Politica

PIPPO GENNUSO: DA AMARA A PALAMARA, ECCO TUTTA LA MIA VERITA’

Dal 2012 al 2019. Sette anni per passare da Amara a …PalAmara.

Confesso, sinceramente, che nemmeno io riesco a capire tutte le dinamiche che si sono sviluppate in questi mesi. Pensare di poterlo spiegare ad altri sarà impresa ardua. Ma voglio provarci.

La mia vicenda è nota. O almeno è di dominio pubblico ciò che i media hanno pubblicato. Ma la vera verità non è quella del copia e incolla dei provvedimenti giudiziari. Ne tantomeno quella riferita da una “parte” dei protagonisti coinvolti. La vera verità è anche altro. Sono i dettagli. Le strane coincidenze. Gli intrecci che ne ruotano attorno. E allora proviamo a fare chiarezza.

Perdo per una manciata di voti le Elezioni Regionali del 2012. O sarebbe meglio dire. I primi risultati definitivi mi danno vincente poi la situazione cambia con alterazione dei registri su cui a Siracusa nessuno indaga. Alla fine perdo.

Per soli 46 voti per l’esattezza . Pochi, pochissimi, ma sufficienti alla lista di Pippo Gianni di prendere il seggio. Penso che chiunque al mio posto non si sarebbe rassegnato. Io, chiaramente, no. Presento ricorso al TAR di Palermo. Molti ricorsi avviati in precedenza sullo stesso tema sono stati accolti . Hanno fatto giurisprudenza. Il mio, invece, non viene accolto. Prima apparizione sulla scena della coppia di legali Amara/Calafiore e di un giudice entrato nel “Sistema” Mineo. Ma andiamo avanti.

Avevo solo chiesto il riconteggio delle schede di alcuni seggi. Parziale, non totale. Una semplice, rapida e, secondo me, necessaria verifica. Alla luce di numerose anomalie nei verbali. Per non parlare della vicenda delle famose schede sparite. Vicenda venuta alla luce solo dopo e grazie alla mia personale denuncia. Sostanzialmente, ci sono registri dei voti alterati, non si può ricontare le schede perché spariscono, interessante su questo argomento la dichiarazione fatta alla trasmissione televisiva “Report” da Amara. “Quelle elezioni le abbiamo fatte perdere noi al Gianni “ perché dice sempre Amara, “dopo aver aiutato Gianni a vincere e, non avendo avuto quanto richiesto, abbiamo informato il Gennuso sulle trame ordite dallo stesso Gianni “.

Comunque ricorso ritenuto “inammissibile “. Non rimaneva che un’ ultima spiaggia . Il CGA della Sicilia. Il Consiglio di Giustizia Amministrativa. Organo supremo e, in quanto tale, molto vicino a personaggi della politica. Come il mio avversario vincente. Incarico perciò lo studio legale Calafiore di avviare una strategia di supporto alla mia richiesta. In gergo si chiama “lobbing”. Perfettamente legale nel nostro e negli altri paesi. Regolare incarico a Calafiore con regolare compenso. Una prima tranche di 25.000€ con assegno, e fatturato, e una seconda di 40.000€ in contanti. Ricordatevi questa somma in contanti. Tornerà nella mia esposizione dei fatti.

Questa è difatti la somma che, secondo i magistrati che mi hanno indagato, doveva essere consegnata, anzi è stata consegnata, questo io non lo so, come non sono a conoscenza di incontri tra Calafiore o altri con il Presidente del CGA De Lipsis, destinatario finale dei 40.000€ per indirizzare il giudizio a mio favore. Per la verità il CGA non accoglie immediatamente il ricorso, ma si riserva di fare una verificazione delle schede elettorali e su i registri di voto sulla base di alcune discrasie rilevate. Sparite le schede, nessun riconteggio, si torna a votare. Vinco le nuove consultazioni e torno al Parlamento Siciliano. Dopo cosa accade. Cerco di farne un sunto: vengo indagato dalla Procura di Roma e con me l’ex presidente del CGA De Lipsis. Chi conduce l’inchiesta? L’ex procuratore aggiunto Ielo e il sostituto Fava. Quest’ultimo sotto inchiesta perché coinvolto nella vicenda “Palamara, Amara e Calafiore “. Per la verità dei fatti anche Ielo e Pignatore sembrano coinvolti visti gli stretti rapporti di lavoro dei loro familiari con la solita “coppia”. Torniamo a noi . La vicenda prevede anche la presenza del dott. Longo. Secondo le accuse Amara e Calafiore avvicinano Palamara per convincerlo ad appoggiare la nomina del Longo a capo della procura di Gela . Benefit , viaggi e …40.000€ , secondo i Pm di Roma erano gli strumenti corruttivi. Già proprio 40.000€ in contanti con una coincidenza temporale, molto sospetta. In poche parole i miei accusatori e i magistrati che hanno indagato su di me collegati tra loro in modo inequivocabile. Termino, anche se potrei aggiungere altre storie che si intrecciano con la famosa vicenda chiamata “Sistema Siracusa “, termino dicevo che ad oggi non vi è prova di azione corruttiva intentata nei confronti di Di Lipsis. Nessuno, e dico nessuno, ha mai visto passaggi di denaro tra me e Calafiore e tra quest’ultimo con Caruso, tramite tra l’avvocato e il Presidente del CGA, ne tantomeno tra Caruso o Calafiore e De Lipsis. Non esiste uno straccio di prova . Ma solo dichiarazioni rilasciate da chi , incriminato in diverse indagini, ha preferito dare in pasto a Magistrati, al loro soldo e perciò non “sereni e liberi” di giudicare, chi è meno “uguale” di altri davanti alla legge. Lungi da me fare la vittima. Ma chi mi conosce sa che io non sarò mai l’agnello sacrificale di nessuno e per nessuno. Finché avrò fiato in gola combatterò per dimostrare la mia innocenza . Per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che in questi anni hanno riposto in me la loro fiducia.

Pippo Gennuso