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IL COMITATO PARCHI SUL CASO SPERO: SE L’IMPRENDITORE ABBASSA LE PRETESE UNA SOLUZIONE POSSIBILE SI TROVA

Rep: La recente sentenza del TAR Catania segna una affermazione del Piano Paesaggistico mentre le scelte imprenditoriali della SPERO restano ancora in stallo.

Siamo ad un’altra puntata della decennale vicenda, quel progetto dovrà tornare all’attenzione di un’altra conferenza dei servizi, oggi appesantito dagli anni che si  porta dietro. Non ci fa gioire il mancato investimento in quella parte del Porto Grande, dietro i giardini dell’Aeronautica militare, sulla Via Elorina, sulla stessa linea del sito di interesse comunitario a protezione del sistema dei fiumi Ciane Anapo e Saline, vicino alla riserva Ciane Saline. Ma la causa principale dell’attuale impasse è nella incontrovertibile incompatibilità della scelta adottata e ostinatamente perseguita anche in sede giudiziaria con i molteplici vincoli posti a salvaguardia del sito, alcuni dei quali già preesistenti alla presentazione del primo progetto SPERO.

L’attacco inammissibile dell’avv. Vittorio Pianese, nella veste di legale rappresentante della Società SPERO, ai funzionari della Soprintendenza che hanno contribuito alla redazione del Piano Paesistico, sconta sicuramente la frustrazione di una parte imprenditoriale della città per non esser riuscita a trovare quel punto di incontro tra le esigenze del Piano Paesistico, la tutela di quell’ansa di Porto Grande,  la valorizzazione del sito di interesse nazionale e l’ipotesi progettuale proposta dalla proprietà. Un punto di incontro che è ancora possibile e, in ogni caso auspicabile, come sottolineato puntualmente da Lealtà e Condivisione e Lega per l’ambiente, unici soggetti finora pronunciatisi relativamente ad una tematica che riguarda un ambito strategico della città e che dovrebbe vedere in campo soggetti politici, sociali e istituzionali cui competono responsabilità di governo del territorio.

La posizione delle associazioni ambientaliste e dell’opinione pubblica sensibile alla conservazione delle nostre ultime emergenze naturalistiche, è stata sempre chiara, di apprezzamento per l’intervento di recupero di quel sito di straordinaria bellezza, dove la natura selvaggiamente si è riappropriata di spazi che l’insediamento industriale le aveva sottratto, coniugato al rispetto delle regole della tutela, alle prescrizioni del vincolo del Porto Grande e dei nuovi vincoli del Piano Paesaggistico,

Quelle linee di sviluppo, di conservazione e valorizzazione allo stesso tempo, erano, peraltro, già in nuce  presenti sin dal 1996 nelle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale, e già radicate sin dal 1987, quando, di fronte alla prospettazione di un progetto faraonico di pennello a mare che dall’Areonautica attraversava il Porto Grande, l’appello dei Soprintendenti di Sicilia, il Prof. Voza in testa, riuscì a sventare quella deturpazione, apponendo il vincolo paesaggistico all’intero Porto di Siracusa, mezzo di tutela che si univa a quello più risalente, del 1969, di Ortigia.

Area tormentata quella dei Pantanelli destinata nei piani regolatori degli anni settanta, sino a metà ’80, a grandi opere di cementificazione delle foci del Ciane e dell’Anapo, insieme area archeologica, area artigianale, zona umida, area per le attività sportive ad alto tasso di antropizzazione. Dobbiamo quella variante alla ostinazione delle opposizioni in Consiglio Comunale, ed insieme al grande dibattito di fine anni settanta inizio ottanta provocato dalla ‘nuova’ Legge Regionale dei Parchi e le Riserve.

Il progetto della SPERO, in questo contesto di aree faticosamente salvate e poste finalmente all’attenzione della opinione pubblica e della politica, con quella proposta di isola artificiale che va a interrare trentadue mila metri quadrati di mare, non poteva essere sicuramente accolto.

Caduta la realizzazione del Porto  Marina di Archimede, rimasto cadavere di cemento e di avanzamento a mare, oggi lo specchio d’acqua davanti alla Spero potrebbe essere diversamente pensato e trovare una diversa sostenibile fruizione.

Il piano del confronto non può essere che quello di pensare ad un intervento che possa riuscire a contemperare l’interesse pubblico della tutela con l’interesse privato dell’impresa, che, con quel sito, si troverà al centro di quel percorso lungo i Pantanelli che da Ortigia potrà snodarsi sino alla riserva Ciane e Saline, in un eccezionale contesto sino ad oggi precluso, e di cui godrà pienamente il vecchio sito industriale ristrutturato e con mutata destinazione urbanistica.

Oggi con previsioni “dolci” del water front, con una manutenzione costiera compatibile con i valori paesaggistici del sito, potrà restituirsi alla città ed all’impresa quell’area esclusiva, quella porzione di arenile sino alla Riserva del Ciane, tutti valori che potranno andare anche al profitto dell’intervento privato

Sarà una ragione di più per bonificare finalmente quell’area con risorse pubbliche e private, considerato che è ancora dentro il perimetro del Sito di interesse nazionale (SIN). Non ci pare che questo orizzonte sia frutto di utopia o delirio, i presupposti ci sono tutti e la città sicuramente si aspetta, anche dall’imprenditoria siracusana, una nuova offerta, in linea con la profonda mutazione identitaria dell’economia cittadina.

Comitato Parchi

Pippo Ansaldi

Corrado V. Giuliano