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EZECHIA PAOLO REALE BACCHETTA LA TERNULLO: MAI LETTE TANTE CORBELLERIE GIURIDICHE IN COSI’ POCHE RIGHE

E’ raro leggere tante corbellerie giuridiche in così poche righe come capita nel comunicato stampa nel quale l’on. Daniela Ternullo motiva le sue scelte sulla nuova legge regionale in materia di scioglimento dei Consigli Comunali.

Ho seguito l’intera vicenda perché sono, orgogliosamente, tra i Consiglieri Comunali che, sacrificando la propria posizione, hanno messo in luce l’assurdità di una legge regionale che prevede lo scioglimento di un organo democraticamente eletto, e solo di quell’organo, se vota contro un provvedimento del governo.

E penso di avere sufficiente qualificazione e competenza per poter dire la mia, essendo, a parte altre e qualificanti esperienze, laureato in giurisprudenza, abilitato alla professione di avvocato dal 1985 e avvocato cassazionista dal 1997.

L’on. Ternullo parla di emendamenti incostituzionali senza rendersi conto che la legge, oggi blandamente modificata  anche con il suo voto, è una legge-canaglia, talmente ingiusta che non ne esiste una simile in nessuna parte del mondo: attendo, quindi, che l’on. Ternullo, la quale ha giustamente ricordato che “i cittadini ripongono piena fiducia nella preparazione di chi li ha eletti”, possa illuminarci fornendoci anche un solo esempio nel mondo nel quale quando un provvedimento del governo non viene votato positivamente da un’assemblea elettiva viene sciolta la sola assemblea elettiva e resta in carica il governo.

Quanto alle, decisamente incompetenti, critiche sollevate sulla possibilità di ricorrere all’interpretazione autentica di una norma consiglierei vivamente la lettura delle sentenze della Corte Costituzionale in materia, anche molto recenti, ad esempio quella del 21/07/2020 n. 158.

Scoprirebbe, il deputato che invoca la competenza, che l’interpretazione autentica della norma non solo non è una “arcaica e superata tecnica legislativa del passato”, ma è uno strumento che i giuristi, quelli veri, maneggiano con grande serenità nell’ambito delle regole fissate dalla stessa Corte Costituzionale che legittima tali scelte normative quando la legge di interpretazione “si limita ad assegnare alla disposizione interpretata un significato già in essa contenuto, riconosciuto come una delle possibili letture del testo originario”.

Il che è esattamente quello che era stato proposto nell’emendamento tanto censurato e criticato dall’on. Ternullo, dato che l’inapplicabilità della sanzione dello scioglimento del Consiglio Comunale alla mancata approvazione del rendiconto consuntivo era certamente, ed è tuttora, una delle possibili letture, a mio avviso l’unica lettura doverosa, della norma regionale oggi modificata, tanto che, addirittura, in tal senso è già stata interpretata dall’Autorità Giudiziaria, e precisamente dal Tribunale Amministrativo della Sicilia, Sezione di Catania.

Peraltro, ma per comprendere questo è necessario essere giuristi raffinati e non solo praticoni, laureati o meno, non è certo possibile escludere che proprio la norma della quale l’on. Ternullo aborre l’applicazione retroattiva possa, dalla magistratura, essere ritenuta esattamente, e con probabile sconforto di molti soloni improvvisati,  una norma meramente interpretativa e non innovativa, quale appare essere alla mia lettura.

La verità è che con la nuova legge è stato posto rimedio solo a una piccola parte delle storture presenti, solo in Sicilia, nella normativa sullo scioglimento dei Consigli Comunali e non si è avuto il coraggio di guardare nel suo complesso a un sistema, nato di notte e con votazione segreta, teso a salvaguardare le poltrone dei sindaci a discapito delle regole democratiche e molto generoso con le burocrazie regionali.

Commissariare un Consiglio Comunale significa, infatti, garantire ai Sindaci l’assenza di problemi nell’approvazione degli strumenti finanziari, che in teoria sarebbe la competenza più qualificante riservata ai Consigli Comunali, obbligando i Consiglieri Comunali a votare qualsiasi porcheria sotto minaccia della decadenza, assegnare generose prebende per i funzionari degli assessorati chiamati a svolgere il ruolo di Commissari e creare potere politico gratuito e non democratico ai Commissari stessi e ai politici che li nominano.

L’on. Ternullo non deve certo giustificare le sue legittime scelte: ma saremo noi cittadini a doverle giudicare nel momento elettorale, e certamente lo faremo.

Capisco, quindi, dato che la questione non è solo “filosofica” a Siracusa, uno dei Comuni che hanno avuto il coraggio di mettere la Regione davanti a un problema comodamente sempre eluso, che l’on. Ternullo provi a non perdere voti nel suo collegio elettorale – del quale fa parte peraltro anche il primo firmatario dell’emendamento in favore dei Consigli Comunali e della democrazia, l’on. Rossana Cannata –  provando a nascondere dietro una sua personalissima concezione del diritto le sue scelte squisitamente politiche, ma a volte il silenzio è d’oro e rende più del parlare di argomenti tecnici senza la necessaria competenza ed esperienza.

E questa sarebbe stata certamente una dei quelle volte.

Ezechia Paolo Reale