ESPOSTA LA VIA CRUCIS DI ORFEO NELLA CHIESA DI SAN CRISTOFORO
Sono esposte nella chiesa di San Cristoforo in Ortigia – ormai riaperta al culto con le messe che al momento non è possibile celebrare nella chiesa di San Paolo che ha qualche problema statico – le 14 stazioni della Via Crucis, opera dell’artista Orfeo che pur di origini romane ha vissuto a lungo a Siracusa dove negli anni novanta ha aperto anche il suo studio. La sua Via Crucis ovviamente servirà anche per le preghiere sempre nella chiesa di San Cristoforo.
Ma chi è l’artista Orfeo? Ecco alcune brevi note.
Orfeo Bastianini nasce nel quartiere di San Pellegrino a Viterbo il 17 maggio del ’38. Molto presto, all’età di circa 4 anni, rimane orfano di entrambi i genitori. Abbandonato da tutti i parenti, viene rinchiuso in collegio dove passa quasi tutto il tempo della sua infanzia e prima adolescenza. All’età di circa 16 anni decide di arruolarsi in Marina, si imbarca ed arriva in Sicilia ad Augusta. Qui pianta le sue radici sposandosi nell’Aprile del ’60, anche se, poco dopo, comincia con la famiglia a girare un po’ per l’Italia. A metà degli anni ’60 ritorna per un breve periodo nella sua città natale che, come lui stesso afferma, lo respinge un’altra volta. Ritorna in Sicilia e, negli anni ’70, parte alla volta di Venezia, città fondamentale per la sua formazione artistica. Piazza San Marco diventa il suo primo studio di pittura. In seguito, si trasferisce per un breve periodo a Terni per poi ritornare in Sicilia, prima ad Augusta e poi a Siracusa, dove si stabilisce definitivamente. Fin da bambino Orfeo trova nell’arte il sostegno di quella famiglia assente. Sa disegnare, ha un dono nelle sue mani e comprende da subito che questa è la sua chance. “…Ricordo che facevo dei disegni nel quaderno a quadretti, mi piaceva scarabocchiare, e i miei compagni, per un disegno, mi davano un pezzo di pane. In quinta elementare la maestra, non ricordo il nome, veniva a fine lezione nel mio banco e strappava il foglio dove io avevo disegnato qualche scarabocchio. Dopo tanti anni incontrai la maestra, era vecchia, ma si ricordò di me e mi portò a casa sua. Nella parete del suo salotto c’erano tutti i miei disegni incorniciati…” Dal romanzo “Orfeo – trascrizione dei racconti del Maestro Orfeo Bastianini”, pubblicato da Morrone Editore. Verso la fine degli anni ’90, in Ortigia, centro storico di Siracusa, apre il suo Atelier di pittura che diventa da subito un punto di riferimento non solo per la gente del luogo ma anche di turisti, studenti, curiosi e amici che si fermano ad osservarlo mentre dipinge. Orfeo è un pittore figurativo. Dipinge negli anni i paesaggi rupestri della maremma laziale rappresentati su tavole rustiche di legno, campagne siciliane, le calli di Venezia, le marine siciliane e soprattutto i vicoli dei centri storici ed in particolare quello di Ortigia. Ed è con la raffigurazione della luce nei vicoli, gli spazi più intimi di un luogo dove quasi mai fa apparire l’uomo, che il pittore matura la sua inconfondibile espressione artistica. Scene ferme nel tempo, silenziose e abbagliate da un sole accecante proprio del Sud. Osservando le sue tele sembra quasi di sentire il vento che attraversa i panni stesi al sole. Sembra quasi di sentire il caldo dell’estate e l’odore salmastro del mare. Sembra quasi di vedere i bambini che corrono e che, con una pietra presa per terra, disegnano e scrivono frasi di amore sui muri rievocando la spensieratezza ed il tempo che forse per lui mai è stato. Altro tema importante della pittura di Orfeo sono stati i ritratti. Spesso anziani o gente che mostra sul viso tutta la fatica e la passione di una vita, come i contadini o i pescatori, con le loro rughe marcate e lo sguardo sincero e ironico spesso appena sorridente. Oppure i nudi, carichi di passione e sensualità. Nell’ultimo periodo della sua pittura si dedica ad una serie di ritratti aventi per soggetto la gente dell’africa sub sahariana. Un’indagine sull’espressione di un popolo al quale ridona voce ritraendolo fedelmente. Soprattutto donne e bambini di un fascino straordinario, quasi a voler sopraffare, con la loro bellezza, la disperata condizione di fame e povertà. Il tema della fede viene affrontato spesso con la raffigurazione del volto di Cristo, ora sofferente, ora sereno, ora severo, e con la realizzazione delle 14 stazioni della Via Crucis. Un lavoro, quest’ultimo, che ha impegnato l’artista negli anni ’77 e ’78. Anche la rappresentazione del culto è subordinata alle esperienze di vita dell’artista, soprattutto all’infanzia difficile. Sembra che, con la rappresentazione del Cristo, Orfeo voglia esprimere la sua devozione e la sua fede, la speranza e forse quasi la pretesa arrabbiata di un “riscatto”, nell’aldilà, per una vita ma soprattutto un infanzia difficile e buia anche a causa della chiesa stessa, costretto a frequentare perché rinchiuso in collegio. Ricordiamo infine anche la simpatica esperienza giornalistica come fumettista verso la fine degli anni ’70 per il quotidiano locale “Il Diario”, dove viene chiamato a rappresentare, con pochi segni, personaggi e fatti di quel periodo. I dipinti di Orfeo sono innumerevoli e sparsi un po’ in tutto il mondo, le sue tele sono state acquistate da tantissime persone ed in particolare da tutti coloro che hanno voluto portare nelle proprie case una memoria senza tempo di un angolo di Ortigia, magari quello legato alla propria infanzia o a quella dei propri genitori, nati e cresciuti proprio in quei vicoli. La sua carriera artistica è durata quasi mezzo secolo ed è stata ricca di esposizioni personali e collettive ottenendo un vasto consenso del pubblico e della critica.