ed energetica. Nessuno può fingere di non vedere i cambiamenti climatici come non può fingere di non vedere che la non indipendenza energetica ci rende deboli politicamente come sistema paese. Queste due certezze, esigenza di uno sviluppo sostenibile e dipendenza energetica dovrebbero essere la guida per decisioni pragmatiche. Il dibattito politico è ideologico e le esigenze del territorio e dei cittadini rischiano di passare in secondo piano. L’inflazione e i costi dell’energia rischiano di mettere in crisi il sistema produttivo. Per questo ho posto in essere ogni iniziativa utile a cambiare le posizioni rispetto al petrolchimico. Abbiamo fatto cambiare idea, anche se c’è voluto molto tempo, al governo regionale che è stato costretto ad intervenire, abbiamo fatto di tutto per porre l’attenzione sulla scelta scellerata operata a livello europeo e nazionale di non sostenere la transazione energetica anche nei settori del petrolchimico e dell’industria della siderurgia. Abbiamo bisogno del petrolio e dei prodotti siderurgici e dipendere dall’estero in questi settori ci rende più deboli come sistema paese. Molti non sanno che Sonatrach sta investendo in ricerca per arrivare nel 2050 a produrre e-fuel ( carburante liquido ad impatto zero). Se non li sosteniamo nella transizione la nostra zona industriale è a rischio. In questo contesto si inserisce la guerra in Ucraina che se da un lato a reso evidente la strategicità del petrolchimico dall’altro a creato il caso Isab Lukoil, società italiana di proprietà russa.
Giovanni Cafeo, le Zes funzioneranno o, dopo qualche spicciolo, resteranno un’altra scommessa persa?
L’istituzione delle ZES rappresenta senz’altro un passo in avanti, tuttavia sono ancora numerosi i problemi e le lacune che impediscono nei fatti un adeguato sviluppo logistico portuale del nostro territorio e della Sicilia. Gli investimenti annunciati con i fondi del PNRR non sono ancora partiti e sarà necessario monitorare la situazione con estrema attenzione. Resta in tal senso emblematica l’occasione ad oggi disattesa legata all’istituzione delle Zone Franche Doganali Intercluse, strettamente connesse alle Zes e importantissime perché esonerate in parte o in tutto dal pagamento di diritti doganali o altri oneri fiscali, al fine di agevolare la possibilità di scambio merci e sviluppo commerciale.
Dai un voto non all’amministrazione, che non c’è, ma all’uomo solo al comando di una città di 120mila abitanti.
La Siracusa di oggi sembra avere smarrito il significato di senso civico. Vedo ampie fette di società che arrancano lasciate da sole a risolvere i propri problemi in barba alla tanto declamata resilienza, ed una amministrazione che vorrebbe nascondere le macro carenze dietro una sorta di pretestuoso camouflage; le colpe sono sempre da attribuire a qualcun altro.
C’è un progetto sulla Pillirina, ma gli ambientalisti..
Sono assolutamente favorevole all’istituzione di aree protette, riserve e parchi naturalistici. l’approccio però non può essere in nessun caso assolutistico o dogmatico, ma deve rappresentare la sintesi di una profonda, completa e chiara interlocuzione con i territori e con i soggetti economici ivi presenti. L’estrema e ingiustificata ingessatura del territorio ha già impedito grossi investimenti in Sicilia.
Perchè chiedi il voto ai siracusani e qual è il tuo sogno?
Sogno un classe politica che pensi in grande e ad ampio raggio, che sappia immaginare il nostro territorio non più come la terra delle lamentele e dei sussidi, ma come un centro operativo nevralgico del Mediterraneo, un vero e proprio Hub energetico, sociale ed economico. Siamo la via d’accesso all’Europa per tutto il sud del mondo che oggi, è bene ricordarlo, in certi casi viaggia con ritmi di crescita del PIL a doppia cifra; questo significa che l’Isola è interlocutore naturale dei nuovi grandi gruppi di investimento asiatici e africani, un asset strategico di collegamento con il nord Europa. L’unico errore da non ripetere più è lavorare affinché questo naturale processo venga ostacolato o peggio interrotto da una classe politica inadeguata.