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I LAVORATORI DELL’AUCHAN: NON TOLLERIAMO SINDACALISTI DI RITORNO SULLA NOSTRA PELLE

Rep dalla Cisl questa lettera aperta dei lavoratori Auchan:
A leggere le dichiarazione di Stefano Gugliotta, segretario della Filcams Cgil, ci sarebbe da ridere se non fossimo lavoratori alle prese con i problemi noti a molti. Evidentemente lui ha la memoria corta o, molto più probabilmente, pensa di potersi rifare la coscienza dopo tre anni di lontananza. Come lavoratori non permetteremo a nessuno di impadronirsi di medagliette o meriti che non gli appartengono. Non pensi Gugliotta di dare notizie non veritiere e di raccontare le cose a modo suo.
La storia, dovrebbe ricordare il segretario della Filcams, è scritta sulle carte. Su tutti i verbali di trattativa e di accordi che noi abbiamo seguito da tre anni a questa parte. Evidentemente ha bisogno che qualcuno gli rinfreschi la memoria e, soprattutto, racconti le cose per come sono andate.
Il 25 aprile del 2015 l’Auchan apre la procedura di licenziamento collettivo nazionale e dichiara 48 esuberi per il punto vendita di Melilli. Con l’accordo nazionale del 6 luglio dello stesso anno, che prevede la fuoriuscita volontaria incentivata, escono da ciclo produttivo del negozio di Melilli 28 lavoratori; rimane, quindi, un esubero di 20 unità da gestire territorialmente. Il 17 novembre 2015 Auchan invia alle organizzazioni sindacali una procedura di licenziamento collettiva per 14 full time, equivalenti alle 20 unità dichiarate in esubero. Con l’accordo del 25 novembre 2015 le parti concordano di chiudere la procedura di licenziamento collettivo con la fuoriuscita volontaria con incentivo e di calcolare, al netto delle fuoriuscite, l’esubero rimanente.
Inizia la guerra. La Filcams Cgil, nella persona del signor Gugliotta, negando assolutamente l’esistenza degli esuberi, e quindi della procedura di licenziamento, abbandona il tavolo di trattativa, lasciando gli iscritti della sua Organizzazione completamente da soli e in balia delle soluzioni che solo Fisascat e Uiltucs avrebbero trovato salvando anche i RSA part time della Cgil e non solo; lavoratori che, nel frattempo, erano stati trasferiti nel Nord Italia (Brescia e Milano).
L’unica soluzione per salvare per salvare i lavoratori dal licenziamento e dal trasferimento era ridurre un pezzettino di orario di lavoro a tutti (10% ai full time e 7,5% ai part time). Proposta votata alla UNANIMITÀ (quindi anche dagli iscritti alla Cgil) con un referendum democratico tenuto nei giorni 3 e 4 dicembre 2015.
L’accordo viene siglato il 10 dicembre 2015 tra Fisascat, Uiltucs e Auchan; la Filcams spicca per la sua latitanza in un accordo che annulla totalmente i licenziamenti, sospende i trasferimenti di 6 lavoratori (inclusi RSA Cgil) e impegna l’azienda, nel caso in cui ci fossero riduzioni stabili di lavoratori, insieme alle parti firmatarie – quindi non la Filcams – a spalmare l’orario dei fuoriusciti sui lavoratori che restano in forza.
Negli incontri successivi, malgrado la guerra mediatica scatenata dalla parte Cgil contro le altre due organizzazioni sindacali, e solo nel momento in cui c’era da incrementare l’orario ai lavoratori, si risiedono al tavolo delle trattative tutte e tre i sindacati, inclusa la Cgil.
Il nuovo percorso porta ad un ulteriore accordo siglato con Auchan il 13 febbraio 2018 tra Fisascat, Uiltucs e – udite udite – Filcams. Un accordo che rimisura totalmente l’orario di lavoro dei dipendenti part time 20 e 24 ore settimanali e di 7,5% sul 10% di riduzione oraria per i full time.
L’ulteriore dato fissato nel documento impegna le parti ad un incontro di verifica da tenersi nel secondo semestre 2018.
Questa è la storia. Questa è la storia di lavoratori di questo territorio che non intendono più sopportare quanti li usano per propri tornaconto personali. Il segretario della Filcams deve avere la buona creanza di tacere e non creare confusione. L’unica verità è il suo abbandono dei tavoli di trattativa e dei suoi iscritti.
Parli con la sua coscienza e lasci stare padri e madri di famiglia che provano a tenersi stretto un posto di lavoro.