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DA DOMANI ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI GESTALT / IL CONVEGNO “ADOLESCENTI SENZA TEMPO” AL MUSEO PAOLO ORSI, CI SARANNO L’ATTRICE CRIPPA E CAIBI PER L’INDA

Rep: “Adolescenti senza tempo”, un convegno a Siracusa con il noto psicoanalista, il prof.  Massimo Ammaniti. L’importante convegno di studio si svolgerà venerdì 7 e sabato 8 giugno a Siracusa ed è organizzato dall’Istituto di Gestalt HCC Italy, diretto dalla ricercatrice siciliana Margherita Spagnuolo Lobb, in occasione  del  55° ciclo di rappresentazioni classiche presso il Teatro Greco di Siracusa, ed in collaborazione con la Cattedra di Psicologia Dipartimento dei Processi Formativi dell’Università di Catania (diretto dal prof. Santo Di Nuovo) e con l’INDA, Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa (sovrintendente Prof. Antonio Calbi). L’appuntamento è al Museo Paolo Orsi di Siracusa, sempre in orario 9.00-17.30

Il dibattito prende spunto dal libro “Adolescenti senza tempo” (Cortina, 2018), scritto dal prof.  Massimo Ammaniti, ospite d’onore del convegno, professore onorario di Psicopatologia dello Sviluppo presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma. Interverranno inoltre al convegno il sovrintendente dell’Inda,  Antonio Calbi, la nota attrice Maddalena Crippa, che interpreta Ecuba ne “Le troiane”, nel 55° ciclo di rappresentazioni classiche presso il teatro greco di Siracusa, nonché i didatti dell’Istituto HCC Italy. Dentro ogni adolescente di oggi c’è un viaggiatore che “affronta un’odissea personale lunga e tempestosa prima di ritrovare dentro di sé il proprio luogo delle origini”. Ed è un andare  controverso, che può  acquisire una dimensione infinita, quella raccontata nel suo ultimo libro “Adolescenti senza tempo” dallo psicanalista Massimo Ammaniti che  sottolinea come l’età transitoria per eccellenza si sia trasformata in “una condizione stabile”. Si vive – spiega Ammaniti – in un qui e ora dove il futuro è nebuloso, e dove il passato è quello lontano da cui ci si vuole staccare. I giovani così ristagnano in una passiva rassegnazione, nella quale le cose importanti sono i social network, i telefonini e il consumismo. Sintetizzando: un tempo l’adolescenza finiva con i 20 anni, ora è pressoché eterna…gli adulti che cronologicamente potrebbero essere dei genitori, continuano ad avere delle caratteristiche adolescenziali. Sono presi da loro stessi, dall’affermarsi, non vogliono invecchiare. Hanno un atteggiamento di deresponsabilizzazione assoluto…Messi fin da piccoli davanti agli schermi, in genere durante il pasto, sono ragazzi che arrivano all’adolescenza già con una dipendenza digitale a scapito di uno scambio e della relazione. Non sperimentano più la possibilità di stare soli con sé stessi, vengono privati della solitudine, e della noia, tutte occasioni creative in cui il ragazzo cerca di immaginare mondi diversi. Gli adolescenti devono avere delle utopie, contro il mondo degli adulti, e la realtà virtuale li impoverisce…Il cervello umano è fatto in modo tale che può vivere in un gruppo sociale fino a settecento persone. Attualmente i ragazzi hanno settemila, ottomila contatti, molto al di sopra delle capacità celebrali. Degli studi hanno verificato che il cervello ha aumentato la sostanza grigia delle connessioni. Insomma, è in atto un cambiamento antropologico.

Quando l’isolamento diventa patologico si parla di un fenomeno chiamato Hikikomori, che in Italia coinvolge circa 120 mila adolescenti che trascorrono su internet oltre 12 ore al giorno, mostrando sintomi importanti di patologie psichiatriche. “Eppure gli adolescenti, con la loro spinta alla ribellione, che contiene il seme del cambiamento sociale, rappresentano il nostro immediato futuro. – conclude la dott.ssa Margherita Spagnuolo Lobb (insignita di recente del Premio alla Carriera AAGT-Association for the Advancement of Gestalt Therapy. International Community e del premio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia) – Proprio attraverso l’adolescenza, la società vive il dilemma tra la freschezza della libertà e la necessità di imporre le regole, tra la creatività e la disappropriazione di sè. Il disagio giovanile è lo specchio del problema che si ripresenta ad ogni passaggio generazionale, e che cerca risposte all’interrogativo: come può la società – nella sua struttura e dinamica organizzativa – accogliere la divergenza e il dissenso, trasformandoli in un prezioso motore di crescita?”

Quando i genitori hanno la capacità di vedere il figlio come altro da sè, riescono a fornirgli quel riconoscimento che gli consente di emergere in modo pieno, capaci di emozionarsi e di orientarsi nelle relazioni. La genitorialità ha il compito di riconoscere nella trama della vita del figlio la voglia di portare qualcosa di unico al mondo.

Il bambino impegnato in un compito, per esempio, nel momento in cui ha una difficoltà necessita di un contenimento e di un incoraggiamento per risolverla, utilizzando l’energia che lo anima. Ma non trova nessuno a casa a cui dirlo, nessun contenimento che possa dargli un rimando sensoriale e psicologico su cosa sente e cosa vuole. Allora va in internet, dove un motore di ricerca gli fornisce la risposta; la sua eccitazione viene sparsa nelle infinite possibilità che gli offre internet, ma non trova un contenimento relazionale, un corpo umano, trova un computer freddo ed incapace di abbracciarlo. Tale eccitazione diviene energia non contenuta e si trasforma in ansia, che l’individuo non riesce a gestire, mettendo così in atto l’unica soluzione possibile: la desensibilizzazione corporea, una deprivazione della capacità di sentire, della ricchezza data dai vissuti emotivi. Le ricadute cliniche di tali situazioni sono sotto gli occhi di tutti: disturbi d’ansia, attacchi di panico, DPTS, difficoltà dei legami, patologie del mondo virtuale, desensibilizzazione corporea, ecc.”