L’ARCIVESCOVO SE LA PRENDE COL GATTO MA GLISSA SULL’ARCIPRETE CONDANNATO A 5 ANNI PER REATI SESSUALI
Ecco un articolo della rivista teologica Isola di Patmos che si può leggere qui sotto. Un articolo che parla dell’Arcivescovo e della nostra città in modo non esattamente positivo. Questo articolo, il mancato gradimento dell’omelia, fiacca e sterilmente ripetitiva, in occasione di Santa Lucia unitamente ad alcune scelte “politiche” del Pastore, hanno causato fraintendimenti al nostro giornale, reo di non scrivere comunque bene della chiesa siracusana. Alla faccia della carità cristiana, del perdono, insomma di tutte quelle parole che nel caso specifico sono solo parole e non segnali di fede. Per quanto ci riguarda restiamo convinti che l’informazione è l’informazione, senza riguardi e servitù varie.
Il cambio di paradigma ecclesiologico e teologico è ormai radicale, come pare lo sia il cambio d’architettura d’interni della Domus Sancthae Marthae dove, per evitare inutili sprechi, sembra siano stati aboliti i bidet con Motu proprio summorum pontificum dall’alloggio papale. Secondo alcuni analisti pare che ciò sia legato in modo indiretto alle ultime nomine. D’artronne, come se po’, na ‘a Chiesa povera pe’ li poveri, spreca’ acqua preziosa pe’ lavasse er culo, quanno ner monno esisteno bambini che moiono de sete pe’ mancanza d’acqua? Pare che questo Motu proprio — attendiamo di leggere il testo integrale — dica che i bidet grideno vennetta ar cospetto de Dommineddio! Poi, può anche essere che per conquistarsi il premio della salvezza dell’anima, vi siano taluni calati nella dimensione della Chiesa povera per i poveri, pronti a supplire come volontari all’assenza dei bidet.
Prendiamo un esempio tra i tanti: pochi giorni fa, l’Arcivescovo Metropolita di Siracusa, persona veramente e notoriamente amabile, nella festa di Santa Lucia Vergine e Martire, il 13 dicembre, rivolgendosi alla piazza dal balcone della sede episcopale ha chiuso il proprio discorso con un’affermazione che ha sconvolto tutti i membri felini della comunità gattolica, perché anche gli uomini amabili possono scivolare, od essere indotti loro malgrado a scivolare dai pessimi soggetti e consiglieri che si trovano attorno: «È inaccettabile che mentre manifestiamo indignazione per il gesto crudele dell’uccisione di un gatto sulla strada non si esprima poi altrettanta indignazione davanti alla discriminazione e all’abbandono a sé stessi di donne e bambini, colpevoli solo di essere nati nella miseria o in paesi dove da anni si combattono assurde guerre e di avere la pelle dal colore diverso dalla nostra»
Chi ha il coraggio visioni il filmato per vedere cos’ha fatto nell’Ortigia di Siracusa un fratello extra comunitario ad un povero gatto indifeso. Poi si valuti se una cittadinanza non deve rimanerne sconvolta, visto che il pio arcivescovo non ha fatto una valutazione alla quale sono invece giunti i popolani più semplici e privi di velleità culturali: oggi è accaduto a un povero gatto, domani, per opera di altrettanto soggetto, potrebbe accadere ad una donna, ad un anziano, ad un bambino o ad un disabile, ossia a danno di qualsiasi indifeso verso il quale una mente perversa e cattiva decida di sfogare siffatta crudeltà satanica (vedi foto a lato).
Non vi dico le email che mi sono giunte dai gatti siciliani, da sempre particolarmente devoti alla eroina Lucia, menzionata assieme all’eroina catanese Agata in quel Canone Romano della Santa Messa che non risulta neppure nel Missale Proprio dei Santi e delle Sante di Sicilia, il quale si limita a riportare solo la II e la III Preghiera Eucaristica, con grossolana omissione di quel Canone dove sono menzionate le due Sante Martiri di Sicilia, ma che da certi liturgisti siculi è però ritenuto «troppo vecchio» e «troppo ampolloso», alcuni usano persino l’espressione «pre-conciliare», facendo generalmente uso della sola II Preghiera Eucaristica in quanto più breve e sbrigativa.
Sempre il 13 dicembre 2018, nella festa di Santa Lucia, il Tribunale d’Appello di Catania conferma la condanna a cinque anni e tre mesi a carico del presbìtero siracusano Monsignor Gaetano Incardona reo di molestie in danno di donne durante la confessione sacramentale.
