Politica

CESARE POLITI: ORTIGIA RIDOTTA A MERCATINO RIONALE DI UNA PERENNE FESTA PATRONALE

Riproponiamo l’intervista fatta a settembre 2017 a un’eccellenza siracusana come Cesare Politi.  Un artista siracusano mai gradito al potere e sempre in credito con chi ha amministrato e amministra Siracusa.

 

Cesare Politi, come ti sembra questa Siracusa di fine settembre 2017?

Vorrei dirti bella, come fino alle soglie del 2000! Purtroppo non avrei dove appigliarmi. Tu sai quanto amo la mia città e quel che ho fatto artisticamente per Siracusa, e non solo io. Mi duole il cuore vedere una città che non profuma più di Mediterraneo con qualche spruzzatina di Ionio e che non si rispecchia più, nella sua essenza più viva ( i suoi cittadini), in quella fierezza greca che l’ha distinta in ogni epoca. Sono i padri e le madri che curano le proprie famiglie, che danno il buon esempio ed indirizzano i loro figli sulla retta via e alla ricerca del bello. Si vede che negli ultimi lustri Siracusa non ha avuto una buona guida dai loro genitori putativi. Ad esempio, vedere Ortigia ridotta a mercatino rionale di una perenne festa patronale è deleterio. Spesso m’assale l’angoscia di non trovarvi più gli splendidi monumenti o i suoi palazzi storici.

Hai letto la storia degli artisti siracusani che non hanno ancora ricevuto un cachet di 120 euro per la loro partecipazione ad Aperto per cultura?

Non mi meraviglia. Io sono in credito da decine di anni di cifre ben più alte. Comunque, se gli artisti siracusani si fossero accontentati di 65,55 euro, li avrebbero già presi.

L’anno scorso tre spettacoli teatrali alla ex Nottola, spettatori in totale circa 100. Il teatro non piace più ai siracusani o cosa?

Il teatro è eterno e piacerà sempre laddove c’è vita teatrale. Come ho avuto già modo di dire: “Il teatro ha la capacità di smuovere la coscienza dei popoli”! A Siracusa è proprio questa coscienza che si vuol far assopire. Come si è lentamente e volutamente fatto allontanare l’interesse di quei cittadini che amerebbero assistere di continuo a degli spettacoli teatrali. Per non parlare di quella fetta di città ch’è stata fatta piombare volutamente nella “non coscienza e conoscenza” ( ignoranza). A Siracusa, negli ultimi anni, è venuta a mancare la capacità e volontà politica, la programmazione, la continuità e gli elementi trainanti. Spesso lo squallore fa comodo a taluni per non sentirsi inferiore e a disagio nel proprio ambiente gravitazionale.

Le associazioni vicine all’amministrazione fanno man bassa degli spiccioli disponibili. Ho visto qualche evento e sono rimasto francamente molto deluso

Mi dispiace per te. Quando certe cose puzzano io ne sto alla larga. E poi, Salvo, hai mai visto nascere un buon frutto da un albero marcio? Sono lontanissimi i tempi in cui a Siracusa sindaci e assessori pretendevano il meglio anche dai loro stessi conoscenti. Oggi a Siracusa è tutto improvvisato da improvvisati. E non gioisco di certo a dirlo!

 

In generale cosa ne pensi della gestione culturale di Siracusa?

In un certo senso ti ho già risposto. Forse mi ripeterò, ma in breve il concetto è sempre quello: incapacità politica di scelta e programmazione; volontà politica a mantenere relazioni deludenti solo con il proprio elettorato e NON con tutto il tessuto culturale cittadino; volontà politica ad emarginare i pochi professionisti siracusani; improvvisazioni scellerate a tema. Non saranno mai dei palloncini colorati a fare una bella festa o ricorrenza. In ogni cosa ci vuole arte e parte. L’improvvisazione dilettantistica è un’altra cosa e in questi frangenti anche una buona idea può andare rovinata.

Il teatro comunale è stato un sogno per generazioni siracusani. Ora è stato riaperto, ma solo formalmente, non c’è direzione artistica, non c’è cartellone, non c’è nulla.

Cosa vuoi che ti dica? Come già sottolineato, tutto si rispecchia nell’andazzo politico. Anzi, ti faccio una confidenza. Sto lavorando a una breve nota relativa alla “ Vita teatrale a Siracusa in epoca moderna”. La mia ricerca, per forza di cose, parlerà della vita del Teatro Comunale: dalla posa della prima pietra al suo splendore, fino alla sua chiusura e “riapertura”. Come percorrerò anche la storia delle sedi teatrali aperte a Siracusa da privati cittadini, dai tempi più recenti (compreso me, Renzo Monteforte, Aldo Formosa, etc.) , a partire dall’antesignano conte Cesare Gaetani, principe dell’Accademia degli Aretusei, il quale, nel 1740, ironia della sorte, nel salone municipale ( l’attuale aula consiliare ), costruì un teatro in legno. Come vedi ( tralasciando il periodo del teatro classico dal V secolo a.C. in poi ), nonostante i 277 anni di teatro cittadino siracusano, si è approdati al vuoto totale. Grazie a chi lo chiedi a me? Per quanto mi riguarda, per il Teatro Comunale ho in serbo un progetto artistico di grande respiro Europeo, che vede di base il diretto impegno dei migliori artisti e creativi siracusani. Il tutto per far tesoro dell’arte internazionale utile a formare nuovi veri artisti poliedrici “Made to Syracuse”. Quest’anno, il trentennale della mia Scuola d’Attore non cade a caso. Non posso dire altro. Come sai le idee volano e i copywriter si annullano. Vuoi anche tu, come qualche tuo collega, candidarmi a Direttore Artistico? Si accettano serie proposte.

