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LO IACONO: CHI AMMINISTRA E’ SCARSO. PER FORTUNA LA PRESTIGIACOMO HA FATTO TOMBOLA SUL NUOVO OSPEDALE

Marcello Lo Iacono, ad agosto inoltrato del 2020, qual è la tua fotografia di Siracusa?

Una casba.

Nulla della Città che è nell’immaginario collettivo mondiale.

Nulla di quella Città che fino a pochi decenni fa si era stretta attorno alle Lacrime della Madonnina.

Nulla di quella città dove illustri figli sono stati esempio per le altre comunità.

Nulla di quella Città che il mondo imparava a conoscere dai testi antichi.

Nulla di quella Città la cui umanità si scopriva tra i suoi vicoli.

Nulla di quella Città a misura d’uomo che avremmo voluto consegnare alle nuove generazioni.

Il sindacato siracusano sta bene, ha un po’ di febbre, sta zitto su tutto quello che non si fa per strategia o per il caldo?

Né per l’uno, né per l’altro. Il Sindacato, che fin dalla sua nascita ha difeso i lavoratori occupati, è stato determinante per la loro crescita civile, sociale e professionale e questo grande risultato è culminato nell’approvazione dello Statuto dei Lavoratori. Ma con la marcia silenziosa dei quarantamila e la fine degli anni di piombo si è chiuso il ciclo ascendente e da allora è stato sempre un arretramento causato, a parer mio, dalla estrema politicizzazione della loro azione, dalla “spartizione” dei lavoratori e dei settori del mondo del lavoro e dall’occupazione sistematica di tutti i posti di sottogoverno elargiti nella fase della Concertazione, a cominciare dalla Presidenza dell’Inps.

Oggi è difficile recuperare sia perché il mondo del lavoro non ha più confini stabili sia perché le grandi imprese hanno messo in campo politiche “ricattatorie” che tengono ai margini il Sindacato. Ma soprattutto perché la gente si è abituata al lavoro nero, precario e sottopagato pur di sopravvivere, e questo è un terreno dove il Sindacato non ha mai avuto un impegno deciso. Lo si vede dalle condizioni disumane dei lavoratori agricoli stagionali, quasi tutti di colore, o di gran parte di coloro che sono occupati nel settore turistico e dell’accoglienza dove la voce del Sindacato è stata sempre debole. Manca una nuova strategia di fondo, unitaria, che riporti al centro i diritti ed i doveri della classe lavoratrice riappropriandosi del coraggio delle scelte e della lotta abbandonando la comoda rassegnazione del galleggiare a vista.

E sarà sempre peggio.

Siracusa non riesce ad avere una competizione elettorale trasparente. Prima le firme false di Garozzo poi i brogli elettorali di Italia. Sulle firme false c’è un processo in corso, sui brogli commissione prefettizia e Tar li hanno riconosciuti mentre per il cga non è successo nulla. Quindi?

Siamo abituati da diversi anni a parlare male dei nostri Amministratori per poi fare la fila per andare a votarli.

Prima vi era un rispetto sacro della Buona Amministrazione; chi vi era delegato temeva sempre di essere messo sotto accusa, davanti alla Città, da parte della minoranza che aveva uomini ed argomenti validi. La stampa registrava con lealtà questa competizione e la Città partecipava al dibattito per risolvere le problematiche. Si valutavano i nostri parlamentari dai finanziamenti che riuscivano a portare in Città e per le opere che riuscivano a realizzare. Poi vennero la Cassa del Mezzogiorno, le mazzette, i finanziamenti ai Partiti ed allora le competizioni elettorali si vincevano distribuendo prebende e posti di lavoro ai clientes. Si cambiava casacca, partito o corrente come l’acqua fresca pur di non perdere potere e visibilità. Questo continua ancora adesso, in uno stile più ridotto, ma con la stessa presa per il culo.

Non è lontano il tempo in cui un Sindaco diceva che la prima cosa che avesse fatto appena eletto sarebbe stato rompere il contratto con l’Ast che è invece ancora lì ad arrancare per dare una parvenza di servizio. 

Non è lontano il tempo in cui un Sindaco diceva che la prima cosa che avesse fatto appena eletto sarebbe stato dedicarsi alle periferie, (pardon non vuole che le chiamiamo periferie ma l’anima dei luoghi!) e difatti ancora oggi una gran parte dei Cittadini che le abitano non ha né le fogne ne l’acqua potabile ma solo qualche murales in più.

