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LA GIUNTA CHE HA BRUTALIZZATO IL MANIACE RINVIA SU VILLA ABELA: MANCA IL SENSO DEL RIDICOLO

Rep: Un invito al dirigente del settore Territorio del Comune ad approfondire la vicenda, valutando la  possibilità di una sospensione del permesso a costruire, e un invito all’assessorato regionale ai Beni culturali “a verificare la regolarità delle procedure”. La giunta comunale prende posizione sul caso di villa Abela, la costruzione del 1925 in stile liberty che potrebbe essere abbattuta per dare spazio e nuovi edifici ma sulla quale pende un giudizio del Consiglio di giustizia amministrativa. Lo fa con un atto di indirizzo approvato nel pomeriggio che si basa sul presupposto che un pronunciamento del Cga favorevole alla salvaguardia della villa potrebbe arrivare ad abbattimento già avvenuto, dunque quando sarebbe già troppo tardi. La delibera ripercorre l’intera vicenda, iniziata con la richiesta di demolizione presentata dai proprietari sei anni fa e proseguita con l’avvio, da parte della Soprintendenza, della procedura di dichiarazione di interesse culturale, dichiarazione che però non fu accordata, fino al nulla osta alla prosecuzione dell’intervento urbanistico. Attorno a villa Abela, negli ultimi giorni, i contrari all’abbattimento hanno riacceso la discussione con la presentazione di una diffida e di un esposto alla Procura della Repubblica, oltre a un’interrogazione parlamentare e a un’interpellanza consiliare. L’amministrazione comunale ritiene che ci siano tutte le condizioni per riconsiderare il caso e invita il proprio dirigente al Territorio a “riesaminare sul piano urbanistico la legittimità del permesso di costruire” anche sulla scorta dei contenuti dell’appello al Cga, “nonché all’eventuale adozione di un provvedimento di temporanea sospensione dell’efficacia del permesso, nelle more di una possibile acquisizione di apposito parere legale”; invita inoltre, “l’assessorato regionale ai Beni culturali e ambientali a verificare la regolarità delle procedure”.  «Una vicenda delicata – dichiara l’assessore all’Urbanistica, Giusy Genovesi – che merita attenzione per evitare decisioni tardive. Nonostante la mancata apposizione del vincolo architettonico, non si può negare che l’edificio conserva ancora una sua qualità estetica e stilistica e che è inserita in un contesto pregevole dal punto di vista paesaggistico oltre che storico e archeologico. La villa e il giardino, caratterizzato dalla presenza delle antiche latomie greche del complesso dei Cappuccini, sono una testimonianza della cultura architettonica dei primi decenni del ‘900 nonché dello sviluppo urbanistico e sociale  dell’epoca. Per tutto questo – conclude l’assessore Genovesi – riteniamo che ci possano essere le condizioni per un pronunciamento del Cga favorevole ai ricorrenti e che si possa tentare di rinviare la demolizione fino alla decisione finale dei giudici».

 

Quello che manca a questa avventurosa giunta comunale formata da candidati sindaco trombati è il senso del ridicolo. La stessa giunta che non ha detto una parola sull’impennata di cemento armato al castello Maniace, oggi fa una ripensatina su una villa Liberty. La stessa giunta che ha dato le concessioni alla porcheria davanti al castello di Federico II° senza battere ciglio, solo perchè lo sosteneva il vicesindaco prima e il sindaco attuale di Siracusa oggi, parla di faccenda delicata per villa Abela su cui la stessa Soprintendenza si è vista rifiutare la dichiarazione di interesse culturale. Parla anche l’architetto Genovesi, oggi assessore addirittura all’urbanistica,  che faceva parte della commissione Ortigia che a 4 giorni dal voto alle Amministrative approvò, fuori tempo massimo e inquinando di fatto il responso elettorale, persino una variazione irregolare alla concessione data prima anch’essa irregolare. Insomma, ripetiamo, manca il senso del ridicolo. Magari la ripensatina è dovuta ad una associazione di sinistri che si occupa di beni da tutelare solo a convenienza, magari la ripensatina è dovuta a qualche consigliere comunale di maggioranza e a qualche amministratore che zitto su cose serie ritrova improvvisamente la parola e il buon senso sui problemi che non sono problemi.