La generazione sessantottina ha fallito, si è arresa presto o più semplicemente si è imborghesita?

Non ci siamo mai arresi e tantomeno imborghesiti. Come meglio di me spiegano i socio-analisti, sin dai primi anni ’90, man mano che la miglior classe politica e sociale invecchiava, quella parte malata della politica nostrana, forte di proseliti nelle comuni amministrazioni pubbliche e di alleanze regionali e nazionali, come un qualcosa di occulto, ha pian piano avuto il sopravvento con l’intento di svilire il più possibile le intelligenze nostrane ( anche politiche ) e prendere così possesso della città e del controllo dei suoi cittadini. Da qualche anno a questa parte, grazie alla loro arroganza, tutto è diventato più decifrabile e quindi ci si può difendere meglio. C’è ancora speranza per il bello. Anche se ho la sensazione che l’attuale politica, in un modo o nell’altro, tenga in ostaggio parecchie intelligenze siracusane.

Ci sono in arrivo altre competizioni elettorali, abituati ad essere cercato, blandito, contattato

E’ da più dieci anni che tra me e le amministrazioni siracusane qualcuno ha steso una barriera di filo spinato per impedirmi di lavorare nella mia città. In questo frangente, a parte qualche mio sporadico salto con l’asta al di la del filo spinato per piccole cose in città, mi son sempre dovuto adattare altrove. E mi fermo qui. Tramite i miei canali web, amici, estimatori e altre migliaia di persone, compreso politici e aspiranti tali, sanno tutto di me. Non mi risultano politici delle attuali coalizioni o rappresentanze che in questi anni mi abbiano cercato per una qualche seria proposta artistica e tanto meno per sapere se per caso avessi qualche interessante progetto artistico da proporre o semplicemente per dirmi se avessimo bisogno di qualcosa. Io, i miei collaboratori e gli amici più cari, senza nulla chiedere in cambio, abbiamo già dato. Oggi, guardando ancora quel filo spinato che nessuno ha rimosso , non credo che qualcuno delle vecchie tornate elettorali abbia lo spudorato coraggio di contattarmi. Come vedi pericolo scongiurato. Beh, se mi telefonasse Gesù, per Lui farei un’eccezione. Scusami Salvo, posso riservarmi di chiamare io qualcuno?

Ha fatto bene tuo fratello Ettore ad andare a Milano o tu a restare in Sicilia, a Siracusa?

Per rispondere chiaramente a questa serissima domanda e affinché tu e i tuoi lettori possiate avere un’idea delle mie scelte, bisogna che ti sveli alcuni particolari. Nei prima anni ’80 ( spero che Ettore non se ne abbia a male), una mattina mio fratello, con il contratto de “ Il Giorno” di Milano in tasca, venne a trovarmi al mio Teatro Pub Cabaret . Mostrandomi semplicemente la lettera di assunzione, mi chiese: “ Tu mi consigli di partire o cosa”? Gli risposi: “ Di corsa. Anzi, ti accompagno subito all’aeroporto “! Ettore mise su famiglia a Milano e nell’autunno del 1984, dopo alcune mie precedenti escursioni di successo al Derby di Milano, chiusi il Pub Cabaret e mi trasferì anch’io nella città lombarda. Quel che riuscii a fare di positivo in poco più di otto mesi nel milanese, a Siracusa lo avrei fatto in alcuni anni. Ma… C’era un “ma” ! Già, a Siracusa c’era la mia famiglia, mia moglie e i miei adorati figli Alice e Antonio. Oltre alle periodiche escursioni aree per vederli e le chilometriche telefonate quotidiane, mi accorsi che i miei figli erano in sofferenza. Si sentivano abbandonati. E così, nonostante già lavorassi alla grande in teatro, avessi anche chiuso un accordo con Radio Milano Centrale per iniziare dei programmi in autunno e avessi in sospeso un grosso accordo da concludere con GloboTV (l’attuale Tele Europa ), nel settembre del l’85, a conclusione di una mia tournee teatrale estiva, feci una sorpresa a mia moglie e ai miei bambini e venni a Siracusa. Coincidenza volle che un giorno incontrai la segretaria di una emittente televisiva siracusana per la quale avevo già lavorato. Questa, a nome del responsabile, mi invito ad andarli a trovare. Cosi feci . In quell’occasione portai con me il piccolo Antonio di cinque anni ( oggi 37) e dopo aver illustrato ai responsabili dell’emittente una mia nuova idea di programma tv ( ideato per GloboTV), da questi ricevetti una proposta di lavoro. Presi atto della proposta e successivamente mi incamminai pensieroso verso casa, tenendo per mano il piccolo Antonio che aveva assistito a tutta la discussione. Fu un attimo. Antonio mi strinse forte la mano e guardandomi in viso disse: “ Papà, è vero che non parti più”? Un tonfo al cuore mi colpì ! Fu così che nacque a Siracusa il mitico programma tv “Poker d’Assi” ! Anche se, altra ironia della sorte, oggi i miei figli vivono in Lombardia. … Come diceva la grande Paola Borboni: “ Per far professionalmente teatro bisogna essere celibi e orfani”! Aggiungo io: Di base ci si può accontentare di operare nella propria città, come accade in molte parti d’Italia, restando accanto ai propri cari. Si dà il caso che la mia scelta professionale di restare nella mia città, nel corso di anni recenti, sia stata vanificata dalla mala politica e da individui di bassissimo profilo umano e intellettivo.