Politica

LA PORTA DI ORTIGIA, LA SUA STORIA E LE MODIFICHE SUBITE NEL TEMPO

Porta Marina apparteneva a quel più ampio tema di fortificazioni della costa di ponente dell’isola di Ortigia.

La nascita deriva dalla distruzione e chiusura della vicina Porta dell’Aquila e da quell’insieme di opere di trasformazione che interessò le fortificazioni medievali della città a partire dal 1575. A questo periodo risale la rettifica della linea difensiva dal bastione Santa Lucia a quello delle Fonte Aretusa, per creare spazi tra la cinta muraria e le case e permettere all’artiglieria di spostarsi facilmente e controllare le acque del porto grande. Detta datazione, avvalorala dalla epigrafe posta sul lato

interno della porta che ne fa risalire la costruzione al 1599, durante il regno di Filippo III, non trova conferma in alcuni elementi, quali l’edicola catalana che appartiene alla tradizione formale del (Quattrocento (più che a quella della fine del Cinquecento) ed ancora l’antico stemma città, il castello, posto alla base della cornice interna dell’edicola, che era stato già sostituito dall’aquila a partire dal Quattrocento. Pertanto il 1599 potrebbe semplicemente essere una data di “battesimo” della Porta e rum il vero anno di edificazione.

Attraverso la vicina via Amalfitania, importante asse commerciale, la Porta Marina permetteva l’accesso al centro della città.

La porta fu in seguito inglobata in un nuovo sistema difensivo che realizzò un altro portale d’ingresso posto sul prolungamento delle mura spagnole fino al bastione Campana.

La porta Nuova di Mare, ortogonale alla Porta marina, aveva un arco a tutto sesto definito da una cornice bugnata e da un mascherone posto sulla chiave di volta: un’edicola a timpano sormontava l’intera struttura. Una foto, di poco successiva al 1865, mostra la Porta Nuova di Mare e alle spalle la Porta Marina con all’angolo della muraglia una caponiera con feritoie poggiata sui mensoni in pietra tutt’oggi esistenti.

Della Porta Nuova di Mare, abbattuta dopo l’unità d’Italia, restano sul cantonale della Porta marina, i segni del ripristino del paramento murario dopo la demolizione. La tessitura muraria dei conci, infatti, risulta localmente sconnessa e scompaginata rispetto a quella dei blocchi vicini. La porta Marina presenta un paramento lapideo di conci perfettamente squadrati di pietra bianca forte, con al centro un ampio portale a tutto sesto sormontato da un ‘edicola e da un balcone su men¬soloni in pietra.

L’edicola, di gusto catalano, ha una modanatura a cornice con motivi geometrici e vegetali, sorretta alla base da due capitelli a grappolo. La cornice interna, come già detto, è chiusa dall’antico stemma della città, il castello.

Una scala di pregevole gusto, oggi in parte demolita, posta per la parte rimasta parallelamente alla muraglia della “Marina”, permetteva l’accesso al camminamento di guardia sulla sommità delle mura. la scala è sorretta da coppie di mensoloni incassati nelle mura, collegate da volte rampanti sulle quali poggiano gli scalini in pietra. Della struttura rimangono i gradini tra il ripiano d’arrivo e quello intermedio a metà altezza del muro.

Il camminamento sul muro, incassato tra due parapetti, il più esterno dei quali a spiovente, è raccordato al piano di calpestio della balconata sopra la Porta Marina, da gradini in pietra posti oltre l’angolo. Del parapetto interno sopra la porta resta un breve tratto, mentre quello esterno ha una copertina spiovente con conci perfettamente sagomati e connessi mediante tasselli in pietra a coda di rondine.

Il monumento nel 1958 è stato sottoposto a tutela e dichiarato di interesse storico ed artistico ai sensi della legge nr. 1089/1939.

Un corpo di fabbriche per la maggior parte dirute era annesso al tratto di muraglia compreso tra la Porta Marina e l’immobile pluripiano di via Ruggero Settimo. Addossato all’angolo interno del Portale era l’unico corpo edilizio a due elevazioni con una fronte scandita da aperture con cornice in pietra. Il cantonale a nord-est di questo fabbricato presentava addentellati per la successiva ammorsatura di nuove pareti, mentre un ampio fornice a sesto ribassato in pietra arenaria, ricavato nella muratura trasversale al muraglione. comunicava la cellula d’angolo con il fabbricato successivo, ad un solo piano fuori terra. I fabbricati fin qui descritti appartenevano al Cavaliere, lmpellizzeri.

Il corpo di fabbriche sulla via Ruggero Settimo si chiudeva con un fabbricato ad una elevazione con copertura a tetto destinato a garage. La ricerca da me condotta sulle planimetrie catastali, seppur limitata al periodo che va dalla fine dell’Ottocento ad oggi, mi ha informato sullo stato.

La geometria particellare del catasto del 1875 riporta la muraglia della nuova “Porta «di Mare”, poi demolita, le mura con il varco della Porta Marina, alcune particelle a ridosso del baluardo di Viale della Marina ed in particolare evidenzia una particella posta in corrispondenza della scala di accesso alle mura a forma di L e graffata alla muraglia.

