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PINO APRILE: SE L’ITALIA SMETTESSE DI FREGARE IL SUD, NEL GIRO DI POCHI ANNI DIVENTEREBBE LA PRIMA IN EUROPA

Tra i tanti temi che la pandemia da coronavirus ha fatto emergere, quello della differenziazione tra Nord e Sud Italia sembra avere toccato un nervo già scoperto da tempo. Dalle dichiarazioni del sindaco di Milano Giuseppe Sala sulla introduzione delle gabbie salariali agli incentivi economici delle Università meridionali per frenare la fuga di cervelli verso le regioni settentrionali, le accuse di una disparità nazionale sembrano non essersi arrestate neanche di fronte ad un’epidemia globale. L’emergenza sociale del Paese va quindi a sommarsi a quella sanitaria, tra polemiche e dibattiti che da secoli non trovano una via di uscita. Il Covid ha provocato così uno tsunami in un mare già agitato dalla politica e dalle istituzioni contribuendo ad una serie di reazioni a catena. Tra le voci più attive troviamo quella dello scrittore e giornalista Pino Aprile, fondatore del Movimento 24 Agosto e reduce dal suo ultimo libro Il male del Nord. Perché o si fa l’Italia da Sud o si muore. Al Riformista, ha fatto il punto sulle questioni che hanno coinvolto l’opinione pubblica da Nord a Sud durante il coronavirus e soprattutto sul post-epidemia.

Pochi giorni fa in una diretta social il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha dichiarato di voler introdurre le gabbie salariali salariali differenziando le retribuzioni nel settore pubblico tra Nord e Sud. Per lui “è chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso”

E’ una colossale sciocchezza, è giusto che non guadagnino la stessa cifra. Il dipendente pubblico di Reggio Calabria dovrebbe guadagnare di più. E’ un fatto noto, e stupisce che il sindaco di Milano non lo sappia, e se lo sa fa finta di non saperlo. Il motivo è semplice: per i furti che hanno subito gli enti pubblici meridionali e il Sud in generale. Basta vedere come sono investite in maniera disuguale le risorse pubbliche; nella sola Lombardia circolano più treni che in tutte le regioni del Sud messe insieme. E questo dipende solo dal fatto che i soldi pubblici sottratti al resto del Paese sono concentrati in una sola Regione. In particolare i fondi per la solidarietà orizzontale, ovvero la ripartizione dei fondi tra i comuni in modo da assicurare che tutti i cittadini italiani abbiano un livello minimo di servizi pubblici, cioè al di sotto del quale si scende nell’inaccettabile, sono stati sottratti al Sud con dei veri e propri trucchi e carte false. In pratica, nella Commissione Parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale si sono calpestate leggi e la stessa Costituzione affinché ai comuni del Sud l’ordine corrisposto ammontasse solo al 45,8% dei fondi che dovevano ricevere, inizialmente in maniera provvisoria per il solo 2015 per poi diventare definitivo. Il che significa che ai comuni del Sud sono stati sottratti più della metà di quei fondi. Questo comporta che i comuni del meridione per assicurare il minimo dei servizi ai propri cittadini, non ricevendo quei soldi che sono stati rubati (termine volutamente usato in quanto sono stati fatti ricorsi alla magistratura da un centinaio di comuni del Sud per tornare in possesso delle somme rubate) sono stati costretti ad aumentare le tasse. E qui c’è l’assurdità: siccome lo Stato italiano deruba i comuni più poveri, questi devono imporre ai cittadini le tasse più alte d’Italia per avere i servizi peggiori.  Il comune italiano dove si pagano le tasse più alte è Reggio Calabria e stupisce che Sala non lo sappia. Inoltre il numero di dipendenti pubblici di un comune è legato da una norma al bilancio del comune, per cui se lo Stato ruba i soldi ai comuni questi hanno un bilancio più basso e può assumere meno persone. Questo si traduce nel fatto che i dipendenti dei comuni del sud devono fare un lavoro che è almeno tre volte maggiore a quello dei loro colleghi dei comuni ricchi. La ragione per cui un dipendente comunale di Reggio Calabria dovrebbe guadagnare di più è questa e Sala con questa sua uscita conferma un’orrenda linea del Pd che vuole rubare lo spazio razzista alla Lega.

Cosa significa?

