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CON UNA BUONA PREVENZIONE SI PUO’ EVITARE L’ICTUS: ECCO COSA MANGIARE

Ictus è un termine latino che significa “colpo” (in inglese stroke), esordisce in maniera improvvisa con sintomi tipici che possono essere transitori, restare costanti o peggiorare con lo scorrere del tempo. Quando un coagulo di sangue blocca un’arteria cerebrale o quando un’arteria del cervello viene danneggiata e si rompe, si verifica un’interruzione dell’apporto di ossigenato e nutrienti in un’area del

cervello, determinandone la morte. Le funzioni cerebrali controllate da quell’area (che possono riguardare il movimento di un braccio o di una gamba, il linguaggio, la vista, l’udito o la memoria) vengono perse. In Italia l’ictus è la terza causa di morte e la prima causa di invalidità.

Ogni anno si verificano circa 196.000 ictus, di cui il 10-20% delle persone colpite muore entro un mese e un altro 10% entro il primo anno di vita. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti ad un primo episodio ictale guarisce completamente, il 75% sopravvive con qualche forma di

disabilità, e di questi la metà è portatore di un deficit così grave da perdere l’autosufficienza. L’ictus è più frequente dopo i 55 anni, la sua prevalenza raddoppia successivamente ad ogni decade; il 75% degli ictus si verifica nelle persone con più di 65 anni. Circa l’80% di tutti gli ictus è ischemico e si verifica quando le arterie cerebrali vengono ostruite dalla graduale formazione di una placca aterosclerotica e/o da un coagulo di sangue, che si forma sopra la placca (ictus trombotico) o che proviene dal cuore o da un altro distretto vascolare (ictus trombo-embolico).

Il 20% di tutti gli ictus è emorragico e si verifica quando un’arteria del cervello si rompe, provocando un’emorragia intracerebrale non traumatica (questa forma rappresenta il 13% di tutti gli ictus) o caratterizzata dalla presenza di sangue nello spazio sub-aracnoideo

(l’aracnoide è una membrana protettiva del cervello; questa forma rappresenta circa il 3% di tutti gli ictus) e l’ipertensione arteriosa è quasi

sempre la causa di ictus emorragico.

Ictus ischemico e cardiopatia ischemica sono due volti della stessa medaglia e presentano analoghi fattori di rischio: Età, Sesso maschile, avere un familiare colpito da ictus (genitori, fratelli/sorelle, figli), Storia di un TIA ( si differenzia dall’ictus ischemico per durata dei sintomi inferiore alle 24 ore, può durare anche dai 5 ai 30 minuti), ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, Diabete mellito, Fumo di sigaretta, eccessivo consumo di alcol, obesità, malattia renale cronica, fibrillazione atriale e l’aterosclerosi carotidea.

La mancata osservanza di uno stile di vita virtuoso e di un regime alimentare congruo al dispendio calorico giornaliero favorisce il deposito di grasso sulle pareti dei vasi, ne causa l’infiammazione cronica e la formazione della placca aterosclerotica, con conseguente ostruzione del lume del vaso arterioso, come ad esempio delle arterie coronarie e delle arterie carotidi.

Oggi è possibile identificare la placca aterosclerotica (accumulo di  grassi, proteine e tessuto fibroso che si depositano sulle pareti dei vasi ) a livello delle arterie carotidi ( principali arterie che portano sangue ossigenato al cervello) eseguendo l’esame ecocolordoppler vascolare.

L’Eco-color-Doppler della Carotide ‒ detto più tecnicamente “dei tronchi sovraortici/epiaortici o carotideo” ‒ è un’indagine non invasiva operatore dipendente, che consente di fotografare, lo stato di salute delle arterie carotidi ( i vasi che spesso sentite pulsare ai lati del collo),

che portano sangue al cervello, valutandone le caratteristiche delle pareti. Un ridotto afflusso di sangue con insufficiente apporto di ossigeno e di nutrimento può comportare danni anche permanenti al tessuto cerebrale, fino al temuto ictus.

Attualmente, l’Eco-color-Doppler è considerato lo strumento d’indagine non invasivo per eccellenza per tale distretto anatomico.

l’Eco-color-Doppler dei tronchi sovraortici consente di valutare il decorso dei vasi e la struttura della parete con le eventuali lesioni. Le lesioni più caratteristiche del distretto carotideo sono le “placche”, un ispessimento della parete interna del vaso che riduce il calibro (diametro) del vaso stesso, assottigliando il flusso, e la quantità di sangue destinata al cervello.

La placca identificata può “sfaldarsi”, liberare frammenti che potrebbero ostruire un vaso di calibro inferiore che irrora un distretto del cervello, causando la morte cerebrale. L’Eco-color-Doppler della carotide consente di valutare le caratteristiche dell’eventuale placca: la sua origine (se dovuta ad accumulo di grasso o di calcio), il suo spessore, la percentuale di stenosi all’interno del vaso ed orientare verso la terapia più idonea, medica o chirurgica.

L’esame permette, con elevatissima sensibilità, di diagnosticare la presenza di una placca e di monitorarla nel tempo. In letteratura è ampiamente documentato che placche determinanti stenosi (restringimento) inferiori al 50%, che non generino alterazione

del flusso sono da seguire nel tempo con controlli ecografici, placche determinanti alterazioni di flusso ematico, pongono indicazione ad

approfondimenti diagnostici ulteriori e l’indicazione all’intervento chirurgico di rimozione della placca.

Persone soggette a fattori di rischio dovrebbero sottoporsi all’Eco-color-Doppler della Carotide a scopo preventivo, non da meno, dovrebbero

eseguire tali accertamenti le persone già affette da malattie cardiache o arteriose degli arti inferiori, dell’aorta addominale con o senza sintomi cerebrali.

Attualmente, esistono terapie farmacologiche per ridurre i fattori di rischio della genesi della placca e per controllarne e frenare la crescita.

In conclusione, l’EcocolorDoppler dei Tronchi Sovra-Aortici è un esame semplice, veloce, poco costoso, non rischioso né invasivo, non necessita di alcuna preparazione alimentare specifica e fornisce, in mani esperte, importanti indicazioni sullo stato di salute di un distretto vascolare importantissimo quale quello del cervello. Consente di riconoscere tempestivamente lesioni che potrebbero causare danni invalidanti all’individuo e, se riconosciute in tempo, sono risolvibili attraverso un’adeguata terapia, finalizzata a preservare la

propria vita ed autonomia nello svolgere le normali attività quotidiane, come riuscire a conversare con un amico.

dottor Orazio Magliocco