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OGGI I VECCHI PESANO, NON C’E’ PIU’ IL RISPETTO DI UNA VOLTA

E il vecchietto dove lo metto? In questa società che corre veloce, non c’è posto per i vecchi che si ritrovano soli e  senza speranza. Non è vero che i vecchi sono una risorsa, o meglio lo sono fino a quando stanno bene, fino a quando sono autonomi, fino a quando aiutano i propri figli, fino a quanto accudiscono i nipoti. Ma diciamola tutta, quando subentrano malattie e quando non sono più autosufficienti, quando devono essere accompagnati dai medici, quando non ricordano più, quando deve essere cambiato loro il pannolone, ecco allora i vecchi diventano un peso e si sente tutta la forza della loro assenza,  tutto il peso della loro età, tutto il peso dei loro problemi che sono poi i problemi dei figli e, per accudirli come si conviene, non ci sono figli che bastino. La scelta del vocabolo vecchio, non è a caso. Il termine vuole indicare uso, logorio, deperimento  proprio della condizione di chi si è consumato lentamente nella vita e lentamente si sono usurate tutti i meccanismi, tutte le funzioni vitali. Il vecchio non produce più. I vecchi, nessuno li vuole. Sdentati, dicono cose senza senso. Non hanno più un corpo, ma solo ricordi sbiaditi che si librano nell’aria  fino a confondersi,  fino a scomparire e poi si dileguano mestamente. E quella memoria che appartiene all’anima, svanisce.

Soli. Attendono soli nella loro casa  la telefonata del figlio. Soli con gli occhi pieni di nostalgia per una  giovinezza andata e nel frattempo aspettano. Soli, in compagnia della tv e nel frattempo aspettano. Soli, mentre mangiano e aspettano pazientemente quel figlio che appare per un fugace saluto e come una meteora fugge via. E cosa fa la nostra civile società, distratta e antilogica  come non mai?

   La condizione degli anziani è una posizione scomoda, ci si arriva velocemente ed è difficile da accettare e non si comprende perché, dato che è uno stato che riguarda tutti, poco si  fa per rendere questo periodo finale più agevole.

Si pensa  che il problema “vecchiaia” non arrivi mai, che riguarda solo gli altri, una condizione lontana, per cui risulta vano e superfluo pensare a dei provvedimenti mirati a garantire interventi idonei per assicurare un sereno giolito. L’Italia è un paese di vecchi dovuto non solo all’aumento dell’età media di vita, ma anche perché diminuiscono sostanzialmente le nascite.

Lo stato sociale italiano è molto distratto e scommette poco negli anziani, non sono sufficientemente garantiti l’espletamento dei loro bisogni primari, lo dimostra il fatto che le cosiddette “residenze”, un tempo ricovero per anziani o case di riposo o ancora ospizi, sono strutture perlopiu’ gestite da privati, dal costo sostenuto e dai servizi spesso discutibili. Allora che ben vengano le residenze per anziani, o come si vogliono definire, che non siano però meri ricoveri, ma centri attivi con terapie riabilitative e momenti ricreativi, oppure che venga attuata e assicurata un’assistenza domiciliare proficua concreta e continua. Il riposo imposto dalla vita deve essere distensivo perché, non dimentichiamo, noi siamo i vecchi di domani. Ovidio chiosava: grande era un tempo la riverenza per il capo canuto. E oggi? In questo mondo sempre più tecnologicamente avanzato, il vecchio non trova la sua dimensione, non ha un posto e anche se la trova,  appare spaurito e incerto ad affrontare un mondo che corre per lui troppo veloce. E rimane sempre più solo. Senza sogni e senza speranze.                              Graziella Fortuna