Non è lontano il tempo in cui un Sindaco divenne componente del CGA (Consiglio Generale Amministrativo) della Sicilia, un organismo politico dove  dovrebbe elargire giustizia, magari contro quelli stessi che lo hanno nominato. Uno degli attuali componenti, quando era Presidente della Regione, ne aveva proposto addirittura la soppressione.

Non può essere così una cosa seria!

Penso che le conclusioni il Sindaco attuale le abbia tirate già e se resta al suo posto vuol dire che lo fa per non lasciare la Città senza un’Amministrazione adeguata. Resta da capire solo per chi è adeguata. Lo scopriremo presto perché adesso è solo al comando e non può più nascondersi dietro la mancanza di una sua maggioranza o dietro qualche Assessore riottoso.

Il Re è nudo ma per fortuna c’è chi pensa di portarselo in Parlamento.

Cinque anni di amministrazione Garozzo Italia Coppa, già due anni di Italia Coppa Garozzo. I risultati?

I risultati verranno quando si saranno completati i punti programmatici a suo tempo depositati a futura memoria come vuole la Legge.

In sette anni, caro direttore, cosa vuoi vedere? Non ti bastano le tre – quattro inaugurazioni del Teatro Comunale, le dieci riaperture del cantiere del posteggio Mazzanti, l’inizio dei lavori a chiacchiera del Canale di gronda del Villaggio Miano? Non forziamo la mano e cerchiamo di non pretendere l’impossibile. E che diamine, le promesse sono promesse, mica sono bruscolini!

Il sindaco in carica si è dato da fare per cedere il 33 per cento dell’Amp ad una stazione napoletana.

Si, dobbiamo dare atto che si è battuto ferocemente per cedere “solo” il 33 per cento. Se fossimo usciti dal Consorzio dell’AMP non so chi se ne sarebbe accorto.

i occupati, è stato determinante per la loro crescita civile, sociale e professionale e questo grande risultato è culminato nell’approvazione dello Statuto dei Lavoratori. Ma con la marcia silenziosa dei quarantamila e la fine degli anni di piombo si è chiuso il ciclo ascendente e da allora è stato sempre un arretramento causato, a parer mio, dalla estrema politicizzazione della loro azione, dalla “spartizione” dei lavoratori e dei settori del mondo del Lavoro e dall’occupazione sistematica di tutti i posti di sottogoverno elargiti nella fase della Concertazione, a cominciare dalla Presidenza dell’Inps.

Oggi è difficile recuperare sia perché il mondo del lavoro non ha più confini stabili sia perché le grandi imprese hanno messo in campo politiche “ricattatorie” che tengono ai margini il Sindacato. Ma soprattutto perché la gente si è abituata al lavoro nero, precario e sottopagato pur di sopravvivere, e questo è un terreno dove il Sindacato non ha mai avuto un impegno deciso. Lo si vede dalle condizioni disumane dei lavoratori agricoli stagionali, quasi tutti di colore, o di gran parte di coloro che sono occupati nel settore turistico e dell’accoglienza dove la voce del Sindacato è stata sempre debole. Manca una nuova strategia di fondo, unitaria, che riporti al centro i diritti ed i doveri della classe lavoratrice riappropriandosi del coraggio delle scelte e della lotta abbandonando la comoda rassegnazione del galleggiare a vista.

E sarà sempre peggio.

Siracusa non riesce ad avere una competizione elettorale trasparente. Prima le firme false di Garozzo poi i brogli elettorali di Italia. Sulle firme false c’è un processo in corso, sui brogli commissione prefettizia e Tar li hanno riconosciuti mentre per il cga non è successo nulla. Quindi?

Siamo abituati da diversi anni a parlare male dei nostri Amministratori per poi fare la fila per andare a votarli.

Prima vi era un rispetto sacro della Buona Amministrazione; chi vi era delegato temeva sempre di essere messo sotto accusa, davanti alla Città, da parte della minoranza che aveva uomini ed argomenti validi. La stampa registrava con lealtà questa competizione e la Città partecipava al dibattito per risolvere le problematiche. Si valutavano i nostri parlamentari dai finanziamenti che riuscivano a portare in Città e per le opere che riuscivano a realizzare. Poi vennero la Cassa del Mezzogiorno, le mazzette, i finanziamenti ai Partiti ed allora le competizioni elettorali si vincevano distribuendo prebende e posti di lavoro ai clientes. Si cambiava casacca, partito o corrente come l’acqua fresca pur di non perdere potere e visibilità. Questo continua ancora adesso, in uno stile più ridotto, ma con la stessa presa per il culo.

