LIDDO SCHIAVO: IL COMUNE NON VALORIZZA IL SUO PATRIMONIO, LO CONSIDERA UNA CRITICITA’, VUOLE DISFARSENE
Liddo Schiavo, la mia impressione, tirate le somme, è che in questa emergenza Corona virus come al solito il vaso di coccio è stato il Comune, impreparato e latitante su quasi tutto. Anche sulla distribuzione dei buoni spesa e delle mascherine.
Non credo che fragile sia stato solo il comune, anche altri enti preposti alla salute pubblica hanno rischiato di andare in frantumi. Come tanti ho sinceramente apprezzato l’impegno dei medici, degli infermieri e di tutto il personale sanitario, nel fronteggiare l’epidemia, in carenza di mezzi e di univoche indicazioni, al contrario spesso incomprensibili e contrastanti. Molto meno la burocrazia e la politica locale, ho avuto l’impressione che si siano trovati completamente impreparati dinnanzi il pericolo pandemico. Qualcuno ha pure ricercato possibili protagonismi facendo leva sullo stato di prostrazione dei cittadini, anteponendo la ricerca del consenso al buon senso. Tra gli anni 80 e 90 esistevano strutture di protezione civile complesse, costituite dalle prefetture, dagli enti locali, da quasi tutti gli uffici della P.A. dai corpi militari e dal volontariato; per dovere d’ufficio ne facevo parte. Periodicamente si svolgevano esercitazioni ed in tal senso ognuno aveva chiaro quello che avrebbe dovuto fare in caso di qualunque tipo di disastro sia esso sismico, pandemico e persino bellico. Chi sa che fine hanno fatto? Sin dall’inizio ho manifestato, nel corso di altre interviste, la mia preoccupazione circa i tempi di attuazione in merito agli aiuti. Ahimè conosco bene i tempi burocratici e so per certo che per abbreviarli occorre improvvisare con tanta creatività. In molti casi si sarebbe dovuto derogare ai tanti laccioli che oggi legano le amministrazioni pubbliche a vantaggio della celerità e dove ciò non si rendeva possibile studiare forme alternative, attraverso convenzioni, con alcune realtà del volontariato e della promozione sociale, che le mani hanno sicuramente più libere.
Restando sul Covid mi ha colpito molto che col virus che imperversava sindaco ff e giunta hanno deliberato la incredibile cessione di un pezzo del consorzio Plemmirio ad una stazione meteorologica di Napoli. Non solo, ma coi rischi di contagio alcuni sono andati anche al ministero per far camminare velocemente lo scippo ai danni di Siracusa..
Un operazione che a prima vista non mi è piaciuta e della quale aspetto di saperne di più. Ho comunque l’impressione che questa amministrazione comunale abbia la tendenza a disfarsi del proprio patrimonio non riuscendo a gestirlo, considerandolo più una criticità che una risorsa. Personalmente sono di altro avviso, sono contrario alla privatizzazione e penso che la gestione di molti servizi e beni pubblici debba appartenere alle funzioni primarie delle autonomie locali. Comprendo che ciò non è facile in carenza di trasferimenti di risorse a pioggia da parte di stato e regione. Si dovrebbe pianificare, progettare e ricercare le medesime risorse dove esse stanno, nei tantissimi bandi che giornalmente riempiono le pagine web ad essi dedicati.
Hai notizie della politica a Siracusa? Ci sono partiti? Dove sono finiti gli esponenti politici?
Nel periodo di isolamento non si è sentita. Francamente anche prima non si udiva un gran vociare, magari qualche tiepido sussurro. Ciò non vuol dire che essa sia caduta in coma a causa del Covid, pur non avendone certezza, sono convinto che in questo periodo abbia avuto una certa vitalità. Per certi versi come il nostro Anapo, in alcuni punti a monte, come si sa, scompare per poi ricomparire a valle più gorgogliante di prima. Come le acque dell’antico fiume, anche la nostra politica sta scorrendo, al momento sottoterra, segue percorsi esoterici e misteriosi, si sta miscelando, filtrando e magari depurando o forse inquinando, a secondo da che lato si osserva. Fra poco vedrai che tornerà a riveder le stelle per la nostra meraviglia e stupore.
