FEMMINICIDIO: NON E’ STATA ANCORA TROVATA LA STRADA GIUSTA PER FERMARE LA STRAGE
Femminicidi, donne che perdono la vita per la mano assassina del proprio uomo. Donne maltrattate, umiliate, derise, ingannate, offese, ammazzate. È sempre la stessa storia, sempre uguale, sempre la stessa e sempre con lo stesso tragico pietoso epilogo. Il “protagonista” è lui, il maschio che vuol sentirsi uomo e che con la sua forza cieca schernisce il volere di quella che è stata la sua compagna. Una mattanza che sembra non finire, anzi sembra, in questi ultimi mesi, ci sia una recrudescenza, un vigore irrefrenabile del fenomeno.
Evidentemente non si sta percorrendo la strada giusta se ancora tante, troppe, hanno perso la vita a causa di gesti esiziali dei loro compagni che, naufraghi della loro solitudine, non accettano la fine di una relazione resa ormai sterile dal loro stesso egoico solipsismo o forse non accettano che a dire basta siano proprio loro, le donne, o forse ancora non riescono a trovare un equilibrio interiore, troppo intenti a controllare un’unione unilaterale. Tirando le somme, né le associazioni antiviolenza, né le forze dell’ordine, che già fanno tantissimo e sono attive nel territorio, riescono ad ostacolare, a combattere e a fermare questo fenomeno che pare non si arresti. Fino a quando una sola donna è vittima di un uomo, la società civile ha fallito. Tutte siamo a rischio, nessuna esclusa. Non è più tollerabile che a farne le spese siano sempre e solo le donne, private dalla loro libertà in un mondo ancora troppo maschilista.
Quale soluzione si paventa? Occorre educare, fin da piccoli a capire che il genere non esiste e altro non è che una divergenza arbitraria dell’uomo supponente.
La scuola, con la sua governance, deve contribuire a perseguire un’educazione che miri a un’eguaglianza di genere e a una lotta alla discriminazione.
È dalla scuola che deve partire il cambiamento, è nella scuola che deve imperare la cultura del rispetto. Ogni donna merita il ruolo che vuole avere e non quello che le viene assegnato.
La donna ha un solo difetto: non ha la forza nerboruta dell’uomo e per questo deve essere ascoltata, scortata, aiutata e protetta. Perché se una donna arriva a denunciare, ha fatto la sua scelta ed è in questo momento che devono intervenire le forze dell’ordine, fermando, controllando, intimando l’uomo anche se la donna ritira la propria denuncia.
Parafrasando le parole di Oriana Fallaci, le donne non devono imparare a difendersi dagli uomini, ma sono quest’ultimi che devono imparare a rispettare le donne. La donna deve denunciare, subito.
Graziella Fortuna