Non è lontano il tempo in cui un Sindaco diceva che la prima cosa che avesse fatto appena eletto sarebbe stato rompere il contratto con l’Ast che è invece ancora lì ad arrancare per dare una parvenza di servizio. 

Non è lontano il tempo in cui un Sindaco diceva che la prima cosa che avesse fatto appena eletto sarebbe stato dedicarsi alle periferie, (pardon non vuole che le chiamiamo periferie ma l’anima dei luoghi!) e difatti ancora oggi una gran parte dei Cittadini che le abitano non ha né le fogne ne l’acqua potabile ma solo qualche murales in più.

Non è lontano il tempo in cui un Sindaco divenne componente del CGA (Consiglio Generale Amministrativo) della Sicilia, un organismo politico dove  dovrebbe elargire giustizia, magari contro quelli stessi che lo hanno nominato. Uno degli attuali componenti, quando era Presidente della Regione, ne aveva proposto addirittura la soppressione.

Non può essere così una cosa seria!

Penso che le conclusioni il Sindaco attuale le abbia tirate già e se resta al suo posto vuol dire che lo fa per non lasciare la Città senza un’Amministrazione adeguata. Resta da capire solo per chi è adeguata. Lo scopriremo presto perché adesso è solo al comando e non può più nascondersi dietro la mancanza di una sua maggioranza o dietro qualche Assessore riottoso.

Il Re è nudo ma per fortuna c’è chi pensa di portarselo in Parlamento.

Cinque anni di amministrazione Garozzo Italia Coppa, già due anni di Italia Coppa Garozzo. I risultati?

I risultati verranno quando si saranno completati i punti programmatici a suo tempo depositati a futura memoria come vuole la Legge.

 In sette anni, caro direttore, cosa vuoi vedere? Non ti bastano le tre – quattro inaugurazioni del Teatro Comunale, le dieci riaperture del cantiere del posteggio Mazzanti, l’inizio dei lavori a chiacchiera del Canale di gronda del Villaggio Miano? Non forziamo la mano e cerchiamo di non pretendere l’impossibile. E che diamine, le promesse sono promesse, mica sono bruscolini!

Il sindaco in carica si è dato da fare per cedere il 33 per cento dell’Amp ad una stazione napoletana.

Si, dobbiamo dare atto che si è battuto ferocemente per cedere “solo” il 33 per cento. Se fossimo usciti dal Consorzio dell’AMP non so chi se ne sarebbe accorto.

Marcello Lo Iacono, Siracusa a pezzi e bocconi sta cedendo la proprietà e/o la gestione dei suoi gioielli.

Direttore probabilmente le è sfuggito il passaggio ma tutto ciò è perfettamente in linea con il punto del programma del Sindaco che ha per titolo: Beni comuni, patrimonio condiviso dove si afferma che “la cura, la gestione e la rigenerazione in forma condivisa dei beni comuni urbani valorizzerà la salvaguardia, la tutela e la fruizione aperta e inclusiva del patrimonio comunale. Per il potenziamento del patrimonio abitativo esistente, recupero e rifunzionalizzazione del patrimonio comunale saranno investiti 22 milioni di euro.”

Parabola significat che siccome non ci sono soldi né occhi per piangere, nell’attesa conviene condividere, (verbo transitivo che vuol dire dividere con altri.)

Sulla Sanità per fortuna che c’è la Stefania Prestigiacomo..

Ci sono tanti altri ad onor del vero che si sono dati da fare e l’iter è stato abbastanza lungo. Troppo lungo. Se pensiamo che già nel 1910 lo Stato decretò una tombola a beneficio dell’Ospedale Umberto I° capisce bene, caro Direttore, quante tombole abbiamo dovuto giocare. Ma c’era sempre un numero che non veniva estratto e non ci consentiva mai di fare tombola. Per tanto tempo abbiamo continuato a comprare cartelle anche se cambiava il banco ma ci fermavamo sempre all’ambo, qualche volta al terno e raramente alla quaterna. Alla cinquina non ci facevano neanche avvicinare. Di cinquine le prendevamo solo in faccia. Col tempo nei montepremi mettevano sempre meno soldi ma aumentavano il numero delle cartelle e diminuivano nel contempo i posti letto. Poi è stato deciso di cambiare gioco e dalla Tombola si è passati al Monopoli e con l’entrata in funzione di Terreni e Case in vicolo Corto tutto è diventato più semplice. Il Consiglio Comunale, unico Organo a decidere sulle aree, che aveva scelto per ben due volte il terreno alla Pizzuta con due maggioranze diverse fu sciolto e la Regione con la faccia di un esperto un poco confuso mise il suggello.

