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IL CARNEVALE SIRACUSANO ORMAI NON C’E’ PIU’, E’ RIMASTA SOLO L’UTILE CATTIVERIA

Il pezzo qui sotto di Dino Cartia ricorda a chi ha i capelli bianchi un carnevale siracusano che non c’è più e ricorda anche una città che non è più la stessa. Non diciamo delle novità tecnologiche e del progresso utile, diciamo di un modo di intendere i rapporti umani che sembra cancellato per sempre. Diciamo di una maniera diversa di vivere Siracusa, di essere siracusani. Oggi c’è più disincanto, forse troppo disincanto. E c’è anche cattiveria diffusa, tanta cattiveria. Si è perso il piacere delle cose semplici, dei ricordi anche banali. Tutto è legato all’interesse, qualunque nostra azione quotidiana ha una sua motivazione e un suo obiettivo. Magari saremo più americani, più produttivi, non c’è dubbio su questo. Come è anche certo che siamo diventati meno umani. Ma torniamo al Carnevale. Nessuno vuole far rivivere quello che non si può più far rivivere, ma conservare la memoria si può. Si può raccogliere materiale che fra non molto andrà definitivamente disperso. Magari si potrebbe fare una mostra, da ampliare anno dopo anno con l’aggiungersi di altri reperti, di altre foto, di altri costumi d’epoca. Solo una piccola idea. Magari semplice, magari non proficua e forse per questo non gradita a chi vede l’utile e boccia l’inutile. E i ricordi, come tutti sanno, non fanno profitto.

 

Lo annunciavano trentasette colpi di cannone anche se dal 1789 i siracusani lo consideravano una ”screanzata usanza paesana”, come narra lo storico aretuseo Giuseppe Parlato nel suo oramai raro libro, edito da Giannotta di Catania nel 1919, dal titolo ”Siracusa dal 1830 al 1831”. La gente, allora come oggi, scendeva per le strade “per praticare lazzi sguaiati e osceni, aspri e assordanti rumori e servendosi d‟ogni porcheria, disturbavano e tormentavano in tutte le più incresciose chi per la strada badava invece ai fatti suoi.” Già nel 1876 gli studenti di allora, aiutati dal Municipio, resero più civili quei “baccanali”, che si festeggiavano sempre dopo l‟11 gennaio, perché in quella data ricorreva l’annualità del terremoto del 1693 che tanti danni aveva arrecato a Siracusa e a Catania. Bisogna ricordare che con l‟Epifania del 6 gennaio si entrava in quell’atmosfera di paura, tanto che un vecchio adagio affermava che “Epifania tutte le feste porta via”. Da qui il periodo carnascialesco, Si cominciava così a costruire ”U Festivallu” ovvero un grande capannone dove si teneva la Fiera del Carnevale”. Ciò che è rimasto è un raro reperto fotografico del 1935 di Siracusa, quando si costruì nella centralissima Piazza Archimede ed ebbe il carattere di ”Festa di beneficienza” organizzata dalla “Organizzazione Nazionale dei Dopolavori”, in sigla OND, che la ,mantenne in vita fino al 1940, quando passa all‟ENAL, che era l‟Ente Nazionale Assistenza Lavoratori, che si distinse poi per l‟attività del tempo libero come la musica, l’arte, la canzone popolare . Fu allora che si valutarono artisti siracusani, tra gli altri, come i pupari Puzzo, il fisarmonicista Corrado Maranci, il cantante Salvatore Di Paola. Per preparare quel Festival, si lavorava tutto l’anno in diverse strade della borgata S.Lucia, in via Demostene ad esempio, dove si preparavo la cartapesta e si abbozzavano i personaggi di Carnevale, politici, beniamini dello sport, combattenti, personaggi locali, ma anche perchè, una volta costruiti venivano impiegati nelle sfilate allo Stadio Vittorio Emanuele II, oggi “Nicola De Simone”, accompagnati dai gruppi mascherati in costumi tradizionali per le partite di calcio che si svolgevano tra le rappresentative dei vari quartieri siracusani. Allora esisteva a Siracusa una vera e propria scuola per la lavorazione della cartapesta, del disegno e della coloritura, nella falegnameria, di cui purtroppo ora si sono perse le tracce e di cui si sa molto poco se non per tradizione orale. Bisogna arrivare agli anni cinquanta per trovare negozi che trattavano costumi per e abiti adatti al Carnevale, che venivano di solito noleggiati a parecchie centinaia di lire al giorno. Siracusa, allora, disponeva del Teatro Comunale di via del Teatro con il suo foyer, di Alberghi con saloni molto accoglienti come il MIramare, il Grand Hotel Villa Politi e il Des Etrangers dove si organizzavano i famosi balli carnescialeschi.

