Politica

SALVO SALERNO: CARO SINDACO, SIA COERENTE CON QUELLO CHE DICE E VADA AD AUTODENUNCIARSI

Scrive Salvo Salerno: Sarà o non sarà vero che il sindaco Italia sia un “outsider fuori dai partiti e da questi non gradito”, ma, a leggere le sue risposte alle domande dell’intervistatore, il mio amico Toi Bianca, di certo esce fuori un politico che più consumato e spregiudicato non si può.
Chi mai potrebbe contraddirlo, sulle belle parole, come “partnership pubblico-privato”, “elevazione degli standard di qualità dell’offerta culturale”, etc..? Chi mai di noi penserebbe a un “pubblico che fustiga il privato”?! Ma ci ritiene con l’anello al naso, davvero..?!
Noi pensiamo diversamente, senza entrare mai nel merito delle scelte tecnico-artistiche (ma c’è chi lo ha fatto e anche lì sono dolori per l’Amministrazione comunale..) noi pensiamo all’essenziale principio che dovrebbe governare una pubblica amministrazione e cioè che è la mano pubblica, la responsabilità dell’Istituzione, a dover fissare le regole entro il quale l’imprenditore privato, qualsiasi esso sia, deve poi operare. Ma quelle regole, se per primo non le rispetta il sindaco e i suoi assessori, come possiamo aspettarci che le osservi il privato..?!
Italia, nonostante le sue morbide e seduttive circonlocuzioni dialettiche, in realtà non risponde a nessuna delle domande poste nell’intervista, dalla più banale delle questioni poste, alla più grave.
La prima: non è vero che ha concesso il patrocinio al bar Maniace per l’evento consumistico del primo maggio? Bene, prendiamo atto. Ma quali iniziative, quali sanzioni ha assunto nei confronti del privato che ha commesso una tale così grave scorrettezza al limite del fraudolento? Non risulta nulla, alcuna reazione.
Altra questione, la concessione del convento di San Francesco. Facendo l’eco alla arraffazzonata spiegazione (un rammendo peggiore dello sbreco) del suo assessore alla Cultura, il sindaco comunica che il protocollo di intesa non configura concessione ma semmai la condivisione di un Progetto espositivo. Belle parole, ma non dice, il sindaco, che, se anche fosse così, il Codice dei Beni Culturali, gli stessi che lui dice di voler promuovere, all’art. 117 impone l’evidenza pubblica anche per “ospitare” mostre, e la disciplina è la stessa delle concessioni (art. 115). In realtà trattasi di concessione mascherata col protocollo di intesa e questo lo hanno capito anche i turisti giapponesi, per dire..
Insomma, hanno violato la legge e non è neppure la prima volta. Quanto alle gare celebrate finora, i Comitati di tutela civica, ogni volta che hanno voluto approfondire, hanno scoperto che le gare, specie quelle con un solo partecipante, erano spesso una veste formale (pensiamo a CalaRossa, per dirne solo una). Un’amministrazione comunale che si ritiene insomma “legibus soluta”, fa come le pare, tanto non c’è nessuno a controllare, potendo godere di una ben articolata rete di solidarietà politiche, istituzionali ed economiche.
Non la tiriamo per le lunghe, non facciamo elenchi, altrimenti non finiremmo più di scrivere.
Ma sconcertante, questo va almeno detto, è infine la risposta alla domanda sui molti “passaggi opachi” nella vicenda del chiosco Maniace. Il sindaco risponde “se sono stati commessi illeciti, chi ha sbagliato dovrà essere punito”. E’ il suo abituale refrain, lo stesso che ripeteva nei media compiacenti poco dopo che lo scandalo era uscito fuori. E non certo per sua volontà. Evidentemente il sindaco è sicuro che nessuno lo contraddirà. Bene, lo facciamo noi.
Nella seduta del 20 marzo 2018 la Commissione Ortigia approvò e autorizzò quel chiosco nella sua versione già variata rispetto al progetto originario, nonostante che quel progetto fosse privo:
1) Dell’autorizzazione paesaggistica
2) Dell’autorizzazione marittima
3) Del parere archeologico
4) Della variazione urbanistica e conseguente nuova destinazione
Da chi era presieduta, quella Commissione …? Se è coerente con la sua affermazione “se sono stati commessi illeciti, chi ha sbagliato dovrà essere punito”, vada allora ad autodenunciarsi.