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ROBERTO CAFISO: A SIRACUSA LA CORRUZIONE E’ UN BUS GIA’ PIENO SU CUI MOLTI VORREBBERO ANCORA SALIRE

Roberto Cafiso, oggi, mese di marzo dell’anno 2019, Siracusa com’è messa? Resisterà o crollerà da un momento all’altro?

La città è in parte allarmata per questo clima di incertezza palpabile, dall’altro inconsapevole perché molti concittadini che non leggono non sanno e non vogliono sapere. Amici avvocati sono allarmati per il gran numero di aziende medio piccole chiuse nell’ultimo quinquennio. La disoccupazione produce indebitamento, indebolimento economico ( ora anche la Popolare di Ragusa da sempre rocciosa che mostra qualche crepatura  coi suoi azionisti ) , malcontento e patologie psicofisiche. Ma è una città che chiacchiera e poco più e poi per lo più si adegua. Un male endemico qui.

La vicenda dei brogli elettorali alle scorse Comunali ha fatto scrivere e farà scrivere tanto. Le prime verifiche sono disastrose con voti mancanti, voti in più rispetto ai votanti, schede scomparse. Ma che succede ai siracusani? Siamo davvero così mascalzoni?

Se facciamo la rassegna degli scandali in un “sistema” che prende il nome della città di Archimede certo non c’è da essere fieri. I brogli che si ripetono nelle consultazioni e le incongruità nelle ultime elezioni  comunali ci inducono a pensare che qui la corruzione è un bus già pieno su cui molti vorrebbero ancora salire anche se non c’è più posto a bordo. Che ogni elezione ultimamente abbia una coda non è roba da poco conto. Parla della disponibilità a fare le cose in modo non corretto da parte di alcuni siracusani. Davvero un vulnus sociale. C’è da confidare finalmente nella nuova Procura fatta da persone serie e preparate,  che è un binomio oggi molto raro.

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