Tre mesi di Corona virus senza nessun deputato in qualche modo mobilitato
Per dovere di cronaca e per onestà intellettuale devo dire che ho visto e sentito Giovanni Cafeo, deputato all’ARS, intraprendere alcune iniziative abbastanza importanti per il mondo giovanile, imprenditoriale e sportivo. Sempre per gli stessi motivi devo dire, però, che l’on. Cafeo mi ha regolarmente informato delle iniziative da lui intraprese.
Per la verità sono scomparsi anche gli assessori comunali ff, con la sola eccezione di Buccheri che ha tanta buona volontà, ma che non osa nessuna iniziativa politica
Conosco bene Andrea Buccheri che ritengo un giovane preparato, competente e col carattere giusto del politico. Come altri paga, però, lo scotto di non avere un gruppo consiliare a sostenerlo, essendo decaduto il C.C., come anche di un partito, non certo perché non lo abbia, ma per il motivo che nessun partito può al momento influenzare un sindaco, le quali determinazioni vanno vagliate esclusivamente da un commissario, purtroppo anche nelle decisioni di merito, prerogativa determinante del consiglio nella attuazione del bilancio di previsione e dell’indirizzo della spesa. Pertanto risulta estremamente difficile osare quando manca il sostegno dei consiglieri e del partito che in giunta ti hanno voluto.
Il Piano regolatore generale, La Marina di Archimede, la Spero?
Per qualche breve tempo me ne sono occupato, nei pochi mesi che sono stato assessore ai LL.PP. e all’Urbanistica, nella passata amministrazione. Poco tempo sicuramente, però bastevole per convincermi che senza Piano Regolatore e Porto Turistico questa nostra città non avrà nessun sviluppo sostenibile, solo l’illusione o la percezione che esso si sia raggiunto o sia a portata di mano.
Liddo Schiavo, il teatro comunale ha subito l’ennesima finta inaugurazione visto che il duo Italia/Granata vuole continuare a gestirlo in proprio
Già! Teatro comunale, una storia infinita… In questo caso non voglio rispondere in politichese, bensì come operatore culturale che da quasi mezzo secolo si occupa di cultura e di teatro e che da ben otto anni dirige a Roma il Settore Nazionale Cultura dell’Associazione Italiana Cultura e Sport (AICS) amministrando oltre un milione di soci e quasi quattromila enti culturali affiliati. Nel far ciò premetto che avrò considerevoli difficoltà nel sintetizzare, in poche battute, quello che è stato il lavoro di anni, le esperienze e le convinzioni in questo campo maturate, in tutte le parti d’Italia. Mi riservo, ove ti possa interessare, di inoltrarti una specifica relazione. Dopo oltre cinquanta anni il comunale è stato riaperto al pubblico restaurato. Tali complessi lavori hanno ridato vita all’architettura dell’edificio ma non alla funzione, manca ancora la torre scenica, le attrezzature necessarie ed il palco è stato realizzato in cemento e non in legno, come prevedono le più elementari leggi acustiche. Provate a realizzare un violino in cemento esso non suonerà se non amplificato. Detto problema, di poco conto per la prosa, diventa insormontabile per la lirica e la musica sinfonica, in quanto detti artisti non gradiscono i suoni non naturali. Tra sala e palchi il comunale potrà ospitare circa 500 spettatori il quale ricavo in sbigliettamento non potrà mai sostenere i costi di rappresentazione di compagnie primarie di prosa, o peggio, di bel canto, almeno che, non si decida di vendere un biglietto alla cifra di una pensione sociale. Detti costi sono aggravati dai pesanti oneri di affitto o di concessione che il comune impone ai pochi che intendono utilizzarlo nella funzione per la quale esso dovrebbe essere preposto. Il sistema teatrale italiano, negli ultimi tempi, vive una fortissima crisi, aggravata dalla riduzione del fondo unico dello spettacolo e dal sostegno degli enti locali. Dubito