ECCO LA LEGGENDARIA STORIA DELLA CULOROVA, IL SERPENTE DELL’ANAPO
Hanno dato proprio in questi giorni in TV il bellissimo film sull’ultimo caso di draghi lacustri o marini che ancora potrebbero essere sopravvissuti, a distanza di secoli e millenni. Sono tanti che sostengono di avere visto.
E’ pura fantasia, mera suggestione, oppure autentica realtà quasi incredibile?
Pura fantasia è quella gigantesca balena ricostruita con le ossa ritrovate dal principe di Monaco che fondò il Museo marino? E’ pura fantasia il mostruoso calamaro ricostruito in gesso nelle dimensioni incredibili che lo stesso Principe ebbe la ventura di vedere nell’Oceano Atlantico?
Diciamo pure che qui non ci interessa.
Che, però, anche se non di gigantesche dimensioni, ci siano anche dalle nostre parti degli strani animali che ogni tanto qualcuno riferisce con sicurezza di aver visto, è innegabile.
Mi fa ridere, ogni qualvolta salgo con la macchina da Funtana ’ranni per andare al teatro greco di Palazzolo, quella strana, e direi anche stramba, toponomastica che si legge
in una di quelle vie di recente nate nella zona tra Primo Sole e S. Giovanni: “Via Colle Orbo”!…
Che si tratti di un colle, a oltre 700 metri di altezza, neanche l’idea, perchè il colle viene dopo ed è quello del teatro greco o quello del Santicello o della Torre di Judica.
Che poi sia orbo, cioè cieco, è semplicemente assurdo!
Diciamo che certi amministratori pivellini o a corto di nozioni storiche e di etimologia, abbiano voluto tradurre il cozzu culoruvu, con cui i palazzolesi d’un tempo solevano chiamare quel sito, lo hanno fatto eliminando cozzu e considerando culoruvu
come un nome composto: in tal caso – ma che, scherziamo? –
avrebbero dovuto, traducendo alla lettera, dire “sedere (culo) dell’orbo” ( !!!)
Si vede che non hanno mai sentito parlare del Culòruvu o, meglio, della culòruva.
La parola italiana che più si accosta ad essa è, ovviamente, cobra.
Ma cosa c’entra il cobra? E invece c’entra, e ci trase, tutto!
Dovete dunque sapere che effettivamente la culoruva esiste.
“ E’ una specie di serpente boa
– mi riferisce Concetto Spadaro
– che io ho visto assieme
a tanti altri di Palazzolo, come Turuzzo Tartaglia detto Carulina, che è deceduto da un paio d’anni, e suo fratello che da molto tempo è emigrato in Australia, quando un giorno
ci trovammo nei pressi del mulino San Mauro, di quelli della Valle dei 7 mulini, esattamente quello dopo al Mulineddu. L’abbiamo visto, certo! E che spavento!
Avevo una diecina d’anni, cioè oltre 50 anni addietro. Stavamo giocando vicino al fiume le cui acque facevano funzionare i mulini, là dove scorrono come in una specie
di vasca. All’improvviso sentiamo uno strano sciacquìo che man mano cresce e diventa come un rombo di motore. Ci volgemmo verso il centro della vasca, dove si vedevano formarsi degli strani enormi cerchi come un vortice, un mulinello.
Ed ecco sollevarsi in mezzo a quella vasca un serpentaccio d’acqua enorme, gigantesco!
Sembrava un boa, di almeno quattro metri, con chiazze colorate proprio come quel terribile rettile. La testa era quasi quanto quella nostra! Figuratevi la corsa che facemmo noi per sfuggire a quel pericolo!” Non sono stati i soli a vedere la culoruva.
Se domandate a qualche vecchio contadino, vi assicura di averne fatto personalmente esperienza o di averla sentito raccontare dal proprio padre o da qualche
altra persona più che attendibile. Anzi, vi puntualizza che, se la bestia fa sicuramente impressione, sollevandosi all’improvviso dall’acqua, non è poi pericolosa, anzi si direbbe che sia innocua.
E chi, a Palazzolo, non ricorda che un giorno, sempre nella stessa zona, intorno al 1950, un contadino riuscì, a colpi di zappa, ad ucciderne una? Accorse mezzo paese a vederla! Era di circa tre metri e mezzo sol perchè era un figliostro; ma ce ne sono di dimensioni ben più grandi.
E pensare che questi mostruosi rettili di fiume hanno subito la stessa metamorfosi dei preistorici elefanti che sono stati trovati a Siracusa, i cui resti possiamo ancora ammirare al Museo, che un solo dente è quasi quanto la nostra testa, ma che si ridussero a poco a poco alle dimensioni di un pony perchè venne gradualmente a ridursi la vegetazione e quindi la loro alimentazione. Veramente la culoruva poteva essere stata un autentico
drago fluviale. “ La culoruva si dice che può ingoiare benissimo una pecora – dice Salvatore Licitra -, uno dei contadini che abitano nella grande fattoria Vinci, a due passi dal bar Cubano, dove c’è la nota torre d’avvistamento ma io non sono tanto sicuro. Un agnello però di sicuro che se lo possono ingoiare!”
Anche lui riferisce che non sono pericolosi, se non del tutto innocui. Come le bisce, gustano molto il latte, per cui si possono attorcigliare attorno alle zampe delle mucche e succhiare alle loro mammelle. Per certe sostanze che contiene la loro saliva, possono provocare l’arresto del flusso latte. Se da quando avvennero quegli episodi oggi non si sente più parlare dell’apparizione d’una culoruva, la ragione potrebbe trovarsi nel fatto che oggi non vi è più la condizione ambientale favorevole per la loro sopravvivenza. Infatti quello che una volta era Ciumi ’Ranni, e scorreva imponente per tutta la vallata parallela a quella dell’Anapo, oggi è quasi completamente seccato, scomparso, e solo resta il rigagnolo che vediamo essere diventato, purtroppo, una cloaca. Così la misteriosa culoruva non c’è più.
Chi non possiede conoscenze storiche potrebbe domandare e avere una valida risposta esauriente, riferendosi anche a queste mie osservazioni….
Ma non continuiamo a chiamare Orbo un sito ( tanto più un cozzo…! ) che ha una visuale così aperta, che ha il massimo delle diottrie.
Arturo Messina