IL CASO DEL RAGAZZO DI AUGUSTA OVVERO COME SI STRUMENTALIZZA L’OMOFOBIA PER INTERESSI DI PARTE
Il caso del ragazzo adolescente di Augusta, pestato a sangue durante una lite da cui ha perso l’uso di un occhio, ha scosso fortemente l’opinione pubblica, ponendo grossi interrogativi soprattutto a noi come genitori. Ma ciò che ha reso il fattaccio horribilis di Augusta un caso nazionale, è stato l’essere rubricato DA SUBITO come un atto feroce di violenza omofoba. Non da parte dei giudici o della forze dell’ordine, che fortunatamente continuano a basarsi su fatti concreti, le illazioni circa la presunta omosessualità del ragazzo vittima di pestaggio sono partite, date per certe e divulgate, con una modalità a mio parere raccapricciante, nientemeno da certa stampa locale nonché da personaggi portatori di interessi di parte. Praticamente una famiglia, da un lato ha visto rientrare a casa il proprio figlio tumefatto, gonfio e con un occhio in meno, salvo pure apprendere, non dal proprio ragazzo ma dalla stampa, che il figlio è omosessuale, aspetto che si e’ rivelato poi assolutamente falso. Chiaramente la famiglia ha immediatamente smentito, sia nell’aula del tribunale sia a mezzo stampa. Che poi se il ragazzo fosse stato gay – mi chiedo – l’informazione in più cosa avrebbe cambiato nell’economia del pestaggio? La violenza va condannata sempre e comunque. Un giovane ha perso l’uso di un occhio a seguito di gravi lesioni personali, colpito nel corpo e nell’anima: questo ci fa indignare e siamo con lui senza bisogno di informazioni ulteriori, a maggior ragione attinenti alla sfera privata e comunque rivelatasi assolutamente FALSE. Quel ragazzo reca una ferita fortissima a seguito di un trauma che con tutto il cuore gli auguro di superare, come auspico un mea culpa plateale da parte di chi, a mio avviso, ha aggiunto violenza, operando incautamente e sollevando un polverone inutile e dannoso, violando privacy e strumentalizzando il dolore e la violenza, senza il dovuto rispetto ne’ per l’uno ne’ per l’altra. Sono temi trasversali, che devono unire invece di dividere. Contro la violenza sempre e per sempre, uniti e senza pregiudizi o giudizi affrettati o di parte, si può e si deve.
Carmen Perricone