Con la Prestigiacomo otteniamo il secondo livello ospedaliero, il massimo per la nostra Provincia, ma otteniamo principalmente una legge per costruirlo in tempi certi. La grande capacità dell’ex ministro dell’Ambiente è stata quella di avere chiuso finalmente la tombola del 1910.

Almeno si spera.

Sono in preparazione delle manifestazioni di protesta contro il governo della dittatura sanitaria e dell’emergenza che non c’è, manifestazioni di protesta si preparano anche a Siracusa

Non condivido le proteste di coloro che durante i primi mesi della pandemia cambiavano marciapiede se ti vedevano venirgli incontro senza mascherina e che adesso si vergognano di indossarla.

Non condivido le proteste di quei diecimila che hanno firmato la richiesta di dimissioni dei Dirigenti dell’Asp, all’indomani dell’inchiesta di Report, per poi disinteressarsi del nostro apparato ospedaliero che, in caso di ritorno virulento della vera pandemia, dobbiamo tutti sperare che non diventi un disastro annunciato.

Condivido semmai i buoni comportamenti, quelli dettati da buon senso, che una comunità deve prendere in carico per proteggersi dai contagi, da chiunque possano arrivare. Bisogna farlo con calma, con compostezza, anche se bisogna ammettere che vi è molta confusione, ma bisogna agire sempre ricordando quelle bare sui mezzi militari. Non facciamoci trasportare dai pareri discordanti degli esperti che la buttano in politica, né dalle sicumere di capi di stato irresponsabili che stanno creando lutti nei loro popoli perché non vogliono che la pandemia incida sulla loro rielezione. 

Alcuni ex amministratori fanno sapere che al Vermexio con l’uomo solo al comando ne stanno combinando delle belle

Per quel poco che lo conosco l’uomo solo al comando da l’impressione di essere più solo, che al comando.

Il dialogo ed il confronto non sono il suo forte. Le responsabilità dettate dal coronavirus lo avevano reso più pratico e più attento. Dopo l’emergenza si è lasciata sfuggire la possibilità di azzerare la sua Giunta e dedicarsi alla Città con persone nuove e motivate ma si è lasciato lusingare dalle sirene di Roma e per poterle vedere occorre praticare il vecchio cabotaggio delle amicizie interessate e delle partecipazioni centellinate. Così si è fatto legare all’albero come fece Ulisse.

Peccato.

Se puoi, fai un appello di ottimismo.

Mi vengono in mente le considerazioni sulla nostra Città che il prefetto Tiberio Berardi illustrò al Ministro dell’Interno, nel suo rapporto di fine anno del 1874:  

“Colpa della storia di questo popolo, della sua indole chiusa e pigra, dell’ottusità di un ceto civile, incapace di vedere al di là del proprio naso e combattivo solo per i propri interessi ed il controllo locale.”

E’ difficile essere ottimisti, specialmente oggi in cui si confermano, a distanza di tanti anni, tutte le considerazioni del Prefetto Berardi.

Per cercare di cambiare qualcosa occorre che i nostri comportamenti giornalieri siano improntati al servizio del Bene Comune che spesso viene lasciato all’interesse dei gruppi economici, politici, finanziari e di potere che lo piegano al proprio tornaconto. Loro però temono proprio questi comportamenti virtuosi, temono la pubblicità e l’opinione pubblica, temono questi piccoli granelli che bloccano gli ingranaggi.  Per questo occorre segnalare i problemi, non per lamentarsi a beneficio della propria coscienza, ma per trovare soluzioni valide che vanno verso un interesse diffuso e non di singoli in modo da obbligare, chi è chiamato a decidere, a farlo con trasparenza. Solo così la parte sana della Città può trovare stimoli per rioccuparsi dell’Amministrazione della Città.       

Ci riuscirà?

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