che l’amministrazione locale possa gestirlo in proprio. Non ne ha le competenze, le professionalità e le risorse. Potrà, forse, utilizzarlo per attività collaterali, assai lontane da quelle per il quale l’edificio è vocato. Inutilmente proverà a ricercare imprese culturali alle quali affidarlo in concessione e gestione dietro il pagamento di un canone. Trattandosi di imprese che praticano la cultura non vuol dire che esse non debbano perseguire anche i profitti e, allo stato attuale, ciò non sembra possibile. Risulta chiaro che agendo in tal modo non si intravede un futuro per il nostro teatro. Nelle possibili forme di gestione, compito principale dell’ente proprietario dovrebbe essere quello di tutelare il valore educativo, sociale ed economico del teatro e per far ciò dovrebbe non limitarsi ad offrire un prodotto o peggio un immobile, ma provare a creare una esperienza culturale ed emotiva. Fidelizzare i possibili fruitori con particolare attenzione ai giovani, ricercare nuove fonti finanziarie attraverso fundraising, sponsorizzazioni, merchandising, ecc. In sintesi occorre superare la locale concezione di marketing allargandolo ad un mix molto più ampio di quello tradizionale, indirizzato e adattato esclusivamente al teatro, che metta in sinergia coinvolgendo sia le reti professionali che quelle dell’associazionismo culturale e non ultima la comunicazione, attraverso un unico contesto decisionale.
Certe volte ho il dubbio che chi amministra non faccia mai un giro in città: strade scassate, periferie abbandonate, parchi in malora
Credo che siano perfettamente consapevoli dello stato in cui versa la città e delle problematiche attinenti. A mio avviso non sono semplicemente in grado di risolvere alcuni problemi e pensano di poter sopperire alla mancata risoluzione di essi con la comunicazione di stampo promozionale che, come ben sai, è capace di creare mondi irreali ed ideali. Devo dire riuscendoci pure.
Sei sempre col Pd o sei in Italia Viva o in Azione?
Da qualche anno avrei pensato di non occuparmi più di politica attiva. Vorrei dedicare la parabola discendente della mia esistenza al completamento di tutte le cose che ho tralasciato, distratto dagli onori ed oneri della politica e francamente sono tante Guardo, da semplice cittadino, con grande interesse, a tutte e tre le forze politiche. Trovo appassionanti e condivisibili molte tesi ed argomentazioni proposti e francamente, sempre da cittadino, non capisco le ragioni della loro frammentazione. Poi, però, per un attimo, inforco gli occhiali del cinico politico e tutto mi appare chiaro. Allora rimango un isolato e disilluso catto socialista ed inseguo le mie utopie.
Concludiamo con un pensiero positivo. Ce la facciamo a ripartire? Se tu amministrassi Siracusa cosa faresti/proporresti?
Senza dubbio riusciremo a rimettere in moto l’auto della ripresa, magari si dovrà ricaricare la batteria, rigonfiare le ruote e mettere la benzina. Dovremo, però, accontentarci di procedere con la stessa vecchia automobile di prima, con la marmitta scassata e con la testata bruciata. Escludo totalmente che possa un giorno amministrare questa città per le ragioni che ho prima esposto. Se dovessi dare un consiglio ad un giovane amico che a ciò anela, direi semplicemente di rinforzare gli uffici municipali che si occupano di pianificazione, progettazione e ricerca fondi. Le risorse economiche ci sono bisogna andare ad intercettarle e non è facile per chi è alieno ai procedimenti utili ad ottenerli. Gli raccomanderei di provare a condividere le scelte dell’amministrazione il più possibile, non solo con gli addetti ai lavori ma anche con le forze produttive ed associative del territorio; che prima della comunicazione viene l’ascolto e che il termine “compromesso” possiede in se un lato nobile. Mi ascolterà?
Non credo!