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CONCETTO SCANDURRA: E’ UNA CITTA’ DI CORROTTI E CORRUTTORI. SUPERFETAZIONI IN PIAZZA DUOMO, LE BIFORE DI PALAZZO LANZA E GLI INFISSI IN ALLUMINIO..

Una provocazione con l’obiettivo di smuovere le acque? Esatto! Così abbiamo rivolto domande dirette e scomode a Concetto Scandurra, il siracusano che degnamente ci rappresenta all’Unesco. La risposta di Scandurra è stata forte come speravamo, forte per aprire un confronto sul momento opaco che viviamo e anche per tentare di aprire una pagina nuova per la nostra città. I siracusani non possono essere diventati quelli che oggi sembrano.

Caro Salvo, intanto preciso che sono semplicemente consigliere d’amministrazione della Fondazione Patrimonio UNESCO-Sicilia, nominato con decreto della Regione Siciliana, Assessorato Regionale dei BB CC e dell’Identità Siciliana. Prestigio? Mutazione genetica? Questione di classe dirigente? Ma di che stiamo parlando? Vedi, caro, io sono siracusano da secoli, siciliano da qualche millennio; ho una certa età, ho fatto qualche lettura e accumulato poliedriche esperienze accademiche, curriculari e sociali. Non devo niente a nessuno (se non ai sacrifici dei miei genitori e all’affetto dei miei cari) e posso dire quello che penso senza remora alcuna e perciò rispondo francamente alla tua sollecitazione. Ti chiedi e mi chiedi se il prestigio di Siracusa rimane intatto malgrado due lustri di degrado e se c’è una mutazione genetica in peggio nel carattere dei Siracusani.

Mi chiedevo, quale prestigio? Quale mutazione genetica? Finiamola di effigiarci di medagliette che non ci appartengono se non in autoreferenzialità. Se ci spogliamo delle presunte parentele e ascendenze, se la smettiamo di appropriarci di meriti che altri hanno avuto nel corso dei secoli, ci dobbiamo chiedere quale identità possiamo vantare, quali valori attualmente conquistati possiamo mostrare. Il cosiddetto patrimonio culturale che ci è stato tramandato è come un enorme fardello posto sulle spalle di un anemico dalle gambe malferme. Ne consegue lo scontato degrado in cui viviamo, che non è frutto dell’attuale amministrazione (che non assolvo, per carità), ma ha radici antiche, basta leggere i reportage dei viaggiatori del passato e per non andare tanto indietro nel tempo, ricordiamoci delle tante denunce dei vari Agnello, padre e figlio, Gioacchino Gargallo, Efisio Picone, Piero Fillioley, ecc. grazie ai quali abbiamo capito che le famigerate “famiglie” politiche che dal 43 in poi abbiamo testardamente votato e che sono passate alla nostra piccola storia come salvatori della patria, sono stati gli artefici della devastazione in cui guazziamo. Corruttori e corrotti formano lo zoccolo duro in cui gli ideali sono scolorite banderuole sciorinate per giustificare disinvolti volteggi da un carro all’altro a seconda delle fortune dei vincitori di turno. Quante inchieste si sono svolte per appurare se dietro la devastazione urbanistica di interi quartieri c’è sempre stata regolarità amministrativa? Quali ripercussioni nella coscienza collettiva ha avuto l’orribile sfregio estetico-urbanistico del parcheggio Talete? Ma non parliamo solo del passato. Oggi un privato ha bisogno di un parcheggio per i suoi clienti? No problem, si occupa con disinvoltura la sede stradale nella certezza dell’immunità. Come fa un ristoratore di Ortigia a garantire i suoi affari? Facile, basta occupare con sedie e tavolini la sede stradale e poco importa che questa diventi un budello impossibile da attraversare senza urtare la suscettibilità degli affaccendati camerieri. E’ triste dirlo, ma la disgrazia del Covid che ha fatto sparire i turisti ha permesso la transitabilità di molte viuzze di Ortigia. Mi sono vergognato quando ho letto il raccapriccio nel volto di amici visitatori quando hanno visto le superfetazioni che sfregiano il profilo di piazza Duomo, le mega antenne che modificano la skyline di Ortigia e le eleganti bifore del quattrocentesco Palazzo Lanza di Piazza Archimede sfregiate da infissi in alluminio. Alla loro domanda “ma le autorità non si sono accorte?”, non ho saputo rispondere.

 Il Siracusano non è certo per natura solare: già gli antichi ci affibbiarono l’etichetta di “genus suspiciosum”.  E un antico detto recita: ”San Marzianu, rintra u furasteri e fora u Sarausanu” che segna icasticamente la nostra antica sfiducia verso tutto ciò che siamo e che potremmo essere. Ma proclamiamo a gran voce di essere figli di Archimede e che Santa Lucia “Sarausana iè”.

Che dire ai nostri giovani?  Come spiegheremo loro che Siracusa è stata snobbata da città come Genova e Matera nel concorso di città europea della cultura?  Ci chiederanno: “Ma come è stato ciò possibile se noi abbiamo storia e monumenti sovrabbondanti rispetto a queste pur rispettabili città?” Come faremo a spiegare loro che non basta essere consegnatari di beni patrimonio dell’umanità se non si ha la capacità di mettere a frutto quella consegna, rendendo più vivibile l’intorno sociale ed etico; se non ci si sa dotare di sapienza amministrativa e cultura di universale respiro. Si possono possedere “prezioso diaspro, agata ed oro”, ma se li si conservano in un letamaio, il visitatore passerà oltre arricciando il naso. Se avessi la disponibilità dei giovani ad ascoltare, mi piacerebbe dire loro:” Ragazzi, cercate di conoscere la storia della nostra terra che non è fatta solo di Archimede, dell’Orecchio di Dionisio e di Santa Lucia, guardatevi intorno con critica curiosità senza farvi plagiare da antiche fole divenute realtà per inerzia mentale. Un esempio? Pensate alla cosiddetta Fonte Aretusa saggiamente e prosaicamente definita dal popolino “funtana e papiri”: se non fosse per quei due ciuffi di prezioso papiro e per tanti fascinosi miti che vi aleggiano, cosa sarebbe se non una indecorosa pozza che nessuna amministrazione ha mai pensato di rendere artisticamente monumentale in modo da renderla degna dei miti? Ragazzi, guardate il vostro intorno con i vostri occhi e con la vostra testa, senza farvi influenzare dai falsi depositari della verità ultima ( e nella nostra bella città ce ne sono tanti in tutti i campi dello scibile umano). E non credetevi forti di appartenenze virtuali: lottate per affermare ciò che siete e per ciò che vorrete essere. Siate forti facendo vostri i valori che il meglio della storia dell’umanità ha dato, e ne troverete in ogni epoca, in ogni popolo, in ogni religione, in ogni corrente di pensiero. È facile trovarli, basta studiare.

Concetto Scandurra