Politica

EDY BANDIERA: A SIRACUSA BISOGNA RIPARTIRE DA ZERO

Edy Bandiera, la tua opinione su Siracusa a fine aprile 2022

E’ sotto gli occhi di tutti. Ci troviamo dinanzi ad una città che negli ultimi anni non ha goduto di una adeguata programmazione e quando non si semina, ovviamente non si raccoglie!

Le iniziative di carattere amministrativo sono ben al di sotto dei canoni anche della semplice e ordinaria amministrazione, buona parte della città, periferie, zone balneari ed ex frazioni sono abbandonate, non si programmano adeguati eventi e servizi utili alla promozione turistico ricettiva del territorio e perfino le vie di ingresso a Siracusa, biglietto da visita per una città che ha velleità turistiche, sono in condizioni imbarazzanti, in termini di qualità del manto stradale, pulizia e decoro in generale. Provate ad attraversare il viale Ermocrate, proprio il viale principale che porta i turisti in Ortigia. Io tutte le volte che ci passo, mi vergogno! Quotidianamente incontro decine di cittadini che, ormai rassegnati, attendono solo di poter dare spazio ad un’altra amministrazione e sperano di poterlo fare al più presto.

Zona industriale ad un passo dal baratro. Ma che succede? Perché manca una mobilitazione seria, concreta?

Viviamo in un paese che da tempo non ha più una politica industriale. La politica nazionale è totalmente distratta e non comprende che è proprio questo il tempo in cui occorre un supplemento di attenzione, perchè, già da tempo, ci si doveva occupare delle scelte strategiche che riguardano il futuro del nostro polo industriale. Scelte che vanno fatte immediatamente e in armonia con le esigenze e le opportunità che l’Europa e l’epoca in cui viviamo ci sottopongono e offrono. Non nascondo la mia preoccupazione. E’ in gioco la tenuta del sistema sociale, economico e produttivo del nostro territorio. Di zona industriale tutt’oggi vivono oltre 10 mila lavoratori e le loro famiglie. Non c’è dubbio che occorre una seria e immediata mobilitazione e  non mi riferisco a quella “convenzionale”, cioè fatta dai lavoratori ai quali non possiamo chiedere anche questo sacrificio, ma bensì ad una mobilitazione di carattere istituzionale, da parte di chi ci rappresenta a livello centrale. Occorre rapidamente attivare un tavolo nazionale, attorno al quale mettere la parte imprenditoriale e i soggetti istituzionali competenti, che fino ad oggi sono rimasti inerti. La richiesta fatta nei mesi scorsi dalla regione dell’indicazione di un’area di crisi complessa era la strada giusta, ma andava poi seguita adeguatamente a livello nazionale. Come è noto, a questa richiesta, il governo nazionale, non ha neanche risposto. Va attivato e sostenuto un processo di trasformazione industriale che mira alla decarbonizzazione e alla riconversione, attraverso la messa in campo di investimenti privati, ma anche e soprattutto di natura pubblica.

Dopo tre anni da assessore regionale all’Agricoltura e alla pesca oggi ti sei candidato alle Regionali, qual è il tuo progetto? Cosa conti di poter fare per  la città che ti ha sempre dimostrato consenso e affetto?

Tre anni di mia presenza al governo della Regione, oltre ad aver fruttato alla Sicilia la spesa comunitaria di un miliardo di euro, erogata nel territorio, senza restituire un solo euro a Bruxelles, e superando ogni anno di decine di milioni di euro gli obiettivi di spesa che fissa l’Europa e di tantissime altre cose, che avrò il piacere di continuare a raccontare al territorio nei prossimi mesi, mi hanno consentito di accrescere la mia esperienza, la mia conoscenza di ogni singolo dipartimento della complessa macchina burocratica della regione e di instaurare ottime relazioni a Palermo, Roma e Bruxelles. Un importantissimo patrimonio che, se tornerò in regione, sarà messo con determinazione ogni giorno a servizio della nostra provincia, su tutti i temi vitali, in materia di sviluppo economico-occupazionale e di miglioramento delle infrastrutture e dei servizi.

Dopo 10 anni con procedimenti per firme false, brogli elettorali e tanto nullismo che ha massacrato la nostra città, oggi da dove si può ripartire? 

Occorre certamente ripartire da zero, perché questo ereditiamo. Occorre mettere insieme competenze e forze sane della città, dei partiti e non, e condividere prima di tutto una visione di città, del proprio sviluppo e del proprio futuro. Una città dalle meravigliose e straordinarie potenzialità che, senza perdere altro prezioso tempo, vanno messe a frutto. Perché di tempo, non ne abbiamo più!