PERCHE’ LA CHIESA NON CI DIFENDE DALL’ISLAM? AVEVA RAGIONE ORIANA FALLACI?
Qualcuno, come fece Oriana Fallaci, ancora si chiede perché la Chiesa non prenda posizione netta nei confronti dell’islam. Come ha fatto per secoli. Già, perché se non siamo tutti musulmani lo si deve proprio alla Chiesa.
Fu grazie alla sua insistenza se nel 1098 partirono le Crociate, quando l’imperatore bizantino, disperato, chiese aiuto ai fratelli cristiani d’Occidente; fu il papa Urbano II a sbottare, a Clermont, nei confronti della litigiosa nobiltà feudale: signori, se proprio avete voglia di menare le mani, perché non andate a farlo in difesa dei fratelli d’Oriente? Il papa, in quell’occasione, snocciolò le atrocità commesse sui pellegrini cristiani. E fu ascoltato. Fu un altro papa, san Pio V, a metterci i denari e la tessitura diplomatica necessaria quando si trattò di organizzare la spedizione di Lepanto nel 1571. Un secolo prima, la liberazione di Belgrado fu dovuta ancora alla Chiesa, che tassò tutto il clero per radunare un esercito cristiano. E fu un suo uomo, il francescano san Giovanni da Capestrano, a galvanizzare la raccogliticcia armata e a permettere a Janos Hunyadi la vittoria. Quel giorno lo si festeggia ancora, è il 6 agosto, festa della Trasfigurazione (istituita per simboleggiare la gioia che “trasfigurò” il volto dell’Europa), ed è da allora che le campane di tutta la cristianità suonano a mezzogiorno.
Nel 1683 fu ancora un papa a liberare Vienna dall’assedio maomettano (Vienna, nel cuore dell’Europa), svenandosi finanziariamente (l’imperatore austriaco, Leopoldo, non aveva uno scellino). E ancora un francescano, il b. Marco d’Aviano. Questo, mentre la Francia di Luigi XIV trescava col turco (non era una novità: nel secolo precedente il francese Francesco I lo aveva già fatto contro l’imperatore Carlo V). Ai francescani è affidata la Custodia della Terrasanta perché il loro è stato il tributo di sangue più alto nel rapporto con l’islam. I primi cinque ammazzati (i cosiddetti Protomartiri francescani) stavano appunto predicando in Marocco. Fu vedendo i loro cadaveri che l’agostiniano portoghese Fernando de Bulhões decise di farsi francescano col nome di Antonio di Padova (sì, proprio lui), e solo la malaria lo indusse a rinunciare alla missione nell’Africa musulmana.
Lo stesso Francesco d’Assisi provò tre volte a recarsi personalmente in terra islamica. La terza come cappellano della Quinta Crociata. Qui sfidò il sultano Malik al Kamil all’ordalia del fuoco, per vedere chi aveva ragione tra Cristo e Maometto (ma i mullah prudentemente rifiutarono). Il padre del “dialogo” cristiano-musulmano è ancora un francescano, il b. Raimondo Lullo (Ramón Llull), spagnolo. Ex militare, nel XIII secolo fondò una scuola in cui i francescani studiavano l’arabo e il Corano, appunto per cercare un contatto tra i due mondi. Ma, dopo una vita passata ad analizzare l’islam e gli islamici (Lullo è considerato uno dei maggiori eruditi di tutti i tempi), concluse che con quelli non c’era modo di ragionare e girò per i concili predicando la crociata definitiva, per la quale auspicava la fusione di tutti gli ordini monastico-militari. Morì in Africa, lapidato indovinate da chi.
Potremmo andare avanti con gli esempi storici per un libro intero, ma non c’è lo spazio.
La Chiesa, domatrice di popoli, è riuscita ad ammansire gli unni e i vikinghi, i magiari e persino i vandali. Ma non ha mai, dico mai, concluso granché con gli islamici. Infatti, dal secolo VII la condizione permanente, a parte intervalli più o meno lunghi, è il conflitto. Lo dice la storia, non noi. Tornando alla domanda iniziale, come mai oggi la Chiesa cerca disperatamente il dialogo, pur sapendo che è un dialogo, sì, ma tra sordi? Perché non c’è più una cristianità. Anzi, non c’è più un Occidente. Le uova di drago seminate dagli –ismi (cominciando dall’Illuminismo e finendo col Comunismo) hanno lasciato l’ex Occidente in braghe di tela, e i papi da oltre due secoli sanno bene che nessuno muoverà un dito per soccorrere quei poveri disgraziati che confessano Cristo (di nascosto, naturalmente) nei luoghi dove i musulmani comandano. Ogni parola “sbagliata” del papa può costare la pelle a migliaia di cristiani, e nessuno nell’ex Occidente farà una piega. Sarà già tanto se qualche giornale ne parlerà in un trafiletto in una pagina interna. Dunque, la Chiesa deve trattare con i guanti ayatollah e imam, mullah e muftì, sperando nella loro benevolenza. Purtroppo la sorte ha voluto che su quasi tutto il petrolio mondiale stessero seduti proprio i seguaci del Profeta, ai quali farebbero un baffo eventuali sanzioni economiche. Da qui il “dialogo”.
Rino Cammilleri