RICORDO DEL SINDACO SALVO BARBERI, DETTO AQUILA UNO
Intanto Salvo Barberi era una persona simpatica. Negli anni trascorsi insieme è stato divertente, un uomo con cui si stava bene insieme. Ne ha dette e fatte tante. Chi come me lo conosceva bene potrebbe scrivere un elenco lungo un chilometro. Lo ricordo come segretario provinciale giovanile del Msi durante una delle solite “litigate” fra fascisti e comunisti in Ortigia. Salvo, bianco in viso, si rifugiò al bar Viola sostenendo che un vecchio comunista lo aveva minacciato pistola in mano. Poi diventò moderato, ma sempre a modo suo. Andava in giro con quel cap-potto lungo fino alle scarpe (era in uso al tempo) e con due alani che erano grosso modo della sua stessa altezza. In effetti non temeva nulla, ma gli piaceva questo look, gli piacevano i cani, e sì, gli piacevano anche le persone. Nella Dc era andreottiano con l’amico di una vita Gino Foti e quando Salvo si incacchiava di brutto nelle lunghissime e defatiganti riunioni di corrente, Foti lo ammansiva con la battuta giusta al momento giusto: “lasciali stare” diceva Foti “ quelli sono democristiani. Poi noi (ex fascisti) parliamo per conto nostro. Tranquillo”.
Ma Salvuccio tranquillo lo era da sempre, gli piaceva la politica, ma gli piaceva soprattutto l’amicizia, il poter stare con gli amici, il poter fare politica assieme. Da sindaco di Siracusa ci sono tanti aneddoti che si potrebbero raccontare, Salvo, ripeto, era un simpaticone. Mi è rimasto impresso quello che voglio chiamare “Aquila Uno”. Allora come ora, il sindaco era sostanzialmente il primo referente dei vigili urbani e con Barberi sindaco era comandante dei vigili Ideo Militello, conosciuto dai suoi come Aquila Uno a livello di contatti tramite ricetrasmittente. Barberi non appena eletto comunicò a Militello che lui diventava Aquila Due visto che Aquila Uno non poteva non essere il sindaco e quindi lui stesso medesimo. Fatto questo, Barberi decise di mettere sotto torchio i vigili e fra i turni 24 ore su 24 che dispose ci fu anche la presenza di una pattuglia motorizzata alla Marina per evitare il proliferare di teppistelli in moto. Un lunedì pomeriggio, alle 14, 30 circa, Barberi sentì sulla ricetrasmittente che appunto i due vigili di servizio alla Marina si lamentavano: “Questo cavolo di sindaco che ci condanna qui anche di pomeriggio è proprio una disgrazia”. Barberi sentì le parole e premendo la sua ricetrasmittente urlò a muso duro: “State attenti, Aquila uno vi ascolta”. Non prese provvedimenti disciplinari perché era un buono, anche se quei vigili urbani erano di pasta diversa, e migliore, rispetto a molti di quelli di oggi. Salvo non è più con noi da 12 anni, a Siracusa un simpatico in meno e tanti antipatici in più. Così è la vita.