Politica

LA PICCOLA BORGHESIA SIRACUSANA DESCRITTA DAL GIOVANE ELIO VITTORINI

La bella città Piccola Ortigia, via Roma e buongiorno tristezza…via Maestranza e la vivacità di Garofano Rosso. Grazie a Tony Lissa per avermi fatto rileggere “Piccola Borghesia” e a Lorenzo Mascali che mi ha trovato l’introvabile volume de “I Meridiani”. C’erano la signora Strano e il buon orologiaio Mamo che batteva il tempo con i suoi orologi. Quel pendolo in vetrina scandiva i secondi del pasticciere Calcina, mischiandosi al passo dei celerini in elmetto, profumo di Senia e gioielli di Sterlini, birilli di Severino che in Questura sbattevano i tacchi nel Provveditorato, regalando sorrisi, tra signori e signorini che affidavano la loro vita a una supplenza segnata su tabelloni in bella calligrafia, vergati in bacheche silenziose che sprigionavano felicità e gaiezza , coinquilini di tacchi e cinturoni, rasoi di Beniamino e pompette di Bausani, vivi a tarda ora nel salotto Finocchiaro, giornalaio filosofo spesso specchiandosi nel cavalier Greco, galante a tutto spiano quando il Notaio di nobil lignaggio salutava Cannata con un garofano bianco…sotto gli occhi dell’attento Schiavo…immortalato da Corsello, principe degli Obiettivi, e Carlo che recitava “Bella signora statemi a sentire…”. Piccola borghesia. Una tradizione letteraria dell’ambiente che ci circonda: giornalisti, scrittori, poeti, hanno sempre riempito le loro pagine anche di queste pagine, molte dei quali diventate opere d’arte, come, ad esempio, quelli del siracusano Elio Vittorini che di alcuni suoi scritti giovanili, pubblicati su vari giornali dell’epoca, ne fece pagine che oggi possiamo definire testimoniali, che risalgono al 1929, quando Elio fece ritorno da Gorizia, dove aveva lavorato nell’impresa di Vincenzo Quasimodo, dopo il suo matrimonio del 1927 con Rosa Quasimodo.

Tornato a Siracusa, nel dicembre del 1928, Elio trovò lavoro come economo presso il Consorzio antitubercolare che aveva sede nei locali della Prefettura in via Maestranza. E fu allora che Vittorini, colpito da quell’ambiente borghese, a Siracusa non privo di debolezze umane, ne fece una sorta di acquarello letterario, calando quelle scene nell’Ortigia siracusana, ritratti impietosi di personaggi reali e di ambienti d’ufficio, di cui riportiamo una parte : “Avevi perduto la coscienza di essere un ragazzo, di avere sette anni e di vestire calzoncini azzurri …Sulla Maestranza pigra, corso e passeggio d’altri tempi, le maschili beltà sdraiate lungo i tavolini con la coda dell’occhio la seguivano; ella languiva d’essere notata. Bella la moda nuova; le gambe, eccellenti in lei, tornavano già pudiche, il dorso radente ai fianchi s’era allungato, le formava un addome snello di farfalla, chiuso tra seno e sella, la gonna sotto l’anche fluttuava, lembo di mare.” “…madame Longwy …siete maestro in danze?…onorata, se mi accompagna.”

Era il 1931, Elio Vittorini aveva compiuto 23 anni. “Piccola Borghesia” è il suo primo libro, pubblicato nel dicembre di quell‟anno dalle edizioni di “Solaria”, la rivista fiorentina alla quale aveva cominciato a collaborare oltre che al “Bargello”, dove usciranno i suoi articoli di critica letteraria, racconti e scritti di militanza politica, corsivi, firmati con lo pseudonimo Abulfeda :“…poi i giornali non parlano, ma in caffè e in piazza gli affari si fanno coi nervi tesi…tu lo sai. E’ un pezzo che si lavora in contanti con Milano e con Udine…Parlavano ora sul fior delle labbra di quello che già egli di lei sapeva…amava tanto i romanzi, Flaubert, Goncourt, Gautier, Guy de Maupassant; era ghiotta di paste…entravano insieme da Caflish, rinomata ditta svizzera, pizzicandosi per le punte dei guanti bianchi come all’inizio di un minuetto”. Anche in questo altro passo,”Piccola Borghesia”, è straordinariamente moderno: “Mio marito è consigliere di Prefettura, un buon posto”…non lo conosco, io, e cavalco tutto il giorno e gioco a tennis…Il cavalier Giliberti. La lasciava poi scendere sotto il portone, tra i questurini che ammiccavano, e cercavano di leggere nei suoi occhi un lontano ricordo, un sospetto perduto nei secoli, quando i cavalieri infieriranno, se giungevano in ritardo, contro di lui. Girando lentamente lo sguardo su quei crani, Adolfo ritrovava in ognuno di essi proprio questo sentimento di decoro di serietà.…dal suo ufficio Adolfo capì che i due potenti chiacchieravano con calore e quasi altercavano. Erano due timbri, due Caro GELONE, eri fango e polvere, e polvere e fango rimani!! Abbandonato a destini ultimi con suoni e risuoni di antica memoria, senza che una vita ti sorridesse, con un gorilla che veglia di giorno aspettando il calar delle ombre, presagio di una realtà di caos e di PM, 10…9…8…, all‟infinito, signori del veleno e del travaglio, dell’ingorgo e dello attracco, dell’eterno disonore che colpisce camminando, sprofondato e rimbombato in poltrone otellizzate da vecchioni furbacchioni non dormienti ma svegliaroni con gelati e bomboloni…in lenguazze e cosce bianche dissecate e imbrunite da porcelli venderoli mai somiglianti ai fumaroli …in continue cazzate sempre esposte su scaffali della Diana editrice con Fontana profumata di sculacci e mammellate al cielo sventagliate, direzione indefinita e altalena incattivita … La città cattiva In questa CITTA’ ognuno fa ciò che vuole: non brillano più le stelle dell’informazione, la cittadinanza, una volta madre di tutta la notizia è diventata la cenerentola del momento, per lei non c’è considerazione, la si reputa un poco di buono, da deridere, raggirandola con edizioni che pur definendosi quotidiane in realtà sono al 90% “periodiche” .

Infatti non è una novità che gli appositi uffici stampa, pur avendo nelle loro liste tutti i nomi dei giornalisti e delle testate in attività, dovrebbero essere a conoscenza, non dico sapere, che al di là di questa ufficialità si fanno attività di comunicazione non comunicati dai loro uffici ma in altra maniera perché poi dai resoconti diffusi si assiste alle note di chi come non ha ricevuto nessuna comunicazione.

Quindi, la nota di risposta indirizzatami da Francesco di Parenti e Carmelo Miduri, in merito alle mie proteste, non risolve il caso, perché io non mi lamento di non essere nelle loro liste, ma di non ricevere quella data notizia di cui poi vedo la realizzazione. Si invitano solo chi non dà seccature e che non pianta grane con domande, chiarimenti… perché…come…dove…quando…insomma si preferisce avere gente, anche abusiva, che tiene il microfono e che non ha alcuna qualifica di giornalista, pur di non essere disturbato come il famoso guidatore che in questo caso, spesso, è la stessa persona…organizzatore, contestatore, proponente, parte in causa, presidente, sindaco, assessore.

Corrado Cartia