Politica

LO STORICO TULLI MARCON RACCONTA LO SBARCO IN SICILIA NEL 1943

TULLI MARCON è stato uno degli storici militari contemporanei più importanti con particolare riferimento alle vicende di Augusta e della Marina Militare. Il suo Assalto a tre ponti è, a mio modo di vedere, il prototipo perfetto del trattato di storia militare. Ed è anche una piacevolissima lettura nel ciarpame assoluto di diversi pseudo-storici della provincia di Siracusa. Una lettura assolutamente da riscoprire a dieci anni esatti dalla sua uscita e sicuramente da ristampare. Scrive Marcon nell’introduzione <Ormai da anni, la campagna siciliana dell’estate 1943 (operazione Husky) gode di una letteratura tanto esauriente e qualificata, da rendere inevitabilmente ripetitivo ogni nuovo lavoro sull’argomento…L’intenzione è stata però diversa poiché, se è vero che qui si riparla della piazzaforte, ciò avviene solo per fornire un indispensabile sfondo al fatto d’arme che, invece, si è inteso porre in primo piano: l’assalto dell’8° Armata britannica a quei tre ponti che essa dovette conquistare intatti, per superare senza difficoltà l’Anapo, il S. Leonardo ed il Simeto e poter quindi giungere celermente dalle spiagge di Avola e Cassibile alla piana di Catania>.

LO SBARCO

Il proposito britannico di sbarcare in Sicilia per causare il collasso dell’Italia non era nuovo del resto. A Londra vi avevano pensato già due volte, nel Dicembre del 1940 e nell’Ottobre del 1941, sulla spinta di informazioni che definivano scosso il morale italiano visto l’andamento sfavorevole della guerra, e facevano nel contempo intravedere la possibilità di connivenze a vario livello, intese tutte a facilitare la conquista dell’isola. Il piano del ’40 denominato Influx aveva come obbiettivo primario la caduta di Catania e Messina ad opera di reparti speciali, rinsanguati in caso favorevole con un più massiccio contingente, anch’esso inviato via mare dalla Gran Bretagna. “Whipcord”, il secondo, non si limitava invece alla sola Sicilia orientale ma, oltre che ad Augusta e Catania, prevedeva sbarchi anche a Milazzo e Palermo per aggredire l’isola da più parti; evidentemente, non si dava peso alla pur notevole circostanza di essere il Tirreno un mare interno ove quindi la reazione italiana avrebbe potuto manifestarsi ancor più fortemente che nello Jonio. Marcon delinea con magistrale precisione fatti, avvenimenti, situazioni dimostrando l’assunto che lo storico militare può essere di per se un grande storico civile mentre il contrario è spesso impossibile. Comunque con la stessa rapidità che ne avevano caratterizzata la stesura, entrambi i piani furono tuttavia accantonati fino al gennaio 1943 quando l’invasione della Sicilia sembrò possibile. Nota molto bene Marcon come il piano che scaturì dal vertice di Casablanca aveva tre punti in comune con quello che sarebbe stato poi attuato e cioè: il nome Husky, la data d’esecuzione fissata per il Luglio successivo e la suddivisione dell’isola in due settori operativi, con gli inglesi nell’orientale e gli americani nella occidentale. Per il resto trattavasi d’una riedizione aggiornata di Whipcord poiché prevedeva sempre gli sbarchi su entrambi i versanti della Sicilia; se ciò sarebbe servito ad impegnare il nemico su più fronti, comportava una pericolosa dispersione delle forze, laddove uno dei presupposti per il successo delle operazioni anfibie sta invece nel poter fare massa in un unico settore.

MONTGOMERY

Secondo l’accurata e ponderata analisi di Tullio Marcon nel Maggio ’43, tra tentennamenti, ripensamenti e gelosie di mestiere delle Tre armi, detta tesi potè prevalere, molto lo si dovette al gen. Montgomery, lo spigoloso comandante dell’ottava armata britannica, principale artefice della vittoria nella campagna africana. Infatti a seguito delle sue perentorie osservazioni, si annullarono in Husky i già previsti sbarchi a Sciacca, Palermo e Catania in favore di uno sforzo concentrato su due soli settori, abbastanza contigui da consentire il rapido ricongiungimento nell’entroterra delle forze impiegate. Marcon spiega puntigliosamente la situazione. I due punti d’attacco erano il Golfo di Noto tra Cassibile e Pozzallo, per gli inglesi, ed il Golfo di Gela tra Scoglitti e Licata per la settima armata dell’impetuoso generale Patton. Gli obbiettivi iniziali mirati entrambi a favorire le successive operazioni, erano le piste tra Pachino e Licata ove dislocare subito le squadriglie da caccia. Marcon individua poi uno dei fulcri della strategia alleata ossia i porti di Siracusa, Augusta e Catania ove far affluire i rincalzi ed i rifornimenti per la corsa su Messina.

IL 10 LUGLIO 1943

Nella notte del 10 Luglio 1943 lo sbarco nel Golfo di Noto ed appunto l’azione verso nord alla conquista dei porti. Afferma Marcon che malgrado aliantisti, commandos e paracadutisti riuscissero a catturare intatti tre ponti sui fiumi, Anapo, S. Leonardo e Simeto per agevolare la marcia della fanteria lungo la costa, la resistenza dei reparti tedeschi ed italiani nella zona andò progressivamente irrigidendosi finchè il 18 Luglio, il maresciallo Montgomery non fu fermato sulla piana di Catania e costretto ad iniziare una manovra aggirante, che l’avrebbe portato nella città etnea solo il 5 Agosto successivo. Salvo quella di Agira la battaglia della piana fu la più sanguinosa dell’intera campagna di Sicilia. Marcon riesce a porre nella dovuta evidenza un fatto d’arme che, per varie motivazioni, rivestì carattere d’eccezionalità tra i tanti del secondo conflitto mondiale in Europa. Un eccellente storico da rileggere e da tenere metodologicamente, come punto di riferimento per storici professionisti ed appassionati.

Luigi Amato