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LIDI BALNEARI: I DIRITTI ACQUISITI NON SI TOCCANO, PD E GRILLINI SPREGIUDICATI

Rep: La sentenza del Consiglio di Stato che anticipa al 2023 la proroga delle concessioni balneari non si può applicare nella Regione Siciliana. Lo dichiarano Vincenzo Vinciullo e Peppe Culotti. Come è noto, la Regione Siciliana, in materia di Demanio marittimo, ha competenze esclusive, così come stabilito dall’art. 14 dello Statuto della Regione che ha rango costituzionale. In Sicilia, la norma sulle concessioni balneari è stata approvata prima di quella statale e, di conseguenza, non è stata, come previsto dalla Costituzione, recepita. La norma nazionale, che è successiva a quella regionale, trova applicazione solo nelle Regioni che non hanno l’autonomia speciale. Ciò comporta un adeguamento necessario e indispensabile alla volontà del Consiglio di Stato solo da parte delle Regioni a Statuto ordinario. La Lega, hanno proseguito Vinciullo e Culotti, è impegnata a difendere e tutelare i legittimi interessi degli operatori del settore che, solo qualche anno fa, erano stati illusi dal Governo PD-M5S che aveva prorogato le concessioni fino al 2033 e che, di conseguenza, aveva spinto gli operatori del settore a fare investimenti e mutui per migliorare le condizioni e le fruibilità dei loro lidi balneari. Con la sentenza del Consiglio di Stato, viene snaturato il concetto di “rischio di impresa”, per cui, coloro i quali hanno fatto investimenti e lavorato per valorizzare le aree loro concesse, pensando di poter continuare a lavorare fino al 2033, adesso vedono svanire i frutti dei loro sacrifici, in quanto le attrezzature acquistate non daranno più alcun guadagno e il lavoro svolto per adeguare i luoghi sarà, invece, sfruttato da chi avrà una nuova concessione e si insedierà al loro posto. E’ inspiegabile il comportamento del PD e dei 5 Stelle che, di fronte a una sentenza dei giudici di Palazzo Spada, hanno pensato, repentinamente, di cambiare idea e di non difendere un provvedimento da loro voluto, quando erano da soli al Governo del Paese. Una cosa deve essere certa, hanno concluso Vinciullo e Culotti, i diritti acquisiti non possono essere messi in discussione e questo è un fatto giuridicamente certo. Che poi a mettere in discussione questi diritti siano coloro i quali li avevano adottati diventa un fatto immorale!!!