Era abitudine siracusana anche organizzare spettacoli di teatro popolare e rassegne di musica e canzoni, grazie anche alla instancabile opera di uomini come il poeta Salvatore Grillo e il musicista Salvatore Patania, autori di quella “Siciliana Pasturedda” cui si aggiunsero poi tanti altri siracusani che diedero vita al famoso “Coro di Val dì‟Anapo” , che vive ancor oggi per l’impegno di Tonino Bonasera e che portò allora la Sicilia ,con le sue migliori tradizioni, con la sua poesia, la sua musica , la sua storia , in giro per il mondo, soprattutto dove c‟erano emigrati italiani, e meridionali e siracusani in particolare. In quel Carnevale ,una presenza importante ,oltre ai carri,l‟ebbe la maschera del “dottore”, impersonata da un impiegato comunale, Carmelo Gallitto, che vestito in frac, bombetta, farfalla e bastone ,avvicinava i passanti o entrava nelle case, cantando a ognuno la carta “cipuliana”. Questo personaggio andò di moda fin quando Siracusa festeggiò il Carnevale, prima appunto che lo si riducesse a puro e semplice divertimento di qualche quartiere che ancora lo onora, ma in maniera abbastanza ridotta e finalizzato, più che altro, a festa per i bambini. Val la pena di ricordare che nel 1963, dal 21 al 29 febbraio, il Comune di Siracusa, sindaco Raffaello Caracciolo, varò un nutrito calendario , con l‟assessore al turismo Corrado Campo, dedicato anche ai più giovani e un premio che fu vinto dal piccolo Mario Bandiera, che si era mascherato da condottiero romano, mentre i primi due non furono assegnati. Si premieranno anche cinque carri allegorici con 550.000, e un sesto con 350.000 lire. Le singole maschere avevano un premio di 100 mila lire e di 60 mila e c’era anche un pomeriggio di concorsi e sfilate dedicate ai che ricevevano premi di partecipazione da 25mila fino a 5 mila lire, un modo come un altro per rimborsare quanto più famiglie possibile di parte delle spese affrontate per vestire a maschera i loro bambini. In quell’occasione ci furono anche i tradizionali 23 colpi di cannone sparati dal Fortino del Castello Maniace in omaggio al re Burlone che alle 7 di ogni mattina di quel periodo annunciavano quelle giornate particolari, come narra, appunto, la tradizione. In quel 1963, come riportano i giornali dell’epoca, gli spettacoli si in Piazza Archimede, sul palco apposito allestito dal Comune, il Jolly Hotel, il “Piccolo Club” , circolo universitario che aveva la sede al Ronco I° in Corso Matteotti e che nella sua pur breve vita ospitò anche la”Tirannide goliardica del Papiro”(alcuni nomi, Enzo Liistro, Franco Leone, Attilio Bandiera, Carmelo Schiavo, Dino Parisi, Corrado Cartia, Nello Cannizzo, Gaspare Conigliaro, e tanti altri ) che organizzò anche una edizione della Festa della Matricola , con “ Thè danzante “ al Foyer del Teatro Comunale, già allora parzialmente inagibile, in ristrutturazione. Ebbe molto successo, per la novità e l’agonismo che sprigionava, la “Corsa dei Camerieri”, un’iniziativa degli Universitari siracusani , appunto, che in collaborazione con i Caffè di Ortigia, inventarono questa gara podistica che si ripetè per alcuni anni, fino al 1968, in Corso Matteotti, fra i camerieri dei Bar di Ortigia, in rigorosa camicia bianca, papillon, pantaloni neri , che dovevano percorrere Corso Matteotti in discesa e salita, partendo e arrivando a Piazza Archimede, che dovevano fare arrivare la consumazione in maniera integrale.

Una partita di calcio in costume si tenne anche nell’improvvisato stadio di Piazza delle Poste, per l‟esattezza “dietro le Poste”, tra matricole universitarie e anziani, corteo che poi si allungò per Riviera Dionisio il Grande Piazza Cappuccini (via Arsenale). Sul palco si alternarono anche artisti di fama, allora, la cantante Franca Aldovrandi , la siracusana Lucia Siringo, allora in auge, Kiko Gonzales, star della bossa nova direttamente da “Studio Uno” della Rai, Nuzzo Salonia, un tenore di origini siracusane che si era affermato in campo nazionale, e i siracusani “Vampiri” di Aldo Zannelli e Mario Ferrara , Turiddu Diploma, Francesco De Grandi, Bruno Bianca. Del perchè tutto questo sia finito da 40 anni, tranne qualche stentato vagito di quartiere che ancora si sente, bisognerebbe chiederlo a quei perbenisti siracusani che hanno governato Siracusa e che anche oggi ricalcano purtroppo la parte negativa della classe politica siracusana, famosa ovunque per l’invidia e lo spiccato individualismo che la domina.

Corrado Cartia