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SIAMO POVERI E ABBIAMO PENSIONI POVERE, SUBITO IN DISCUSSIONE UN DDL ALLA REGIONE

Rep: Fotografare la povertà del territorio e delle pensioni, accendendo i riflettori anche sulle gravi diseguaglianze che stanno spaccando il Paese. E’ con questo obiettivo che lo Spi Cgil regionale, con lo Spi Siracusa e lo Spi Ragusa, hanno dato vita a due giornate di studio, ieri e oggi, a Noto e Modica. L’evento ha avuto la finalità di entrare più nel merito del fenomeno della povertà; il primo giorno, a Noto, si sono messe a confronto economisti, istituzioni locali e associazionismo; il secondo giorno, a Modica, lo spazio è stato dato anche alle pensioni con un confronto con i parlamentari nazionali, parlando di misure e di interventi di contrasto alla povertà e di modifica del sistema previdenziale. Alle tavole rotonde, pertanto, si sono alternati diversi ospiti: i direttori provinciali di Inps Siracusa e Ragusa, rispettivamente Carmelo Sciuto e Saverio Giunta; il presidente del Centro Studi “Pio La Torre”, Vito Lucio Lo Monaco; il direttore della Caritas Diocesana di Siracusa, Marco Tarascio; Vera La Monica, segretario Spi Cgil nazionale; Fausto Raciti, deputato nazionale Pd; Guglielmo Epifani, deputato nazionale LeU. Non ha potuto essere presente, ma ha inviato una lunga e articolata lettera, Marialucia Lorefice, M5S, con cui ribadisce la disponibilità a ragionare insieme su questi temi.

<<La povertà è un fenomeno sociale complesso che dipende da diversi fattori. Non esiste una sola povertà, esistono “le povertà –esordisce Valeria Tranchina, segretario generale Spi Cgil Siracusa – Esse non sono legate alla sola mancanza di reddito, ma inibiscono l’accesso alla vita economica e sociale del Paese e quindi ai diritti costituzionalmente garantiti. Sono 18 milioni gli italiani a rischio povertà ed esclusione sociali, ovvero oltre il 30% della popolazione nazionale. In Sicilia il dato è ben più alto perché il rischio incombe sul 55,4% della popolazione dell’Isola, ovvero più di una persona su due. A Siracusa, lo Spi ha intrapreso un percorso di attenzione per le povertà, già dal 2016, aprendo gli sportelli ascolto con l’intento di attuare una più adeguata contrattazione sociale nel territorio>>.
<< In Italia ci sono quasi 18 milioni di pensionati: il 62% è al di sotto dei 750 euro – spiega Roberta Malavasi, segretario Spi Cgil Ragusa – in Sicilia ci sono circa 500mila pensionati al di sotto di 500 euro (circa 950mila sono le pensioni contributive e circa 370mila quelle da assistenza). Dati che fanno capire quanto drammatica sia la condizione degli anziani. L’innalzamento dell’età pensionabile, tra l’altro, ha determinato una riduzione delle possibilità occupazionali per i giovani con effetti negativi sulla produttività. I giovani rimangono più a lungo fuori dal mercato del lavoro o ai margini, con lavori discontinui e precari che, sulla base dell’attuale legge, si tradurranno in pensioni da fame>>. Le pensioni italiane, tra l’altro, soffrono per due gravi diversità col resto dell’Europa: hanno una tassazione altissima, e il sistema previdenziale nazionale oltre a pagare le pensioni paga anche misure assistenziali che negli altri paesi sono pagate dalla fiscalità generale>>.
<<Abbiamo parlato di povertà e di previdenza, così come di welfare e lavoro, e la situazione è più grave di quanto non sembri come conferma il risultato elettorale del 4 marzo – afferma Maurizio Calà, segretario generale Spi Cgil Sicilia – Lo Spi Cgil con tanti altri, tra cui le confederazioni, la caritas e il Centro Pio La Torre, hanno raccolto le firme e presentato al Parlamento siciliano, un disegno legge regionale di contrasto alla povertà che chiediamo venga subito discusso in Aula. Le pensioni, peraltro non rivalutate, e i risparmi dei pensionati, sono oggi un sostegno economico centrale per le famiglie italiane, soprattutto al Sud. Non v’è dubbio che oggi la questione prioritaria è il lavoro e il lavoro per i giovani; occorre intervenire per modificare una legge sbagliata, la Fornero, che ha impoverito i pensionati, che ha bloccato ai lavoratori la possibilità di andare in pensione e che promette ai giovani di arrivare alla pensione oltre i 70 anni e con una pensione da fame. Ai necessari interventi di contrasto alla povertà e di miglioramento delle pensioni, o si affianca una politica per il lavoro, soprattutto nel Sud desertificato, oppure ogni sforzo rischierà di essere vano. Mentre il Nord sul lavoro è ripartito, il Sud da solo non ce la può fare; noi chiediamo interventi straordinari mirati a creare le infrastrutture necessarie per generare lavoro e reddito>>.