Politica

LA CGIL ATTACCA FRONTALMENTE CONFINDUSTRIA: DOBBIAMO CAPIRE SE RISPONDE A BANDIERE STRANIERE

Ecco uno stralcio del documento unitario Cgil: Tutti tendono la manina al presidente di Confindustria di Siracusa, ma ancora una volta ci fermiamo agli annunci che nascondono la mancanza della volontà di affrontare il vero nodo della vicenda che poi si manifesta in tutta la sua crudezza nella questione appalti, l’indicatore  della emergenza sociale che rischia di far saltare le fondamentali regole di convivenza e coesione sociale.  Bene ha fatto il nostro segretario generale confederale, Roberto Alosi, ad invitare Confindustria ad essere meno fumosa e più netta.  Risolvere le contraddizioni significa anche capire da Confindustria se anch’essa (come il Prefetto) risponda a bandiere straniere o al territorio siracusano. Nel frattempo il polo petrolchimico sta pagando drammaticamente i risultati di un processo di destrutturazione lenta ed inesorabile(dismissioni, cessioni, fusioni), con la complicità della totale incapacità della politica(che giustamente si tiene a debita distanza dal problema salvo quando c’è da spartire qualche posto di lavoro) che ha generato senza ombra di dubbio evidenti danni ambientali, precarietà, incertezza e quindi tensione sociale. Oggi i lavoratori pagano, in una inaccettabile condizione di precarietà, quella pratica del massimo ribasso che la dirigenza ISAB-LUKOIL dice di non conoscere(vedi dichiarazione di giovedi apparsa sulla stampa). Qui siamo veramente alla sindrome bipolare. Da un lato vi sono le aziende dell’indotto che manifestano-ad ogni cambio appalto-un crescente disagio per le “richieste di sconto” avanzate dalla committente e, dall’altro, ISAB-LUKOIL che dichiara ad oggi che “nessuna costrizione o compressione è esercitata sulle risorse economiche sulle risorse da impiegare, sul numero di persone da impiegare”. Qualcuno sta mentendo spudoratamente e qui viviamo questa contraddizione come un tritacarne(trovandoci in mezzo a due rappresentazioni aziendali così distoniche) che è lo spaccato di un sistema drogato che nella realtà si misura con dumping salariale, sfruttamento, mancanza di sicurezza e illegalità (leggasi dichiarazione Pontisol apparsa giovedi sui giornali a proposito dei metodi ‘super trasparenti’ applicati dalle committenti). A nostro avviso la missione di Confindustria dovrebbe essere quella  di “ non tollerare ”, eventuali distorsioni nel sistema degli appalti; di provare a rappresentare tutte le aziende, comprese quelle dell’indotto; di abbattere il muro di silenzio che ha allontanato lavoratori e cittadini dai temi industriali, spesso costretti  ad una mobilitazione esasperata con la speranza di conquistare un confronto vero su temi come precarietà, sicurezza, legalità e responsabilità sociale d’impresa; temi che sono prerogativa necessaria ad arginare il degrado in cui versa l’area del petrolchimico.