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“VAI A COLTIVARE ZUCCHINE” E L’UDC LO ESPELLE. CONCLUSIONE NON CREDIBILE PER UNA BATTUTA DI MAGRO SU TURANO –

Rep: Ho con fatica elaborato il provvedimento di espulsione adottato, due giorni fa, nei miei confronti, e che ho vissuto, e tuttora vivo, come un atto di tradimento compiuto dal segretario regionale dell’UDC. Sebbene lo Statuto del Partito preveda tre differenti misure disciplinari ( il Richiamo, art.83, la Sospensione, art.84, l’Espulsione, art.85), si è deciso, nel mio caso, di optare per il massimo della pena. Avrei, sostanzialmente, commesso gravi violazioni dei doveri morali e politici e arrecato grave pregiudizio al Partito. Si è voluto censurare e condannare un mio post, pubblicato su un social e dall’innegabile tono scherzoso, rivolto all’assessore regionale Turano e alla sua partecipazione ad un sondaggio sul gradimento che i cittadini riservano ai loro amministratori. Si è pretestuosamente voluto ravvisare, nelle mie parole, la grave violazione. Quale grave pregiudizio avrei arrecato all’assessore? Si impongono due ordini di considerazioni. La prima, squisitamente semiseria: in un contesto atipico come quello oggetto di discussione, cioè un sondaggio social privo di rilevanza e finalità istituzionali, è davvero possibile attribuire alla mia boutade social il ruolo di “autorevole” strumento di valutazione e recensione della performance politica del Turano? Ha davvero il potere di condizionare significativamente le preferenze e le opinioni di chi la legge? Gli effetti pregiudizievoli sulla sua immagine e sulla credibilità della sua attività politica andrebbero, semmai, ricercati nel suo concreto operato e nell’articolo pubblicato da Repubblica, in cui sono cristallizzati dati, cifre, risultati di un’attività, su scala regionale, di lacunosa incisività, per chi dichiarava, nell’ottobre 2020, di voler “rimettere in moto la Sicilia”. La seconda considerazione, molto più seria: con disappunto e amarezza , non posso non evidenziare come il provvedimento, di cui sono destinatario, sia in perfetta sintonia con l’attuale clima repressivo del nostro Paese, in cui si impongono restrizioni arbitrarie e ingiuste ai diritti del singolo. Sono da sempre un convinto assertore dell’assoluta priorità di una dialettica politica come motore di confronto, di crescita personale e collettiva. La mia cultura politica ha sempre dato centralità al valore democratico della critica, anche dissacrante, ma sincera. Sarebbe da ipocriti negare che la contrapposizione dialettica, spesso accesa, populista, aspra, triviale, tra i Partiti e anche all’interno stesso dei Partiti, sia una modalità che, quasi sempre, caratterizza e disciplina i rapporti interpersonali. Un organismo politico incapace di accogliere e salvaguardare, all’interno del suo tessuto unitario, la molteplicità di voci vìola il principio democratico di dialettica interna, che dovrebbe articolarsi proprio intorno alla diversità delle idee, delle visioni, delle proposte, dei meriti. Sono ben consapevole del mio contributo di passionalità portato alla dialettica politica, frutto dell’irruenza della mia personalità, ma sono altresi fiero del senso di correttezza, di coerenza e di trasparenza che mi sono connaturati e che rinvigoriscono la mia carica liberale. Evidentemente, la mia voce libera e dissonante è stata valutata elemento di instabilità, non in linea funzionale agli interessi personalistici di qualcuno. L’evidente natura liquidazionistica del provvedimento di espulsione ingenera in me molteplici perplessità e timori riguardo alla consistenza democratica dei Partiti : quale grado di “incondizionata adesione ” alle idee e livello di consonanza di milizia politica è necessario garantire per rispondere ad un adeguato profilo di affidabilità? Per ciò che mi compete, non farò alcuna distinzione tra mandante ed esecutore, li riterrò parimenti moralmente rei di aver discriminato, mortificato e penalizzato chi, come me, ha sempre garantito al Partito, dal 2002, un instancabile e appassionato attivismo. Ho contribuito, insieme a tanti amici, in maniera indiscutibile e significativa, anche al risultato elettorale conseguito alle elezioni regionali del 2017, in cui l’UDC ha sfiorato, a Siracusa, il seggio con il candidato Nichi Paci. Forte di un momento di crescente consenso, ho più volte chiesto alla Segreteria nazionale, regionale, e finanche all’assessore Turano, che fosse riconosciuta alla mia provincia la giusta considerazione e il meritato riguardo. Ho, invece, collezionato promesse puntualmente disattese. Mi sono illuso che il Partito potesse riconoscere il valore politico, oltreché etico, dell’impegno appassionato, profuso con straordinaria serietà, di uomini che, insieme a me, hanno condiviso, sostenuto e divulgato i valori dello scudo crociato. Di contro, il Turano ha agevolato con nomine di sottogoverno un gruppo dirigente siracusano non riconducibile all’UDC, ma presente, alle elezioni del 2017, in una lista a supporto del candidato Micari, esponente del centro sinistra. Ritengo, dunque, che chi abbia tenuto una condotta deontologicamente discutibile, e non abbia di fatto operato nell’interesse del MIO Partito, sia proprio Turano. Nei suoi confronti, un provvedimento sanzionatorio sarebbe stato giustificabile e auspicabile. GIOVANNI MAGRO