Politica

NEL MEDITERRANEO STORIE DI ORDINARIA FOLLIA DI UOMINI INETTI IN CERCA DI RISCATTO

Il Mediterraneo ha tante storie da raccontare e ha ancora tante pagine da scrivere. Le sue  acque hanno manipolato le decisioni dei popoli, hanno orientato scelte, sfruttato risorse, indirizzato coscienze, ha nelle onde tracciato capitoli di testimonianze e di civiltà. Ma ha anche separato, diviso, selezionato. Il Mediterraneo centro del mondo, principe di cultura, luogo di arrivi e di partenze. Le sue acque  parlano di fatti, di vita e di morte, di paure e speranze. Le sue acque si sono confuse, coniugate, mescolate per l’illusione di una vita migliore, ma hanno anche  seppellito ogni abbaglio facendo naufragare i sogni di persone che avrebbero voluto solcare la chimera della fortuna.

 Il Mediterraneo è questo e racconta sempre e ci stupisce sempre di più con gli sbarchi degli extracomunitari che si susseguono diuturnamente senza sosta. Un grido di disperazione o scelte politiche? Continuiamo a far finta di aiutare o continuiamo ad essere fagocitati in quel sistema di politica dissacrante, dove a guidare il destino sono coloro che siedono saldi e imperterriti sulle proprie poltrone.

Destra, sinistra, maggioranza, opposizione, che importa? In teoria, ad ogni problema esiste una o più soluzioni. E quando queste non si trovano, è perché non conviene a nessuno trovarle. E così passano gli anni. Ma i morti, quelli no che non si possono dimenticare. I morti ci sono o sono un errore di calcolo? Uno sbaglio di percorso? Il Mediterraneo ha la sua storia e non sempre è una storia pulita.  Quel Mediterraneo, crocevia di culture, nonostante tutto, sta raccontando storie di ordinaria follia di uomini inetti che cercano un riscatto. Alcuni lo trovano, altri continuano miseramente ad arricchire le tendopoli delle periferie, alla mercé di un governo tutt’altro che sordo e cieco, ma che continua ad elargire finanziamenti, abbondantemente ed inutilmente. Ogni immigrato deve essere accolto nutrito, curato e mentre il solito governo di turno cerca pseudo soluzioni, l’immigrato si dà da fare incrementando le file della piccola criminalità, oppure stazionando fuori dai supermercati sperando nella generosità di qualche passante. Questa emergenza non è italiana, non può essere una questione politicizzante, ma europea e l’Europa non può rimanere immobile dinanzi  a un flusso emigratorio di portata pantagruelica, oggetto di una politica dissacrante. Non deve essere privilegiata la concezione utilitaristica della vita, ne’ una concezione di massificazione. Occorre semplicemente sviluppare una coscienza che implichi la cooperazione, il sostegno, l’apporto di tutti con azioni pragmatiche che diano certezze.

Una soluzione olistica comunitaria che impegni  più fronti europei perché l’Italia non può trasformarsi in un unico grande campo profughi, con l’Europa che sta a guardare, mentre gli italiani elemosinano qualche miserabile aiutino. Ma per questo forse, mancano i politici con gli attributi giusti! Ci sono troppi interessi economici da spartire per fare una buona politica generalizzante ed è per questo che i viaggi della “speranza” continuano ancora. E non ci resta allora che guardare il nostro Mediterraneo con gli occhi del passato, quando era via strategica, centro dello sviluppo economico e quando aveva un ruolo imponente di scambio tra oriente e occidente. Fernand Braudel, storico francese, definì il Mare Nostrum “…mille cose insieme”. Aveva proprio ragione! Nelle more stiamo a guardare!

Graziella Fortuna