Politica

VIAGGIO NEI LUOGHI DIMENTICATI, MISTERI CON TINTE DI LEGGENDA

Esistono luoghi umili, ma colmi di un fascino magico, in cui magari ci siamo mossi da bambini, inventando giochi e avventure incomprensibili agli adulti, luoghi a cui ancora pensiamo con un filo di nostalgia, mentre ci diciamo, quanto mi sono divertito!

Esistono luoghi che sono stati testimoni di eventi straordinari, di cui mantengono la memoria, triste o gioiosa che sia, e per questo sono ricordati da tutti, e sempre lo saranno.

Esistono poi luoghi in cui la mano generosa della Natura è stata esageratamente prodiga, tanto da destare l’ammirazione generale, incondizionata e il vanto di chi li abita.

Esistono, infine, luoghi che, dopo aver vissuto momenti vitali, in cui la loro considerazione era alle stelle e il fermento umano tutto teso a magnificarli, hanno poi perso la propria importanza, fino ad essere completamente dimenticati. I motivi sono innumerevoli, a volte inspiegabili, hanno però in comune il risultato, cioè l’abbandono del luogo e il suo oblio. Ed è un peccato, perché l’interesse storico, paesaggistico, archeologico e antropologico di molti di questi siti è indiscutibile.

Diego Barucco ha voluto fare un viaggio controcorrente, teso a inseguire e ritrovare alcuni di questi luoghi, il cui fascino è circondato da un alone di mistero con tinte di leggenda. Il suo coraggio e la sua tenacia sono stati puntualmente premiati dalla riscoperta di un numero elevatissimo di siti, ubicati un po’ in tutta la Sicilia.

Basandosi su testi antichi, come quello dello storico Fazello, che risale alla prima metà del ‘500, sulla memoria popolare e su tutto quello a cui si poteva aggrappare, armato di macchina fotografica, ha cominciato un lungo pellegrinaggio nei posti più scomodi e nascosti dell’isola, muovendosi tra campi incolti, sentieri quasi cancellati, discariche abusive, terreni industriali dismessi, fino a raggiungere i suoi obiettivi.

Grazie a lui, alla sua pazienza, alla sua intelligenza e alla sua testardaggine abbiamo ora una piccola guida con cui ripercorrere i suoi passi, condividere le sue emozioni e le sue fatiche, ammutolire di fronte alla lunga sequenza di tesori dimenticati. E pensare: “mi sembra impossibile che un posto cosi giaccia nella più completa trascuratezza, quando, ripulito, sistemato, riconfigurato nel suo as¬setto naturale potrebbe far rivivere agli appassionati, ai visitatori emozioni forti che il tempo non può cancellare.”

Eppure è così. Sembra incredibile il numero di castelli – di veri e propri castelli – di cui quasi nessuno conosce l’esistenza, e di torri fantastiche, che risalgono ai normanni, al medioevo. Sono spalmati un po’ ovunque, a Pachino, a Licodia Eubea e in svariate altre località. Tra i loro resti si muovono ancora i fantasmi di antichi abitanti, che assistono impotenti al lento sgretolamento di quello che un tempo era una fastosa dimora, un avamposto di guerra, un edifìcio da cui controllare il mare.

Se andiamo ancora più indietro col tempo, beh, viene da mettersi le mani nei capelli, perché i siti preistorici abbandonati sono veramente tanti. Non è facile combattere col senso di frustrazione che nasce nello scoprire che i resti di antichi villaggi di grande importanza, come Stentinello, Castelluccio e Petraro, sono regolarmente lasciati nel più totale oblio. A chi importa se una delle più famose civiltà preistoriche dell’età del bronzo antico si chiama proprio castellucciana, ed è nata proprio qui, a Castelluccio di Noto? Che dolore sapere che tesori simili, a portata di mano, sono invece nel totale degrado. Ci sono poi necropoli a non finire e addirittura una miniera di selce a Comiso, sul monte Tabuto. Non fosse stato per questo lavoro, probabilmente, queste notizie preziose si sarebbero perse.

Barucco ha voluto trasmettere l’amore e l’attenzione per luoghi odorosi di antico, di storia e di leggenda, lasciando percepire la fiducia nella delicatezza di coloro che sapranno all’occorrenza esserne fruitori unicamente contemplativi, nella consapevolezza che bisogna tutelare equilibri resi oggi assai precari dall’incuria umana.

Il libro continua, portandoci alla scoperta di intere città dimenticate, fatiscenti, depredate, ma tra i cui muri calcinati si respira la storia e il terribile terremoto di fine Seicento. Ma non bastano le torri, i castelli, le necropoli, i villaggi preistorici e le città fantasma, abbiamo ancora chiese e oratori rupestri bizantini a riempire le pagine di questo libro.

Dopo averlo letto, di sicuro viene voglia di toccare con mano, di muoversi verso questi luoghi, per commuoversi, forse anche per arrabbiarsi, ma soprattutto per poter dire: “Ci sono stato anch’io. E lo ricorderò per sempre!”

Giuseppe Ansaldi

Ambientalista