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LA LETTERA DI UN DETENUTO A CAVADONNA: PREGANDO DIO DA CARCERATO MI PREPARO AD UNA NUOVA VITA

Ho ricevuto questa email da Tito Alescio: “Ciao Salvo, ho pensato a te se è possibile pubblicare questa testimonianza di un carcerato di Cavadonna. Io con altri miei fratelli del Rinnovamento nello Spirito Santo, facciamo un servizio di preghiera comunitaria presso il carcere di Cavadonna,  nel settore di massima sicurezza per i  reati di mafia. L’incontro si svolge in un’ora,  il venerdì ogni due settimane,  si inizia con un momento di preghiera  e subito dopo ascoltiamo le loro testimonianze di vita. Non ti nascondo che in loro ho trovato, paradossalmente alla loro condizione di carcerati, una  grande ricchezza come di un bambino mista alla reale condizione di carcerati per crimini di mafia. Abbiamo iniziato questo progetto chiamato ” Progetto Sicomoro” nel mese di novembre del 2017 attraverso diversi servizi atti a condividere esperienze spirituali con i carcerati che vogliono partecipare, inoltre animiamo con la corale del RnS le Sante Messe di Natale e di Pasqua, le quali hanno visto la partecipazione di circa duecento detenuti in due diversi momenti per separare coloro che stanno scontando pene per reati di mafia con quelli che stanno scontando pene per reati comuni”.  

Sono Alessio La Manna,  ristretto presso la casa circondariale “Cavadonna” di Siracusa,  voglio testimoniare come il Signore Dio nostro ha bussato alla mia porta, pregando e confidando in Lui.

Che queste mie parole servano a chi le ascolta per aprirsi al Signore Gesù che bussa alla porta del nostro cuore.

Sono un ragazzo di 29 anni, e mi ritengo un peccatore, ma nonostante ciò Dio si è manifestato nella mia vita ed in quella dei miei familiari pur essendo io carcerato .

Adesso cercherò, mettendomi sotto la guida dello Spirito Santo, a descrivere e a farvi conoscere la mia esperienza con Lui.

Inizio col raccontarvi che nel mio passato mi definivo Cristiano ma non pensavo minimamente di affidare la mia vita e le mie azioni a Gesù, in quanto debole e peccatore confidavo in me stesso e alle mie capacità agendo nell’illegalità.

Dopo un passato turbolento con entrate ed uscite dal carcere, stanco di ciò,  ho deciso di dare una svolta alla mia vita, ed ho deciso di tentare di ascoltare la voce di Dio, e Lui ha iniziato a parlare  al mio cuore, manifestandosi pure nella mia famiglia.

Un giorno ho iniziato a  frequentare all’interno del carcere, quasi per gioco, alcuni incontri di preghiera con dei fratelli laici di Siracusa, e quando si parlava della Parola di Dio, nonostante il ricordo del mio peccato,  l’attenzione che prestavo era tanta ma la fede era talmente poca al punto da farmi dubitare se tutto quello di cui si parlava e pregava potesse essere vero.

Infatti le domande che mi ponevo erano : “ ma Dio che messaggio  può mandare  a me che sono un peccatore e con poca fede? ”. Invece Dio a questi miei interrogativi, incontro dopo incontro, mi dava sempre una risposta alimentando sempre più il desiderio di conoscerlo per affidare la mia vita alla sua volontà. Tutto cambiò quando, avendo noi la possibilità di telefonare solo una volta ogni la settimana ai familiari, vengo a conoscenza che mia moglie Jessica si era recata al pronto soccorso dell’ospedale di Catania perché era stata malissimo.  All’inizio non viene fatta alcuna diagnosi  e viene dimessa,  ma col passare dei giorni il malessere aumentava al punto di ripresentarsi al pronto soccorso, e questa volta le viene diagnosticata un’ernia strozzata con una estesa infezione al punto di farla ricoverare con codice rosso.

VENERDI’ LA COPIA INTEGRALE DELLA LETTERA DEL DETENUTO