Politica

CESARE POLITI, UN ARTISTA SIRACUSANO CHE HA DOVUTO FARE I CONTI CON LA MALA POLITICA

Cesare Politi è un artista a tutto tondo, una eccellenza siracusana che ha scelto di restare a Siracusa pur avendo avuto solo calci nelle gengive dal piccolo e arrogante potere locale. Caro Cesare, ci sono in arrivo altre competizioni elettorali, abituati ad essere cercato, blandito, contattato

E’ da più dieci anni che tra me e le amministrazioni siracusane qualcuno ha steso una barriera di filo spinato per impedirmi di lavorare nella mia città. In questo frangente, a parte qualche mio sporadico salto con l’asta al di la del filo spinato per piccole cose in città, mi son sempre dovuto adattare altrove. E mi fermo qui. Tramite i miei canali web, amici, estimatori e altre migliaia di persone, compreso politici e aspiranti tali, sanno tutto di me. Non mi risultano politici delle attuali coalizioni o rappresentanze che in questi anni mi abbiano cercato per una qualche seria proposta artistica e tanto meno per sapere se per caso avessi qualche interessante progetto artistico da proporre o semplicemente per dirmi se avessimo bisogno di qualcosa. Io, i miei collaboratori e gli amici più cari, senza nulla chiedere in cambio, abbiamo già dato. Oggi, guardando ancora quel filo spinato che nessuno ha rimosso , non credo che qualcuno delle vecchie tornate elettorali abbia lo spudorato coraggio di contattarmi. Come vedi pericolo scongiurato. Beh, se mi telefonasse Gesù, per Lui farei un’eccezione. Scusami Salvo, posso riservarmi di chiamare io qualcuno?

Ha fatto bene tuo fratello Ettore ad andare a Milano o tu a restare in Sicilia, a Siracusa?

Per rispondere chiaramente a questa serissima domanda e affinché tu e i tuoi lettori possiate avere un’idea delle mie scelte, bisogna che ti sveli alcuni particolari. Nei prima anni ’80 ( spero che Ettore non se ne abbia a male), una mattina mio fratello, con il contratto de “ Il Giorno” di Milano in tasca, venne a trovarmi al mio Teatro Pub Cabaret . Mostrandomi semplicemente la lettera di assunzione, mi chiese: “ Tu mi consigli di partire o cosa”? Gli risposi: “ Di corsa. Anzi, ti accompagno subito all’aeroporto “! Ettore mise su famiglia a Milano e nell’autunno del 1984, dopo alcune mie precedenti escursioni di successo al Derby di Milano, chiusi il Pub Cabaret e mi trasferì anch’io nella città lombarda. Quel che riuscii a fare di positivo in poco più di otto mesi nel milanese, a Siracusa lo avrei fatto in alcuni anni. Ma… C’era un “ma” ! Già, a Siracusa c’era la mia famiglia, mia moglie e i miei adorati figli Alice e Antonio. Oltre alle periodiche escursioni aree per vederli e le chilometriche telefonate quotidiane, mi accorsi che i miei figli erano in sofferenza. Si sentivano abbandonati. E così, nonostante già lavorassi alla grande in teatro, avessi anche chiuso un accordo con Radio Milano Centrale per iniziare dei programmi in autunno e avessi in sospeso un grosso accordo da concludere con GloboTV (l’attuale Tele Europa ), nel settembre del l’85, a conclusione di una mia tournee teatrale estiva, feci una sorpresa a mia moglie e ai miei bambini e venni a Siracusa. Coincidenza volle che un giorno incontrai la segretaria di una emittente televisiva siracusana per la quale avevo già lavorato. Questa, a nome del responsabile, mi invito ad andarli a trovare. Cosi feci . In quell’occasione portai con me il piccolo Antonio di cinque anni ( oggi 37) e dopo aver illustrato ai responsabili dell’emittente una mia nuova idea di programma tv ( ideato per GloboTV), da questi ricevetti una proposta di lavoro. Presi atto della proposta e successivamente mi incamminai pensieroso verso casa, tenendo per mano il piccolo Antonio che aveva assistito a tutta la discussione. Fu un attimo. Antonio mi strinse forte la mano e guardandomi in viso disse: “ Papà, è vero che non parti più”? Un tonfo al cuore mi colpì ! Fu così che nacque a Siracusa il mitico programma tv “Poker d’Assi” ! Anche se, altra ironia della sorte, oggi i miei figli vivono in Lombardia. … Come diceva la grande Paola Borboni: “ Per far professionalmente teatro bisogna essere celibi e orfani”! Aggiungo io: Di base ci si può accontentare di operare nella propria città, come accade in molte parti d’Italia, restando accanto ai propri cari. Si dà il caso che la mia scelta professionale di restare nella mia città, nel corso di anni recenti, sia stata vanificata dalla mala politica e da individui di bassissimo profilo umano e intellettivo.