SALVO FERLITO: SIRACUSA CE LA PUO’ FARE, BASTA CACCIARE SINDACO E GIUNTA
Salvo Ferlito, a luglio sei arrivato a Siracusa, ti sei guardato attorno e cos’hai pensato?
Che ce la può fare. Le albe aretusee sono accompagnate da una rumorosa natura: lì in basso da qualche parte si sente starnazzare; un garrire di rondini, il cui verso stridulo emerge da un tappeto di cinguettii diffusi sugli alberi. Poi gli oleandri a doppia corona e i gelsomini notturni rilasciano le strisce profumate che accompagnano il viaggiatore. Senza questa straordinaria e per lo più incontrollata natura, Siracusa appare poco meglio di una Idlib o di una Aleppo dopo i bombardamenti. Basta spostare l’occhio sul verde e concedersi ai profumi delle piante e dei giardini. Questo mare verde e colorato risolve: non vedi più i marciapiedi rotti o il disordine degli umani. Confluisce verso riva come un fiume in piena e ci solleva dalla pena: è bello lasciarsi trasportare da questo specchio verde, azzurro, cielo cobalto e porpora dove al tramonto con dolcezza decollare, Siracusa ce la può fare…
..e poi sei andato a casa tua, in Ortigia..
Un elemento che distingue la permanenza in Ortigia è la costante presenza del mare, la magna pars della visita è costituita dal percorrere i suoi più di cinque chilometri di costa. Una delle costanti del suo bel litorale, bagnato da acque turchesi e cobalto, è la scomodità. La riva comoda appartiene ai privatismi che contraddistinguono la sua distratta amministrazione: caffè e tavolini, solarium blindati ne vietano l’accesso alla gente comune, negando una serie di diritti codificati e non. Se il visitatore passa, ad esempio, da Cala Rossa: una spiaggia di ciottoli formatasi spontanea a seguito dell’erosione del materiale di risulta di alcune ristrutturazioni edilizie che proprio in quella piccola, ma graziosa, insenatura avevano trovato discarica, trova patimento nella permanenza. In siciliano diciamo: “petri petri”, un termine che esprime già nella sua ridondanza la sofferenza. La spiaggia minuscola tentò d’essere privatizzata da alcuni gabellieri, ma la ribellione popolare fermò la canagliata. Cala Rossa assieme a Forte Vigliena, per me Baglieri, rimangono le uniche due oasi pubbliche in un gomitolo di spicchi di riviera privati. Sicché mi permisi, incontrando per caso un mio vecchio amico oggi purtroppo amministratore pubblico a passeggio col cane, di proporre di scaricare qualche vagonata di sabbia sui ciottoli, tanto per rendere più piacevole la visita ai bagnanti gratuiti. Accarezzando il suo cane gli dicevo queste cose e lui per tutta risposta m’interruppe dicendo come fossi contagiato già immediatamente dal virus locale della lamentela. Cosa forse vera, ma qualche decina di vagoni di rena e dei frangiflutti potrebbero darci cinque o almeno quattro chilometri di spiaggia in Ortigia… vi pare poco?
Anche ad Ortigia c’è spazzatura a mucchi. Una differenziata che non differenzia
Debbo proprio dire una banalità: senza dubbio la raccolta differenziata a Siracusa è un fallimento. Rivedete il bando.
La salute politica di Italgarozzo?
Vabbè: quindici uomini sulla cassa del morto anche se in giunta sono in otto. Il Consiglio inascoltato e di fatto esautorato. L’altro giorno sono stato ad un funerale e l’unico vivo, tra le lacrime e ricordi, era il morto. Conferma che mi trovo meglio in città in compagnia delle anime e gli ultimi spicchi di natura e cultura che dei vivi. Ma in tutto questo grande cordoglio, cotto al vapore del clima rovente e umido e leggermente stemperato nella salsedine tremula, quasi sensuale d’Ortigia, mi chiedo: troppo complicato arrivare a raccogliere il 60% dei voti dell’Assemblea cittadina e sfiduciare sindaco di Siracusa e giunta?
Italgarozzo e Granata contestano i dati, ma il turismo a Siracusa è in calo. Lo dice il dipartimento regionale del Turismo che secondo Granata non capisce un tubo e fa conteggi sbagliati. Ma, come dice Ezechia Paolo Reale, voliamo alto. Qual è secondo te il motivo vero del calo di presenze turistiche?
La riapertura dei grandi poli di attrazione turistica nord-africani, a causa di un momentaneo calo della tensione terroristica degli integralisti musulmani, riporta la nostra bella Siracusa a registrare un passo indietro nella quantità di visite. Una buona occasione per imboccare la strada di un turismo colto e consapevole, che alla fin dei conti sarà magari quantitativamente inferiore a quello da “gran villaggio turistico”, ma senz’altro è composto da gente fedele a motivata. Da qui l’offerta culturale- apertura, manutenzione e promozione dei siti monumentali in prima battuta -dovrebbe essere vista come una priorità. Ma che dire: ancora i musei faticano ad aprire in occasione dei periodi di picco, non esiste un catalogo né del Museo Archeologico e nemmeno di Palazzo Bellomo, e lo stato di abbandono dei siti culturali e del paesaggio è sotto gli occhi di tutti. Urge un cambio di direzione.