Una successiva planimetria catastale dei primi anni del Novecento non registra la particella ad L precedentemente descritta, né le mura, e mostra una maggiore frammentazione della proprietà lungo la muraglia.  Per altro, alcuni progetti inerenti ad interventi edilizi proposti sugli immobili annessi alla Porta Marina, mi hanno permesso di conoscere il loro stato e la loro consistenza edilizia alla data di redazione dei relativi progetti. Così il Soprintendente di Siracusa, in data 13 Marzo 1930 scrive al Soprintendente all’arte medievale di Palermo, A fiando della Porta di Mare di Siracusa sorge un corpo «di vecchie casette a pianterreno che il proprietario Cav. Giovanni Impellizzeri ha divisato «di demolire, onde erigere neli’istesso una nuova casa a scopo d’abitazione, con uno o più piani superiori. (…) La nuova costruzione, come ho detto, dovrà occupare l’area risultante della demolizione «di detto corpo «di case, ma è in facoltà del proprietario «di estenderne la superficie nella striscia «di suolo pubblico (…), nonché nel bastione moderno contiguo ad ovest; striscia «di suolo pubblico e bastione purtroppo «ceduti in vendita al Cav. Impellizzeri dalle passate Amministrazioni Comunali”. Quindi l’intero corpo di fabbriche prospicienti la via Ruggero Settimo, era costituito da “vecchie casette a pian terreno”.

 Ancora, il Soprintendente di Siracusa in data 17 luglio 1932, scrive al Soprintendente all’arte medievale di Palermo in merito alla Porta di Mare, progetto di assestamento delle adiacenze: “Or è qualche tempo, come cittadino, proponevo che a fianco della Porta di Mare a Siracusa, al posto dove volevasi elevare la casa «di proprietà Impellizzeri, si aprissero «dei passaggi sussidiari per pedoni, utilissimi al traffico (…). Il mio pro­getto fu accettato ed assai ben accolto dalle auto­rità e dalla cittadinanza, tanto più che l’opera si pensava dedicarla alla conseguita Vittoria delle nostre armi nell’ultima guerra mondiale; (…) il Comune intende chiedere il decreto «che dichiari i lavori «di pubblica utilità; e ciò al fine «di facilitare principalmente l’espropriazione della vecchia casa Impellizzeri tuttavia esistente, sebbene in rovina a fianco la porta monumentale”. In data 20 luglio 1932, il Soprintendente all’arte medievale di Palermo trasmette l’intero carteggio relativo al progetto citato alla Direzione generale delle antichità e Belle Arti di Roma e così scrive: “Il Municipio «di Siracusa, allo scopo «di dare sfogo al transito cittadino, per il «quale è ormai deficiente la Porta cosiddetta «li Mare, ha presentato, per essere vistato «da questo Ufficio, un progetto di massima col quale si prevede l’abbattimento della Casa Impellizzeri che deturpa il Paramento inter­no adiacente al portale suddetto, e la formazione nelle risvolta di detto paramento prospiciente nel Viale Marina «di un passaggio a tre luci che si vuole dedicare alla Vittoria”.

 Il Ministero dell’educazione nazionale, rispondendo alla richiesta dei soprintendente di Palermo in data 16 agosto 1932, così significa: “(…), ritenuto come la porta cosiddetta «di Mare in Siracusa sia dal lato esterno assai interessante, desidererebbe che l’Arch. Agati, pure aprendo nuovi fornici, stu­diasse il modo di conservare la porta originale e dare agii altri fornici aspetto che si collegasse armonicamente all’antica porta”.

L’Arch. Agati (Soprintendente alle Antichità di Siracusa), nel trasmettere il progetto alla Soprin­tendenza di Palermo, così scrive: ” il tipo di pas­saggio pedonale da aprirsi al lato della porta medievale è stato da me modificato tenendo presente le raccomandazioni ministeriali. (…) risulta in modo evidente che la porta del Quattrocento non solo sarà scrupolosamente rispettata, ma essa verrà isolata e posta in condizioni di decoro, men­tre il bastione da demolire onde dare luogo ai tre fornici da me ideati è di epoca recentissima (ultimi del secolo VIII)”.  Venuta meno la funzione difensiva delle mura, queste perdono importanza e su di esse cessa il controllo atto a garantire fasce di rispetto per le operazioni e movimenti di uomini e armi. Analogamente a quanto avvenuto in altre città fortificate, si è proceduto ad un progressivo abbandono della cinta fortificata e alla successiva appropriazione degli spazi interposti, ceduti a privati cittadini dalle amministrazioni competen­ti. Questo graduale processo di privatizzazione ha portato all’impianto di un sistema insediativo seriale, prima di baracche e poi di magazzini e case terrone, disposto lungo la direttrice tracciata dalle mura.

 Così lungo questo tratto di mura, sfruttando resi­stenza di un setto murario, si sono attestate a par­tire dalla fine dell’Ottocento tipi edilizi omogenei, principalmente magazzini e casette ad un piano, che esaurivano il loro rapporto con lo spazio viario attraverso una fronte stradale compatta.