LE STORIE DEL PORTO GRANDE DI SIRACUSA: QUANDO L’EMIRO BENAVERT CADDE IN MARE E L’ARMATURA LO TRASCINO’ A FONDO
Il porto di Siracusa tra natura e storia.
La meravigliosa insenatura naturale, che costituisce il porto grande di Siracusa, trae origine da un’antica pianura alluvionale, ed è delimitata dall’isola di Ortigia e dalla penisola della Maddalena. La felice posizione naturale e l’assenza di correnti la resero e la rendono particolarmente adatta agli approdi e proprio per tale caratteristica al suo interno i Greci vi realizzarono fino a sette porti come ci dice Tucidide quando, nel VII libro delle Storie, descrive la tremenda battaglia combattuta tra Atene e Siracusa nel 413 a.C. Morfologicamente tutto l’arco del porto rappresenta il litorale basso della nostra costa in cui sfociano i fiumi Anapo e Ciane che fino al 1865-66 impaludavano gran parte della costa dando origine alle paludi Lisimelie, che con la loro aria malsana costituivano una difesa naturale del territorio della pentapoli greca, infatti fu l’unico confine della città mai fortificato. A seguito dell’Unità d’Italia, la necessità di bonificare la zona fu ritenuta indispensabile e ciò fu possibile per il riuso dei materiali delle demolite fortificazioni di Ortigia. Della sua antica condizione la contrada conserva ancora il nome di Pantanelli e la zona umida assieme a quella delle “Saline” è divenuta area protetta assieme al Ciane dopo anni di battaglie delle Associazioni culturali.
Il porto è dunque delimitato dall’isola di Ortigia e dalla penisola della Maddalena, quella che noi chiamiamo isola perché isola era veramente in era preistorica, come testimonia la sua forma a cuspide, e che è poi divenuta penisola per l’accumulo dei materiali trasportati dai fiumi.
Divenuta Siracusa la più potente città della Magna Grecia, e vedendo Atene scemare la sua posizione preminente tra le città greche, approfittando di una lotta tra le città di Segesta e di Selinunte, volle intervenire per riaffermare la propria supremazia nel Mediterraneo organizzando la grande spedizione che doveva concludersi con la disfatta dell’armata ateniese per mare e per terra.
Era il 26 luglio del 413 a.C. e all’interno del nostro porto si svolse il primo grande scontro che costrinse gli ateniesi alla ritirata. Ma qualche giorno dopo, il 29 luglio una nuova flotta ateniese di 73 navi si presentò contro i Siracusani che ancora una volta riuscirono a sconfiggere gli attaccanti che rimasero accampati sotto il comando di Nicia. Trascorse un mese e i Siracusani riassettata la loro flotta, erano nuovamente pronti per lo scontro, così quando gli Ateniesi il 27 agosto diedero segno di voler riprendere il combattimento, si mostrarono pronti allo scontro.
Ma qualcosa di imponderabile mutò le sorti della giornata, un inatteso e fortuito fenomeno naturale: l’ecclissi di luna che gettò lo sgomento tra le fila degli Ateniesi che lo interpretarono come un cattivo auspicio e si rifiutarono di attaccare. Ma i Siracusani non la pensavano allo stesso modo, anzi approfittando della situazione iniziarono il combattimento che provocò lo scompiglio tra lo schieramento delle oltre 110 navi ateniesi.
La battaglia fu cruenta, gli Ateniesi tentarono di fuggire con le navi ma l’ingresso del porto era sbarrato da decine di imbarcazioni, da funi e da catene così che la disfatta fu quasi totale. I pochi soldati che ritornano verso il Plemmirio tentarono la fuga via terra ma, inseguiti e decimati vennero definitivamente sconfitti presso il fiume Assinaro (Falconara) il 10 settembre del 413, giorno ritenuto poi sacro dai Siracusani che lo celebrarono con le feste chiamate Assinare. Il comandante ateniese Nicia venne ucciso e i prigionieri ateniesi gettati a languire nelle Latomie.
Altro evento significativo che ha come teatro d’azione il porto grande di Siracusa è la definitiva sconfitta degli Arabi da parte dei Normanni che, conquistata Palermo nel 1072 con il Conte Ruggero a capo della flotta nel 1086, si muove verso la Sicilia orientale, mentre il figlio Giordano guida le forze terrestri.
Nel Porto Grande di Siracusa si affrontano in battaglia navale i due condottieri, il normanno e l’arabo: l’emiro Benavert che tenta l’arrembaggio della nave di Ruggero, ma ferito mentre tenta di spiccare un salto verso la nave vicina, cade in mare ed è tratto a fondo dalla pesante armatura. Ruggero fece ripescare il corpo di quel valoroso e lo mandò in Africa. Con la morte dell’emiro, cade la resistenza araba e Siracusa si arrende nell’ottobre del 1086.
Lucia Acerra