SALVO SEQUENZIA: ORTIGIA E’ DIVENTATO UN PRODOTTO DI CONSUMO CON “VIGILATORI” DISTRATTI
Salvo Sequenzia, Ortigia, il centro storico delle leggende e di mille storie che raccontano (raccontavano) gli anziani. Tu lo frequenti, ti sembra in degrado, la strada scelta, per la verità invasiva, è quella giusta?
Sono solito dire – usando una iperbole – che Ortigia andrebbe amministrata dai cinesi o dai giapponesi. Giapponesi e cinesi sono riusciti a realizzare un modello perfetto di fusione tra tradizione e sviluppo, facendo convivere i rituali lenti del confucianesimo con le tecnologie più avanzate e gli stili di vita più progrediti del pianeta. Un mondo iper-contemporaneo si è completamente fuso a un mondo millenario senza danneggiare o alterare quest’ultimo; anzi, il mondo antico è divenuto il cuore e la coscienza del mondo nuovo.
Cosa è avvenuto di tanto straordinario. Niente. Quelle società hanno realizzato modelli di convivenza fondati sul rispetto, sulla considerazione dei “riti” – cioè di quel complesso di credenze, idee, comportamenti, usanze e pratiche che si identificano in luoghi, in simboli e in espressioni della cultura e della civiltà – riconducibili ai “padri”, convinti che l’idea di progresso e di sviluppo non voglia dire distruggere, violentare e manomettere ciò che è esistito prima stato in nome del nuovo. Siracusa, alla fine degli anni Cinquanta, ha scelto un modello di sviluppo che tagliava i ponti con la tradizione, in nome del miraggio industriale. Ricordiamo tutti lo stato di degrado e di abbandono in cui versava Ortigia negli anni Ottanta. Oggi, la pratica di “usare” i luoghi antichi come scenario ludico appartiene alle dinamiche e alle logiche della società postmoderna, che incessantemente sfrutta, divora, violenta, inquina e deturpa luoghi, oggetti, simboli, spazi e dimensioni dell’esistenza per soddisfare i propri desideri. Ortigia è diventata un prodotto dell’industria del desiderio. Un prodotto da usare e consumare con la compiacenza di “vigilatori” poco attenti, poco sensibili o troppo interessati e con l’insufficienza di un sistema di norme di regolamenti in materia che si autoproclama il migliore d’Europa, ma, che, in realtà, mostra falle e vulnerabilità da ogni parte.
SABATO L’INTERVISTA INTEGRALE