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LA STORIA DI JANU U SCERIFFU E IL RICORDO DI FRANCO GRECO

[amazon_link asins=’B008DYIEW6,B078M3F2G5,B00TBJ3LR0,B011AUMZVK,B073WNXV29,B078ZYDRW9,B079C614T4′ template=’ProductCarousel’ store=’ifattisiracus-21′ marketplace=’IT’ link_id=’ff5aea88-0a5b-11e8-b6b9-ed390c737a20′]Janu u Sceriffu è già leggenda a Siracusa. Chi non lo ha conosciuto in qualche modo ne ha sentito parlare. Le sue imprese sono nell’immaginario siracusano e chi scrive, grazie all’età, ne può riferire come fortunato testimone. Era divertente vederlo dirigere il traffico in corso Gelone, all’altezza dell’ospedale. Era intransigente e il suo modo di approcciare i concittadini strappava un sorriso a tutti, Janu era Janu.
L’ho visto alzare una Seicento che intralciava il traffico in via Maestranza, come fosse un fuscello, aveva una forza fisica incredibile. E poi le sue case arrangiate, in Ortigia, in viale Teocrito, ovunque. Era un nomade che però non usciva dalle mura di Siracusa. Solo più avanti le lasciò per andare a Floridia, all’istituto Don Orione. Un uomo buono, semplice, sempre pronto a raccontare il suo stato d’animo, le sue contrarietà, il suo essere Capitan Fracassa. Non era babbu, era sincero, pronto a tutto per un sorriso o un moto di affetto. Amava il suo prossimo.
Ci ha lasciati a soli 73 anni e nel giorno del suo funerale Franco Greco, che lo aveva sempre aiutato, in qualunque frangente e per qualsiasi impresa, scrisse per Janu poche parole che oggi vi riproponiamo:
“Caro Ianuzzo, Ti avevo incontrato il 23 dicembre nell’Istituto “Don Orione” mentre eri sottoposto ad ossigenoterapia. Non immaginavo che stavi respirando gli ultimi granelli di sabbia della clessidra della vita. Ricordo la tua richiesta, esternatami con il solito piglio impellente, di farti avere una copia delle chiavi della “casa vicino la Madonnina” ove avevi abitato negli anni scorsi, la tua inseparabile motoape e la radiotrasmittente personale con la quale diramavi “a tutte le pattuglie” gli ordini di servizio. Non sono riuscito ad assecondarti, la morte me lo ha impedito.
Tuttavia, nella tua nuova dimora potrai egualmente espletare le tue funzioni di tutore dell’ordine, senza bisogno di particolari apparecchiature, perché nel mondo dei giusti, ove adesso sicuramente ti trovi, non alberga il disordine, l’ingiustizia, la sofferenza di questa terra. Serberò per sempre il tuo ricordo di persona a me vicina, al punto che, secondo le leggende propalate in questa città, saresti stato addirittura un mio fratello. Ed invero, anche se non sei stato un mio fratello consanguineo, d’altronde non lo saresti mai potuto essere, essendo nato appena qualche mese prima di me. Sei stato, tuttavia, il mio prossimo, il fratello in spirito.
Tu hai appagato il mio bisogno di trascendenza che è proprio di tutti gli uomini che vogliono superare lo stato attuale delle cose e dare un senso alla loro esistenza. Tu mi hai offerto il dono di incontrare il Cristo che consente di trascendere la scandalosa ferita dell’ingiustizia, la sofferenza degli ultimi, la disperazione dell’assenza di affetti e il dolore della solitudine di cui è pieno il mondo. Senza l’incontro di uomini come Te, il nostro fare, il nostro agire, il nostro affanno terreno sarebbero inutili. “Requiem aeternam donas ei Domine et lux perpetua luet a ei. Requiescat in pacem. Amen”. Addio Jano, addio“.