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LE LACRIME DELLA MADONNINA SGORGARONO DA UN DOLCE VOLTO DI GESSO

Nell’ormai lontano 1953 a Siracusa, in Sicilia, si verificò un evento prodigioso, forse non abbastanza conosciuto da tutti i credenti sparsi nel mondo. Le lacrime di Maria sgorgarono da un dolce volto di gesso di un capezzale, nella modesta abitazione dei giovani coniugi Iannuso, in via degli Orti 11. Lo scorso anno 2019, dal ventidue di agosto al primo di settembre è stato celebrato il sessantaseiesimo anniversario di quella materna lacrimazione.

Sulla locandina rievocativa di quella ricorrenza fu menzionato

l’auspicio di san Giovanni Paolo II e di papa Francesco: “Le lacrime della Madre sono segno eloquente della Divina Misericordia: sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene”.

La stampa ha sempre sostenuto che la Chiesa è pronta ad attestare il miracolo quando vi sono prove sicure, ma è risoluta nell’escluderlo quando i riscontri sono insufficienti. Essa, infatti, nella sua millenaria saggezza ha sempre proceduto con molta cautela nella conferma di ogni evento umanamente inspiegabile. Purtroppo lo scetticismo ateo ha sempre ostacolato l’indiscutibilità di quel fatto arcano, innegabile però anche agli occhi umani. Però, per quelli che hanno fede in Dio nessuna spiegazione è necessaria, per quelli che non credono nessuna motivazione è possibile.

Lo scrittore e docente siracusano Aldo Carratore nel 1959, dieci anni prima della sua scomparsa, nel sesto anniversario della Lacrimazione scrisse che “…le stille di pianto, sgorgando dagli occhi soavi della Madonna e

rigandole il volto, brillavano iridescenti come perle. Fummo fra i primi, col cuore sgomento, a vedere quelle lacrime misteriose che sgorgavano prodigiosamente da un quadretto di gesso, i primi a darne l’annunzio. La

sensazione di questi momenti rimane ancora indefinibile. Uno stupore che svuotava l’animo e il cervello, lasciando come sospesi nel vuoto oltre ogni limite della realtà umana. Guardavamo smarriti il pianto della Madonna, l’asciugavamo con trepide carezze, quasi a confortarla come

persona viva e dolorante”.

Da quell’anno di metà secolo scorso sono già trascorse

quasi sessantasette reali primavere spirituali, che

imbiancando gradualmente anche i miei capelli di fanciullo

di allora, mi hanno reso testimone di un’assidua e collettiva

fioritura di grazie. In risposta alle suppliche rivolte alla

Vergine piangente, nel tempo sono sbocciate copiose nelle

località siracusane, prima in via degli Orti, poi dinanzi alla stele di piazza Euripide ed anche in terre molto lontane dal

luogo della miracolosa Lacrimazione.

Un pianto, documentato dalla tecnologia di allora, che continua a farci riflettere su certe nuove esigenze di vita da

adottare e che riguardano ciascuno di noi, nessuno escluso. Come Madre di tutti, la Vergine Maria ha diffuso allora e continua a

riversare l’intensa luce della misericordia divina, esortandoci a dissetarci con immutata fiducia alla sua fonte

inesauribile di certezza e di sostegno della nostra fede.

Antonio Capodicasa