Se il tutto non fosse tragico sarebbe comico,giacché proprio la mattina di quello stesso 13 dicembre, nella festa di Santa Lucia, mentre dal balcone arcivescovile si dissertava su gatti uccisi e profughi, il Tribunale Penale d’Appello di Catania confermava la condanna a cinque anni e tre mesi di reclusione a carico del settantenne Monsignor Gaetano Incardona, già Arciprete della chiesa madre della Città di Augusta, per aver molestata una donna nel corso della confessione sacramentale. Siccome l’Arcivescovo di Siracusa è di formazione canonista, avvezzo peraltro a mandare un alto numero di sculettanti pretini in carriera a Roma a studiare diritto canonico, potendo essi beneficiare nella Città Eterna di altrettanti pretini curiali sculettanti già ben piazzati nella gaia curia romana in ambito canonistico, per la Legge Ecclesiastica dovrebbe sapere che questo atto — anche noto come crimen sollicitationis — rientra nei delictis gravioribus e prevede la scomunica latae sententiae, la cui remissione è riservata alla Sede Apostolica. Recita infatti il canone 1387: «Il sacerdote che, nell’atto o in occasione o con il pretesto della confessione sacramentale, sollecita il penitente al peccato contro il sesto precetto del Decalogo, a seconda della gravità del delitto, sia punito con la sospensione, con divieti, privazioni e, nei casi più gravi, sia dimesso dallo stato clericale».
Non solo questo sacerdote pare non sia stato sottoposto alle severe sanzioni canoniche proporzionate al suo turpe delitto, perché c’è di più: mentre era in corso il processo di primo grado, l’Arcivescovo — in seguito turbato dal fatto che una cittadinanza rimanesse scossa per la brutale uccisione di un gatto, anziché lasciarsi toccare dalla nuova religione neopagana del profugo —, presiedeva nella chiesa del paese di Buccheri la Santa Messa con Monsignor Gaetano Incardona che concelebrava alla sua destra in occasione della ricorrenza del suo cinquantesimo anno di sacra ordinazione sacerdotale, avvenuta il giorno 8 agosto 1964. Perché questi, oggi, nella Chiesa visibile totalmente invertita-sovvertita, sono i sacerdoti da proteggere, portare avanti ed infine da celebrare con tutti i dovuti onori. Sono i sacerdoti fedeli e devoti alla santa dottrina e alla morale cattolica, che finiscono invece presi a bastonate e relegati … “in campagna” dalle pie e vendicative Autorità Ecclesiastiche che marciano sull’inversione del paradigma. Il cambio di paradigma ecclesiologico consiste ormai in una autentica ossessione che trascende nel vero e proprio culto adorante del Profugo, a confronto del quale, i culti della Dea Vesta o quelli che si tenevano nel Pantheon romano in epoca pre-cristiana, sono oggi una bazzecola. Doppiamente bazzecola se consideriamo che vi sono famiglie di italiani senza casa che dormono dentro le automobili. Cito tra i tanti un giornale al di sopra d’ogni sospetto, non trattandosi del satanico quotidiano La Padania, bensì dell’angelico organo ufficioso della Santa Sede, ossia La Repubblica, la quale anni fa dava risalto alla notizia di un cittadino italiano palermitano senza casa che, dopo un trapianto di fegato, dormiva in auto con sua moglie. Non che oggi le cose siano cambiate, anzi, semmai i disagi di molti italiani sono peggiorati. O vogliamo forse dimenticare, mentre si parla tanto di femminicidio, dell’elevato numero di uomini sottoposti a varie forme di maschilicidio, a partire da quanti vanno a mangiare alla Caritas, dormendo spesso anch’essi in macchina, mentre la moglie, rimasta in casa dopo la sentenza di divorzio, convive in essa tranquillamente e con tutti i benefici di Legge assieme ad un nuovo compagno, semmai pure nullafacente e di dieci anni più giovane di lei?
A Fanghiglia Cristiana è facile replicare: «il vero presepe» è questa famiglia di italiani costretta a dormire in auto con la loro bambina, perché «Non c’era posto per loro» [cf. QUI]. Siamo però rincuorati che uno dei principali promotori del culto del profugo, S.E. Mons. Nunzio Galantino, oggi è Presidente della APSA[Amministrazione Patrimonio della Sede Apostolica] che detiene la proprietà di svariate migliaia di appartamenti solo nella Capitale, non pochi dei quali ubicati in zone strategiche del centro storico, sovente affittati a quattro soldi a parlamentari, uomini d’affari, ed amici degli amici dei vari monsignorotti di curia. Confidiamo molto sulla sensibilità di S.E. Mons. Nunzio Galantino,affinché la Chiesa povera per i poveri fornisca presto un tetto ai senzatetto con il patrimonio dell’APSA, visto che Fanghiglia Cristiana ci delizia con certe immagini presepiali … [con l’occasione rimandiamo anche a questo articolo pubblicato sotto il Natale dello scorso anno, vedere QUI].
Per quanto invece riguarda le proprietà immobiliari, mobiliari, societarie e finanziarie dei pii Paolini e delle pie Paoline lanciatesi nel supremo culto del povero e del profugo, stendiamo invece un velo pietoso, ma davvero pietoso, perché gli uni e le altre possono andare tranquillamente sottobraccio ai fighetti della sinistra radical chic politicamente corretta che bivaccano tra i super attici del quartiere romano Parioli e delle ville dell’Olgiata, non certo con quelli che vivono realmente nelle «periferie esistenziali» oggi tanto di moda …
L’Isola di Patmos