Il Pd ruba gli argomenti, si fa per dire, alla Lega. E’ la linea di partito che è razzista, esattamente come quella del Carroccio. La Lega con il suo razzismo anti-meridionale, come ha dichiarato Roberto Maroni, conquistava voti. Oggi assistiamo a Bonaccini che dice “prima il nord” con la solita moneta falsa del “noi siamo la locomotiva”. Sì, che ha portato l’Italia a sbattere contro un muro, e non mi riferisco solo all’emergenza coronavirus. Il potere padano ha concentrato le risorse pubbliche in poche regioni del nord. L’ente di Stato conti pubblici territoriali, che quindi è una fonte inattaccabile anche perché è tutto di dominio pubblico, dimostra che fine fanno i soldi di tutti i cittadini italiani. Nel rispetto delle norme, ai cittadini del Sud dovrebbe andare una somma pro-capite, ma è stato documentato che per almeno 10 anni (anche se il sistema va avanti da sempre), ai cittadini del Meridione sono stati rubati più di 70 miliardi di euro all’anno che sono stati invece dirottati al Nord. L’economia del Nord è diventata ormai quella di consumare la cassa comune. Da quando è entrato in vigore l’euro la crescita in Europa nei paesi dell’euro è stata del 18 %. La crescita media dell’Europa è stata del 23 %, la crescita dei paesi no-euro è stata del 38%. L’unico Paese che ha visto una crescita ferma è l’Italia, che è passata dallo zero al niente. Questo vuol dire che la famosa locomotiva padana è inchiodata sui binari. Infatti il terrore della classe dirigente del Nord è di dover rendere conto di tutto questo, non può più mantenere quel tenore di vita se non sottraendo risorse che spettano al resto del Paese. Ciò è stato dimostrato e documentato da Adriano Giannola, presidente dello Svimez, il quale dice che l’economia italiana si è ridotta a spostare risorse da Sud a Nord. Per questo, tentano di rubare tutto il rubabile. Così abbiamo Sala che dice che non è giusto che guadagnino lo stesso stipendio. Esattamente le stesse dichiarazioni che fece la candidata leghista alle presidenziali della Toscana, Susanna Ceccardi, la quale affermò che i medici calabresi dovrebbero guadagnare di meno dei medici del Nord. Qual è la differenza da Sala? Nessuna.  Nel 2018 quando stava per essere erogata l’autonomia differenziata, che fortunatamente fu bloccata da una vera e propria rivolta civile meridionale, e non solo, i consiglieri regionali del Pd di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna fecero un documento congiunto per chiedere che il Partito Democratico nazionale appoggiasse l’autonomia differenziata portata avanti da Salvini. C’è un partito unico del Nord, Pun, che ha il solo scopo di saccheggiare le risorse di tutto il Paese e concentrarlo in poche regioni del Nord. Qual è la differenza tra Lega e Pd del nord? Nessuna. In questo, il Pd riesce a battere persino la Lega.

Nel periodo post-Covid il governatore Attilio Fontana ha dichiarato che la Lombardia per anni ha trascinato l’italia sollecitando il Governo a ”destinare più attenzioni e risorse certe alla Lombardia, se vuole davvero rilanciare l’economia del paese’…

Questa storia va avanti da poco dopo l’Unità d’Italia, quando grandi meridionalisti e unitaristi come Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini, Francesco Saverio Nitti, Ettore Ciccotti, per citarne alcuni, dicevano che quello che stava accadendo avrebbe rovinato il Paese perché la sottrazione di fondi pubblici per spenderli solo al Nord, convincerà gli italiani del Settentrione ad essere più bravi e dimenticheranno da dove deriva quella ricchezza. Esattamente quello che è avvenuto e sta avvenendo tuttora. Dare in gestione centinaia di milioni di euro a Fontana con quello che hanno combinato durante il periodo del coronavirus mi sembra assurdo. Mi riferisco in particolare all’ospedale Covid costruito alla Fiera di Milano costato circa 25 milioni di euro per assicurare qualche posto letto dopo due mesi, mentre a Bergamo costruivano un ospedale in otto giorno nonostante il tentativo della regione Lombardia di bloccarlo e a Napoli è stato costruito in 30 ore l’ospedale Covid con 72 posti costato solo 7 milioni. Francamente, non darei un euro a Fontana o a Giulio Gallera, assessore alla sanità e il welfare per la regione Lombardia. Ma voi affideresti dei soldi a Gallera, vi fidereste del suo operato? Ricordiamoci delle conferenze stampa di Fontana tutti i giorni in piena pandemia, manco fosse Trump, mentre il Presidente del Consiglio trasmetteva le dirette online.

Nel suo ultimo libro affronta il tema della differenza tra Nord e Sud, messa in evidenza dal periodo della pandemia da coronavirus. Con il Covid infatti si è riscoperta la divisione nazionale, al contrario, ora sono i settentrionali ad essere discriminati. La storia si riscrive al contrario?

No, c’è stato un solo caso in cui sono stati rispediti dei turisti provenienti dalle zone del Nord ed è successo a Ischia. Parliamo di un’isola che vive di turismo e che ha circa 30 posti letto per 60mila abitanti. In piena epidemia sono arrivati dei turisti lombardi non controllati e gli ischitani hanno chiesto che fossero fatti degli accertamenti sulla possibilità di contagio. Il prefetto ha imposto che i turisti potessero liberamente circolare sull’isola, per poi scoprire che erano positivi. Chi aveva ragione?

Dunque non era discriminazione, ma stavano proteggendo l’isola…

Non solo. La gestione dell’epidemia tra regioni del Nord e il Governo succube di quelle regioni è stata fatta in modo che per ben tre volte sono stati permessi esodi per un totale di centinaia di migliaia di persone dalle aree infette a regioni indenni con un’esportazione di Stato della pandemia. Perché queste persone erano controllate solo all’arrivo e non alla partenza? Nella gran parte dei casi erano meridionali andati al Nord per lavorare o studiare e che nel periodo dell’isolamento non potevano né lavorare, né studiare e né sostenere le spese in città costosissime. A quel punto in un Paese normale sarebbero stati fatti dei controlli per appurare se fossero contagiati o meno prima di dare il via libera. Se fosse stato il contrario, cioè se l’epidemia avesse avuto come epicentro il Sud e dalle zone meridionali si fossero riversati al Nord, cosa avrebbero fatto? Per fare un esempio, nel 1973 i napoletani non furono accettati perché c’era il colera. La malattia venne debellata in sei settimane, a Barcellona ci misero due anni. Ci furono 24 morti, ma i napoletani vennero cacciati dagli alberghi, nella riviera ligure per citare un esempio, nel mondo di calcio ci si rifiutava di giocare con squadre del Sud. E da 47 anni si insultano i meridionali chiamandoli colerosi. Di questo, Matteo Salvini ha una condanna per razzismo. Cosa avrebbero dovuto fare i meridionali, se fossero stati della stessa pasta, con un’epidemia che ha fatto quasi 17mila morti nella sola Lombardia? In più, sempre al Nord sono apparsi degli striscioni con cui si ringraziava il coronavirus per aver fatto andare via i terroni dalla Padania.

Infatti sono molti i meridionali che studiano nelle regioni del Nord. In Sicilia la giunta regionale offre 1.200 euro a ciascuno studente che rientra a frequentare l’università da altre regioni. All’Università di Palermo l’iscrizione è addirittura gratuita, almeno per quest’anno. Sulla stessa linea la Puglia, che vuole azzerare le tasse per chi torna, anche dall’estero. Il Nord però non l’ha presa benissimo…

Il Nord è abituato a fare di peggio. La Gelmini, quando era ministro dell’Istruzione, avviò una serie di criteri per stabilire quali erano le università migliori e da premiare. Questi furono approvati anche dai successivi governi. Il Decreto Carrozza, entrato in vigore con il governo Letta, stabilisce che devono essere avvantaggiate le università migliori, che sarebbero più ricche, quelle che fanno pagare le tasse più alte agli studenti, o i cui laureati riescono ad essere assunti nel raggio di 100 chilometri dall’università. E cosa c’entra il prestigio dell’università? Significa solo che il territorio è più ricco. Alla stessa maniera le università del Sud sono state letteralmente depredate dalle risorse, studenti e docenti, e impoverite. Dal Corriere della Sera si chiedeva la chiusura delle università di Bari, Campobasso e Messina calpestando ogni criterio di equità. Non solo, ma era previsto che le università del Sud non fossero Research University, perché quelle dovrebbero stare solo al Nord. In più, con i soldi di tutti, sono stati fatti dei centri di ricerca di eccellenza in Italia, uno a Genova, Istituto Italiano di Tecnologia, e l’altro a Milano, lo Human Technopole, che da solo assorbe più soldi che sono di tutti i fondi dei centri di ricerca. Dov’è la bravura di Genova e Milano nell’avere, con i soldi pubblici, questi centri di ricerca? Negli altri Paesi queste strutture si usano per bilanciare le condizioni del Paese. Ad esempio, l’Alta Velocità della Spagna è partita dal Sud, ossia dalle zone più povere, per poterle allineare a quelle più ricche. Mentre in Italia l’Alta Velocità è un privilegio dei più ricchi con i soldi di tutti. Quindi, l’iniziativa delle università del Sud è sacrosanta.

Nel suo libro lei ha spiegato che il Sud è la soluzione, non il problema. In cosa consiste questa soluzione?

Non lo dico io che il Sud è la soluzione ma il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea e l’analisi di uno stuolo infinito di analisti ed economisti. Per citarne uno, L’economia reale nel Mezzogiorno a cura di Alberto Quadro Curzio e Marco Fortis, nel quale è spiegato che se l’Italia smettesse di ostacolare lo sviluppo del Sud, in pochi anni il nostro Paese diventerebbe il primo in Europa superando la Germania e probabilmente il primo al mondo. Ogni volta che si danneggia il Sud, tutta l’Italia viene danneggiata mentre sembra che alcuni ne traggano vantaggio.

Roberta Caiano

Il Riformista